Schifani a Lecce, sono un devoto di Padre Pio; poi sul precariato, è priorità affrontarlo

LECCE. "Vi devo confessare una cosa: sono un devoto di Padre Pio ed ho un suo santino da cui non mi separo mai da tanti anni". Questo riferimento alla sua religiosità, il presidente del Senato Renato Schifani, lo fa ai ragazzi della comunità Emmanuel, di recupero di tossicodipendenti, fondata alla periferia di Lecce da padre Mario Marafioti. Il presidente del Senato è in visita ufficiale nella città pugliese e prima dei discorsi nella sede della Provincia è andato a trovare i ragazzi di questa comunità di recupero, un'abitudine che ha quando va in visita ufficiale nelle varie regioni italiane.
Nel suo discorso leccese, Renato Schifani ha puntato il dito contro la piaga del precariato. "Il Parlamento deve affrontare il problema e lo deve fare con assoluta priorita'. Il precariato e' un problema grave, sociale e politico che necessita di soluzioni. In Italia i precari sono un esercito, quasi 4 milioni, secondo il rapporto Ggia di Mestre, e il 50% e' concentrato nelle regioni del Sud, con un aumento negli ultimi due anni del 4%", ha sottolineato il presidente del Senato.
"Precari della Pubblica amministrazione, precari nelle scuole, interinali, lsu, co.co.pro. Tutte categorie di lavoratori che a fine mese possono contare su retribuzioni molto basse e certamente inadeguate. In percentuale sono nella maggior parte giovani. E' compito di chi amministra l'Italia dare certezze ai nostri giovani - ha detto ancora Schifani. Se da un lato dobbiamo condannare ogni forma di protesta che non sia pacifica e corretta, e' anche giunto il momento di affrontare in modo organico e definitivo la questione del precariato diffuso che crea una intollerabile difficolta' di vita".
Secondo Schifani, "il precariato non assicura un futuro stabile a chi vuole potere formare una famiglia, perche' non garantisce la serenita' di scelte economiche a lungo termine".
Ma Schifani ha sollecitato anche durante il suo discorso un deciso cambio di prospettiva per il Sud: "E' giunto il tempo di porre fine a differenze, conflittualita', disuguaglianze. E il sud possiede tutte le potenzialita' per fare e fare bene. E' giunto il momento di cambiare, lo dobbiamo a chi vive in queste terre meridionali. E' giunto il momento di volere fare; non servono poteri straordinari, occorrono coraggio e volonta' propositiva".
"Occorre allora un patto tra chi governa e chi vive in queste terre, un accordo che sia scevro da condizionamenti, da logiche clientelari e di raccomandazione che non possono e non devono appartenere ne' a chi ha il delicato e complesso ruolo di governare, ne' a chi vive nelle terre del sud e vuole potere vedere assicurata un'esistenza serena ed esente da preoccupazioni economiche per se' e per i propri figli - ha concluso il presidente del Senato.

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