Barletta, ancora un caso di povertà, alla famiglia Bufo viene pignorata la casa
di Nicola Ricchitelli
BARLETTA. C’è chi gioca con le poltrone del Palazzo di città, c’è chi conta le aree del Partito Democratico cittadino, c’è chi dà le dimissioni da questo, quello, e quest’altro ruolo politico, c’è chi sbatte la porta, c’è chi grida al complotto, c’è chi ha la coda di paglia, c’è chi dice: Ora basta», c’è chi vuole lo stadio nuovo, c’è chi vuole il Barletta in serie B, c’è chi compra i voti, e c’è sempre qualcuno che li vende, c’è chi dice:«ma lo prove dove sono?», c’è sempre e comunque una piazza dove tutti vi scendiamo per protestare aldilà di una Barletta che nessuno vede perché poco chic e poco glamour, aldilà di una Barletta che evidentemente non fa più notizia.
Dopo la famiglia Papagno è la volta della famiglia Bufo gridare alla città la propria disperazione, ancora qualche giorno infatti e la famiglia Bufo – domiciliata in Via Casale - sarà costretta a lasciare l’abitazione di proprietà causa il non aver saldato il mutuo di appena ventimila euro che la famiglia Bufo aveva a proprio carico, quindi è scattato subito il pignoramento dell’immobile da parte della banca, acquisito a prezzo irrisorio da terzi.
Il signor Bufo – con moglie, una figlia sedicenne ancora in età scolastica e la sorella vedova a carico – nulla ha potuto per sventare il pericolo del pignoramento visti i quasi cinque anni di disoccupazione, neanche gli appelli di aiuto lanciati ai politici: «Oggi mi ritrovo oltre al problema di non saper come mangiare, anche il problema del cuscino dove dormire e quindi della casa» queste le parole del signor Bufo ai microfoni del sempre impeccabile Francesco Zagaria, ai quali alle telecamere di Amica 9 ha spiegato: «è veramente un momento difficile, grazie al signore ho ancora la forza di lottare. In situazioni come queste si rischia di prendere delle brutte decisioni, se io continuo in questo modo dove scegliere tra il carcere e il manicomio. Io vorrei una risposta dal sindaco, che differenza c’è tra il manicomio e il carcere? Sono tra questi due rischi. Forse sarebbe meglio il carcere, io non voglio questo, io vedo disinteresse da parte della politica. Io ho già avuto un incontro con il sindaco il 23 giugno. In tale occasione ha promesso che si sarebbe occupato della mia situazione, mi diede anche il suo numero di telefono ma non ho mai ricevuto una risposta alle mie chiamate. Sedendo su quella poltrona ha il dover di sistemare questi problemi. Loro si stanno ammazzando in consiglio comunale per accaparrasi la poltrona migliore, mentre io per soli ventimila euro devo uscire fuori di casa tra dieci giorni, chiedo al sindaco cosa devo fare?». Alla fianco della famiglia Bufo nei giorni scorsi era sceso in campo Michele Rizzi – coordinatore regionale di Alternativa Comunista già candidato sindaco alle scorse amministrative – il quale in un comunicato ha dichiarato:«mentre Maffei annuncia alla sua rottamata maggioranza dimissioni che ritirerà tra qualche giorno, a Barletta si consuma l'ennesimo dramma famigliare legato ad un diritto che dovrebbe essere inalienabile - la casa- ma che in realtà non lo è. Il capofamiglia perde il lavoro e si indebita per tentare di mantenere comunque la famiglia e gli studi della figlia, Banca Intesa per 20.000 euro di debiti pignora la casa e la svende all'asta al "fortunato" di turno alla cifra ridicola di 70.000 euro».
Un fenomeno quello dei pignoramenti in netto aumento, infatti nel 2010 l'aumento dei pignoramenti è stato pari al 38% dovuto a lavoratori che hanno perso il lavoro e a cui le banche (le stesse salvate ed aiutate dai governi di centrosinistra che di centrodestra).