di Roberta Calò. Sono trascorse per Michele Misseri le prime ore di libertà dopo sette mesi di reclusione; l'uomo infatti era indagato per l'omicidio della nipote Sarah Scazzi, ma ora risulta accusato solo di occultamento di cadavere. (leggi anche: Michele Misseri non andrà a firmare in caserma cc - "Denunceremo Michele per autocalunnia")
Verso le 17 di ieri un'auto dei carabinieri si è recata in via Deledda per raccogliere la firma del contadino avetranese come ordinato dal Giudice per le indagini preliminari Martino Rosati. La visita delle forze dell'ordine aveva come finalità anche quella di notificare a Valenitina e Michele Misseri il provvedimento disposto per notificare gli accertamenti tecnici sull'auto di Cosima Misseri previsti per il prossimo 3 Giugno.
La necessità di procedere con questi controlli è nata in seguito alla testimonianza di un fioraio di Avetrana; l'uomo aveva dichiarato di aver visto Cosima che obbligava Sarah a salire sulla sua auto. L'ipotesi è che una volta salita bordo, la ragazza possa essere stata strangolata da Sabrina con una corda.
Verso le 20 si sono recate a casa Misseri due nipoti di Michele, Daniela e Patrizia Greco, figlie di una sorella del contadino e residenti a Manduria. Quando hanno citofonato nessuno ha aperto e le donne hanno dichiarato di volersi recare in caserma per poter ottenere un incontro con lo zio. Assalite da giornalisti, cameramen e fotografi la reazione delle due donne è stata alquanto impetuosa e la corrispondente di Porta a Porta, Rosanna Santoro, avrebbe riportato una contusione alla mano destra mentre l'operatore del Tg2 è stato colpito ad una spalla.
INTERVISTA A MISSERI - Appena uscito di prigione, come ormai ci hanno abituati tutti i membri della famiglia Misseri, Michele non si è sottratto alle telecamere; come già visto nei mesi scorsi, l'organo mediatico viene sfruttato per dare credito alla propria versione.
Lo stesso avvocato Gentile, rappresentante della famiglia Scazzi, ha dichiarato: "Sono molto addolorato nel sentire queste parole per aver gettato una nipotina in un pozzo, di un uomo che anzichè rinchiudersi a riflettere su quello che ha fatto rilascia interviste come se se fosse appena tornato da una crociera. E' una continua pantomima irritante, mi auguro che gli Scazzi siano a letto".
Michele Misseri perora nella sua causa sostenendo che "Io non volevo uscire. Quello che volevo dire a Cosima e Sabrina è che mi dispiace per quello che vi ho fatto. Non c'è nessun altro. Mi dispiace per quello che ho fatto, specialmente per Sabrina, a cui non so come chiedere perdono".
Michele Misseri rievoca la versione, ormai nota a tutti, per cui lui avrebbe ucciso la nipote in seguito ad un raptus improvviso a causa del trattore che non si metteva in moto.
"L’ho presa di spalle, lei non ha urlato, niente. Tutti i miei nervi li ho scaricati tutti su Sarah, tutti" spiega Misseri alle telecamere di Matrix "Mi sento malissimo. Perché gli innocenti stanno in carcere e io, che sono il colpevole, sono libero? Io volevo rimanere in carcere. Ho avuto un calore alla testa quando ho alzato Sarah. Quando l'ho appoggiata a terra, mi ha sferrato un calcio. Sul parafango del trattore c'era un pezzo di corda, l'ho preso, gliel’ho girato intorno al collo. Non so nemmeno io come ho fatto".
L'uomo ha mimato personalmente ogni singola mossa dell'omicidio prima e dell'occultamento poi.
"Quando sono andato quasi vicino al pozzo ho chiamato mio fratello per dire che se chiama Cosima dille che sto con te per i cavalli. Non lo volevo far vedere a nessuno (il corpo), la vergogna, la paura. Le avevo tolto solo i pantaloni, poi mi è venuto in mente quel pozzo, era solo da togliere una pietra. L'ho presa, 40 chili sono, non pesa niente. Tante volte con una mano la alzzavo quando stava con noi. Prima di calarla giù le ho fatto il segno della croce, l'ho guidata con la mia mano perchè sapevo che non era battezzata. Quando Cosmia mi ha chiamato ero sotto l'albero di fico e ho fatto il forte per non piangere. Io giuro sulle ossa di mia madre se no mi venga un fulmine che non mi muovo di qua".
Ha fornito una spiegazione a tutti i fatti con una freddezza inquietante, addossandosi in piena coscienza ogni singola colpa.
Ha ripetuto la questione del cellulare che prima aveva gettato nel fuoco, poi recuperato e fatto ritrovare, la questione del modo in cui ha calato il corpo di Sarah nel pozzo, la questione dei vestiti bruciati sotto l'albero di fico. Tutto perfettamente aderente alla sua prima versione; sembrava quasi che l'uomo stesse leggendo un copione.
