Barletta, il mistero di “Michele Guevara” e i falsi profili Facebook nella “guerra” delle poltrone

di Nicola Ricchitelli. Tutti parlano anche se in realtà tutto tace. Alla fine, chi più e chi meno, un po’ tutti stanno dicendo la propria, fatto salvo poi dire sempre e comunque la stessa cosa, e cioè che la colpa è del Pd, nonché di quei sei là, senza però farci sapere quale piega prenderà la questione, anche se alla fin fine tutti sappiamo quale sarà l’epilogo. Facebook, si sa, in queste occasioni più che mai diventa terreno di incontro e di scontro tra fazioni e sostenitori di questo o quell’altro politico, nonché di neutrali appassionati della politica.
Per qualcuno geniali per altri solo egocentrici in cerca di attenzione, non vi manca chi li definisce frustrati del web che non sanno più che inventarsi per ammazzare il tempo, fatto sta che nella contesa per quella benedetta (per altri maledetta) poltrona della presidenza del consiglio comunale, un posto speciale nell’arena di Facebook se lo stanno conquistando improbabili profili scesi in campo e mandati chissà da chi, nonché per cosa, e tra genialità ed irriverenza – alcune volte un po’ troppo fuori dalle righe e a volte anche della buona educazione – stanno attirando l’attenzione del popolo facebookiano barlettano tutto. Si va dal “Cavaliere Solitario”alla “Pulce nell’orecchio”, nonché allo “Stinco di Santo” e di anime ribelli dai connotati rivoluzionari che, prendendo in prestito altezzosi nonché leggendari nomi di guevariana memoria tentano di porsi all’attenzione dell’opinione pubblica barlettana taluni con interventi al limite della buona educazione, della decenza e dell’indecenza, altri riscrivendo la nota faccenda della nomina del presidente del consiglio qui a Barletta facendola assumere connotati quasi storici.
È il caso di quel tal Michele Guevara, il quale ha riscritto i primi giorni del “Maffei Bis” facendola diventare la storia di “Nicola II”, una storia dove Nicola Maffei diviene “Nicola II”, le aree del Pd diventano in realtà una guerra tra fazioni – da una parte “Filippo il Calvo” dall’altra “Ruggiero il Nero” – la poltrona per la presidenza del consiglio poi diviene “Il posto di Ciambellano”, e quindi vi faranno la loro comparsa anche il consigliere Alessandro, la “Regina Rosa”, Michelino l'alchimista, nonché il bronzeo Vincenzo, Il rude Fanellum, Il Consigliere Agrippa, Vinellum Cannensi e Russone da Fieramosca e chi più ne ha piu ne mette.
La reazione del popolo di Facebook? Non sono pochi coloro che non l’hanno presa bene: è il caso del consigliere regionale Ruggiero Mennea il quale dal suo profilo Facebook di recente ha dichiarato: «Non sopporto tutti quegli stupidi e quelle stupide che si nascondono dietro falsi profili per insultare, denigrare, diffamare e calunniare la gente per bene che, invece, si manifesta su fb apertamente. A volte avere il coraggio delle proprie idee e del proprio pensiero e' un atto che non tutti si possono permettere....la libertà non appartiene ai vigliacchi e agli infingardi». Altri, invece, apprezzano la genialità di colui o colei che si nasconde dietro il nome di Michele Guevara: è il caso di una ragazza barlettana la quale scrive: «Il popolo di Facebook sta cercando di capire dalla sua nascita (le ultime settimane di campagna elettorale), quale volto, nome e cognome si possa celare dietro Michele Guevara e, ultimamente, non riuscendo a venirne a capo, sta facendo la guerra ai fake con discutibili provocazioni in risposta alle sue pungenti note. Ad un certo punto mi domando se effettivamente a creare tutto questo scompiglio è la sua satira o la frustrazione della scimmia curiosa. Trovo questo profilo l'invenzione più intelligente di tutta la campagna elettorale, anche (e non me ne voglia, ma è chiaro che stiamo parlando di due soggetti completamente diversi), dello stesso irriverentissimo Nicola Mafè. Le sue note sono eleganti, scritte con un certo stile e mai volgari. Sì, si nasconde dietro uno pseudonimo, ma in fondo davvero è sempre così importante sapere chi scrive?». In attesa di raccontarvi la storia di Nicola II ci perdiamo nel mistero di Michele Guevara.