di Nicola Ricchitelli. «E la Vergine, trasportata da robusti marinai con camice, passa trionfante tra le case, dove si prega e si piange», cosi scriveva l’Arciprete della cattedrale nel giugno del 1932 Salvatore Santeramo.
Il tradizionale camicie bianco, il ciondolino azzurro stretto alla vita, spalle larghe e tanta e tanta devozione, una tradizione quella dei portatori della Madonna dello Sterpeto - con delle forti connotazioni marinare - cui difficile è segnare il suo punto d’inizio, ma che di sicuro si perde nella notte dei tempi. Il culto della Madonna dello Sterpeto da sempre è stato particolarmente sentito nel borgo marinaro di S.Maria dove un tempo vi abitavano le famiglie di marinai.
Una devozione quella marinara testimoniata nella sala ex voto del santuario della Madonna dello Sterpeto: numerosi, infatti, furono i miracoli sul mare che la Madonna intese concedere. Inoltre dagli ex voto è possibile delineare il cambiamento della società marinara nell’arco degli anni, un tempo vi erano imbarcazioni che si dividevano tra la paranza e o il bastimento, avevamo il marinaio marittimo e quello da porto, vi erano da scongiurare tempeste, trombe marine, affondamenti.
«Finita la tempesta, rassettati gli alberi e ammainate le vele, per ringraziamento recitavamo il rosario giù nella stiva oppure in coperta»: questo il racconto di un nonno barlettano ai nipoti impegnati in lunghi viaggi di mare, sei mesi a cielo aperto che da Londra a Bombay culminavano nella sacrestia del santuario: «Il quadro votivo portato nella sacrestia, lunga come una corsia di ospedale, dove il nostro occhio di fanciulli riconosceva nei rozzi quadretti appesi alla parete, scene di ammalati e di naufraghi trepidare sotto il bisturi o il ciclone, ma alla fine irradiati dalla divina luce della taumaturgica Madre». Numerosi infatti sono gli ex voto che narrano di salvataggi marittimi o più in generale di salvataggi sul lavoro, ragazzini miracolati, di bambini caduti nei pozzi o precipitati dagli alberi, di persone finite sotto i carretti o traini, e quindi sotto una motoretta o furgoncino, macchina o autocarro. Storia e tradizione narrano i passaggi che videro la sacra icona essere portata dapprima dai canonici di S.Maria Maggiore; quindi su lussuose carrozze fino alle spalle dei marinari: di fatti in alcune cronache cittadine datate 1796 parlando della processione di ritorno della sacra icona al santuario narrano: "la miracolosa Vergine dello Sterpeto portata sulle spalle dai canonici, e poi dai sacerdoti extra-numerari, gli uni e gli altri di S.Maria». Un'altra testimonianza sul trasporto della sacra icona è datata 28 aprile 1808: «Stante la pioggia si è condotta in carrozza accompagnata da quattro sacerdoti e da altri tre di seguito in altra carrozza. Nella porta d S.Leonardo si è scarrozzata e processionalmente portata nella chiesa di S. Maria Maggiore», fino ad arrivare al 1886 ove si narra: «Nel 1886 ancora una volta la Madonna venne chiamata a salvare la città da un epidemia di colera. In quella circostanza la Sacra Immagine fu portata in processione su un elegante ed aristocratica carrozza, tirata a mano dai fedeli», fino alla più recente testimonianza del Santeramo cui frase abbiamo aperto l’articolo: «Ai primi colpi di salve (la chiamata) la popolazione si accresce enormemente e tutte le strade diventano rigagnoli di vite umane che si riversano verso la strada processionale. E la Vergine, trasportata da robusti marini con camice, passa trionfante tra le case, dove si prega e si piange».
Chi sono i portatori di oggi? Uomini che in gioventù conobbero il moto ondoso del mare, figli di quella tradizione marinara ereditata dai loro padri, oggi padri più che mai impegnati nel salvaguardarla e conservarla. Qualcuno poi fu inghiottito dal progresso industriale che fu, sparsi e cosparsi qua e là tra maglifici e calzaturifici. Qualcuno ancora oggi su quei pescherecci vi è rimasto.