Eppure Michele ora non è più il contadino spaurito e magrolino di sette mesi fa, quando per la prima volta fece la sua comparsa davanti alle telecamere. Ora non rifugge la notorietà, cerca le telecamere per convincere tutti con la sua versione. Parla più facilmente, si sforza di esprimersi in modo più chiaro possibile, appare rilassato e più in carne in viso. Non si può stentare a credergli almeno quando alla domanda su come si è trovato in carcere ha risposto: "Tutto benissimo, tutti simpaticissimi".
E poi chiarisce il motivo per cui aveva chiamato in correità la figlia Sabrina; Michele sostiene che alcune persone lo avevano convinto a incolpare la figlia e così entrambi sarebbero usciti presto di prigione. "Non posso fare nomi", continua a ripetere, eppure per spiegare che lui aveva chiesto da tempo di essere riascoltato dagli inquirenti, Misseri dichiara: "Io l'avevo detto tante volte a quell'altro ma niente". Il riferimento è all'avvocato Daniele Galoppa, il suo ex rappresentante legale.
Per avvallare sempre di più il suo racconto, Michele prende dalla borsa non ancora disfatta delle robe che gli avevano consegnato all'uscita dal carcere, il suo memoriale, quello su cui, a dir suo, ci sarebbe tutta la verità su come si sono realmente svolti i fatti.
La stessa corrispondente per La Stampa Vera Corbi, ha spiegato: "E' arrivato come un assetato alla fonte. Voleva farci vedere i fogli del suo memoriale ."
Le sue lacrime sono ormai solo per Cosima e Sabrina, della figlia soprattutto dice: "Questa era la stanza di Sabrina, stava tanto ordinata. Le ho rovinato la vita. Lei fa finta di volermi bene ma io lo so che lei mi odia".
Il contadino di Avetrana, però, non convince nè gli inquirenti nè l'opinione pubblica. Lo stesso psicoterapeuta Morelli, ospite di Matrix, ha detto: "Mentiva prima e continua a mentire ancora adesso. Il gelo con cui descrive l'omicidio è terrificante".
L'uomo infatti risulta essere troppo controllato, paradossalmente troppo convincente per risultare un assassino reo confesso.
"Michele Misseri -conclude lo scrittore Donato Carrisi- ci ha abituato alle sue esternazioni, è lui che ci ha guidato. Qui è in gioco la vita di tante persone, troppe. Sarà difficile trovare la verità, una verità che non ci soddisferà fino in fondo, sarà una verità che non corrisponderà alla giustizia".
Verso le 17 di ieri un'auto dei carabinieri si è recata in via Deledda per raccogliere la firma del contadino avetranese come ordinato dal Giudice per le indagini preliminari Martino Rosati. La visita delle forze dell'ordine aveva come finalità anche quella di notificare a Valenitina e Michele Misseri il provvedimento disposto per notificare gli accertamenti tecnici sull'auto di Cosima Misseri previsti per il prossimo 3 Giugno.
La necessità di procedere con questi controlli è nata in seguito alla testimonianza di un fioraio di Avetrana; l'uomo aveva dichiarato di aver visto Cosima che obbligava Sarah a salire sulla sua auto. L'ipotesi è che una volta salita bordo, la ragazza possa essere stata strangolata da Sabrina con una corda.
Verso le 20 si sono recate a casa Misseri due nipoti di Michele, Daniela e Patrizia Greco, figlie di una sorella del contadino e residenti a Manduria. Quando hanno citofonato nessuno ha aperto e le donne hanno dichiarato di volersi recare in caserma per poter ottenere un incontro con lo zio. Assalite da giornalisti, cameramen e fotografi la reazione delle due donne è stata alquanto impetuosa e la corrispondente di Porta a Porta, Rosanna Santoro, avrebbe riportato una contusione alla mano destra mentre l'operatore del Tg2 è stato colpito ad una spalla.
INTERVISTA A MISSERI - Appena uscito di prigione, come ormai ci hanno abituati tutti i membri della famiglia Misseri, Michele non si è sottratto alle telecamere; come già visto nei mesi scorsi, l'organo mediatico viene sfruttato per dare credito alla propria versione.
Lo stesso avvocato Gentile, rappresentante della famiglia Scazzi, ha dichiarato: "Sono molto addolorato nel sentire queste parole per aver gettato una nipotina in un pozzo, di un uomo che anzichè rinchiudersi a riflettere su quello che ha fatto rilascia interviste come se se fosse appena tornato da una crociera. E' una continua pantomima irritante, mi auguro che gli Scazzi siano a letto".
Michele Misseri perora nella sua causa sostenendo che "Io non volevo uscire. Quello che volevo dire a Cosima e Sabrina è che mi dispiace per quello che vi ho fatto. Non c'è nessun altro. Mi dispiace per quello che ho fatto, specialmente per Sabrina, a cui non so come chiedere perdono".