Chi saranno i portatori di domani? Sicuramente i loro figli, nella speranza di una tradizione che non tramonti mai.
Il tradizionale camicie bianco, il ciondolino azzurro stretto alla vita, spalle larghe e tanta e tanta devozione, una tradizione quella dei portatori della Madonna dello Sterpeto - con delle forti connotazioni marinare - cui difficile è segnare il suo punto d’inizio, ma che di sicuro si perde nella notte dei tempi. Il culto della Madonna dello Sterpeto da sempre è stato particolarmente sentito nel borgo marinaro di S.Maria dove un tempo vi abitavano le famiglie di marinai.
Una devozione quella marinara testimoniata nella sala ex voto del santuario della Madonna dello Sterpeto: numerosi, infatti, furono i miracoli sul mare che la Madonna intese concedere. Inoltre dagli ex voto è possibile delineare il cambiamento della società marinara nell’arco degli anni, un tempo vi erano imbarcazioni che si dividevano tra la paranza e o il bastimento, avevamo il marinaio marittimo e quello da porto, vi erano da scongiurare tempeste, trombe marine, affondamenti.
«Finita la tempesta, rassettati gli alberi e ammainate le vele, per ringraziamento recitavamo il rosario giù nella stiva oppure in coperta»: questo il racconto di un nonno barlettano ai nipoti impegnati in lunghi viaggi di mare, sei mesi a cielo aperto che da Londra a Bombay culminavano nella sacrestia del santuario: «Il quadro votivo portato nella sacrestia, lunga come una corsia di ospedale, dove il nostro occhio di fanciulli riconosceva nei rozzi quadretti appesi alla parete, scene di ammalati e di naufraghi trepidare sotto il bisturi o il ciclone, ma alla fine irradiati dalla divina luce della taumaturgica Madre». Numerosi infatti sono gli ex voto che narrano di salvataggi marittimi o più in generale di salvataggi sul lavoro, ragazzini miracolati, di bambini caduti nei pozzi o precipitati dagli alberi, di persone finite sotto i carretti o traini, e quindi sotto una motoretta o furgoncino, macchina o autocarro. Storia e tradizione narrano i passaggi che videro la sacra icona essere portata dapprima dai canonici di S.Maria Maggiore; quindi su lussuose carrozze fino alle spalle dei marinari: di fatti in alcune cronache cittadine datate 1796 parlando della processione di ritorno della sacra icona al santuario narrano: "la miracolosa Vergine dello Sterpeto portata sulle spalle dai canonici, e poi dai sacerdoti extra-numerari, gli uni e gli altri di S.Maria». Un'altra testimonianza sul trasporto della sacra icona è datata 28 aprile 1808: «Stante la pioggia si è condotta in carrozza accompagnata da quattro sacerdoti e da altri tre di seguito in altra carrozza. Nella porta d S.Leonardo si è scarrozzata e processionalmente portata nella chiesa di S. Maria Maggiore», fino ad arrivare al 1886 ove si narra: «Nel 1886 ancora una volta la Madonna venne chiamata a salvare la città da un epidemia di colera. In quella circostanza la Sacra Immagine fu portata in processione su un elegante ed aristocratica carrozza, tirata a mano dai fedeli», fino alla più recente testimonianza del Santeramo cui frase abbiamo aperto l’articolo: «Ai primi colpi di salve (la chiamata) la popolazione si accresce enormemente e tutte le strade diventano rigagnoli di vite umane che si riversano verso la strada processionale. E la Vergine, trasportata da robusti marini con camice, passa trionfante tra le case, dove si prega e si piange».
Chi sono i portatori di oggi? Uomini che in gioventù conobbero il moto ondoso del mare, figli di quella tradizione marinara ereditata dai loro padri, oggi padri più che mai impegnati nel salvaguardarla e conservarla. Qualcuno poi fu inghiottito dal progresso industriale che fu, sparsi e cosparsi qua e là tra maglifici e calzaturifici. Qualcuno ancora oggi su quei pescherecci vi è rimasto.
Chi saranno i portatori di domani? Sicuramente i loro figli, nella speranza di una tradizione che non tramonti mai.