Michele Misseri rievoca la versione, ormai nota a tutti, per cui lui avrebbe ucciso la nipote in seguito ad un raptus improvviso a causa del trattore che non si metteva in moto.
"L’ho presa di spalle, lei non ha urlato, niente. Tutti i miei nervi li ho scaricati tutti su Sarah, tutti" spiega Misseri alle telecamere di Matrix "Mi sento malissimo. Perché gli innocenti stanno in carcere e io, che sono il colpevole, sono libero? Io volevo rimanere in carcere. Ho avuto un calore alla testa quando ho alzato Sarah. Quando l'ho appoggiata a terra, mi ha sferrato un calcio. Sul parafango del trattore c'era un pezzo di corda, l'ho preso, gliel’ho girato intorno al collo. Non so nemmeno io come ho fatto".
L'uomo ha mimato personalmente ogni singola mossa dell'omicidio prima e dell'occultamento poi.
"Quando sono andato quasi vicino al pozzo ho chiamato mio fratello per dire che se chiama Cosima dille che sto con te per i cavalli. Non lo volevo far vedere a nessuno (il corpo), la vergogna, la paura. Le avevo tolto solo i pantaloni, poi mi è venuto in mente quel pozzo, era solo da togliere una pietra. L'ho presa, 40 chili sono, non pesa niente. Tante volte con una mano la alzzavo quando stava con noi. Prima di calarla giù le ho fatto il segno della croce, l'ho guidata con la mia mano perchè sapevo che non era battezzata. Quando Cosmia mi ha chiamato ero sotto l'albero di fico e ho fatto il forte per non piangere. Io giuro sulle ossa di mia madre se no mi venga un fulmine che non mi muovo di qua".
Ha fornito una spiegazione a tutti i fatti con una freddezza inquietante, addossandosi in piena coscienza ogni singola colpa.
Ha ripetuto la questione del cellulare che prima aveva gettato nel fuoco, poi recuperato e fatto ritrovare, la questione del modo in cui ha calato il corpo di Sarah nel pozzo, la questione dei vestiti bruciati sotto l'albero di fico. Tutto perfettamente aderente alla sua prima versione; sembrava quasi che l'uomo stesse leggendo un copione.
Eppure Michele ora non è più il contadino spaurito e magrolino di sette mesi fa, quando per la prima volta fece la sua comparsa davanti alle telecamere. Ora non rifugge la notorietà, cerca le telecamere per convincere tutti con la sua versione. Parla più facilmente, si sforza di esprimersi in modo più chiaro possibile, appare rilassato e più in carne in viso. Non si può stentare a credergli almeno quando alla domanda su come si è trovato in carcere ha risposto: "Tutto benissimo, tutti simpaticissimi".
E poi chiarisce il motivo per cui aveva chiamato in correità la figlia Sabrina; Michele sostiene che alcune persone lo avevano convinto a incolpare la figlia e così entrambi sarebbero usciti presto di prigione. "Non posso fare nomi", continua a ripetere, eppure per spiegare che lui aveva chiesto da tempo di essere riascoltato dagli inquirenti, Misseri dichiara: "Io l'avevo detto tante volte a quell'altro ma niente". Il riferimento è all'avvocato Daniele Galoppa, il suo ex rappresentante legale.
Per avvallare sempre di più il suo racconto, Michele prende dalla borsa non ancora disfatta delle robe che gli avevano consegnato all'uscita dal carcere, il suo memoriale, quello su cui, a dir suo, ci sarebbe tutta la verità su come si sono realmente svolti i fatti.
La stessa corrispondente per La Stampa Vera Corbi, ha spiegato: "E' arrivato come un assetato alla fonte. Voleva farci vedere i fogli del suo memoriale ."
Le sue lacrime sono ormai solo per Cosima e Sabrina, della figlia soprattutto dice: "Questa era la stanza di Sabrina, stava tanto ordinata. Le ho rovinato la vita. Lei fa finta di volermi bene ma io lo so che lei mi odia".
Il contadino di Avetrana, però, non convince nè gli inquirenti nè l'opinione pubblica. Lo stesso psicoterapeuta Morelli, ospite di Matrix, ha detto: "Mentiva prima e continua a mentire ancora adesso. Il gelo con cui descrive l'omicidio è terrificante".
L'uomo infatti risulta essere troppo controllato, paradossalmente troppo convincente per risultare un assassino reo confesso.
"Michele Misseri -conclude lo scrittore Donato Carrisi- ci ha abituato alle sue esternazioni, è lui che ci ha guidato. Qui è in gioco la vita di tante persone, troppe. Sarà difficile trovare la verità, una verità che non ci soddisferà fino in fondo, sarà una verità che non corrisponderà alla giustizia".