Regione: approvata la riforma dello Statuto per la riduzione di Consiglieri e Assessori


BARI. Da 70 a 60 consiglieri e da 14 a 12 assessori, per un taglio che comporterà un risparmio netto di 21 milioni di euro. Il Consiglio Regionale della Puglia, ha approvato con 59 voti favorevoli e 1 solo astenuto, la riforma dello Statuto, mirata alla riduzione dei costi della politica. L’ approvazione definitiva e il varo della riforma, potranno essere attuati solo in seconda lettura e non prima di 60 giorni e a partire dalla prossima consiliatura.
Nell’ampio, articolato e partecipato dibattito svoltosi attorno al tema della revisione dello Statuto, è intervenuto anche Francesco Schiavone. Il capogruppo dell’IDV ha sostenuto che ridurre il numero dei consiglieri non è risolutivo della problematica legata alla riduzione dei costi della politica, la sposta temporalmente ed ha anticipato la forte mobilitazione che l’IDV regionale darà alla campagna per la raccolta delle firme per il referendum sulla soppressione delle province e per l’accorpamento dei comuni al di sotto dei 2000 abitanti.

Per Michele Ventricelli (SEL), non deve passare l’idea che la riforma statutaria, già votata all’unanimità nella commissione di merito, sia stata dettata dall’opinione pubblica, ma dalla considerazione che 60 è numero sufficiente ad assicurare al Consiglio regionale la funzionalità all’assemblea legislativa.
Arcangelo Sannicandro, altro esponente di SEL, ha sostenuto che va fatta una distinzione netta tra costi della politica e quelli della democrazia, capitolo nel quale si inserisce la riduzione del numero dei consiglieri. Alla giunta Vendola ha dato atto di aver inaugurato uno stile improntato alla sobrietà politica con risultati tangibili che hanno avuto riflessi anche sulle indennità dei Consiglieri regionali.
Anche per Ignazio Zullo (Pdl), il taglio di dieci consiglieri regionali non è risolutivo (“guardiamo alle ASL”, ha detto). “Politicamente corretto da parte della classe dirigente che siede in Consiglio dare un segnale all’opinione pubblica”, ha sostenuto il consigliere Leonardo Di Gioia (Pdl) che ha suggerito correttivi di natura tecnica.
Davide Bellomo (I Pugliesi), ha denunciato i rischi di una deriva ed ha criticato il metodo con cui la proposta di riduzione dei consiglieri regionali è giunta a maturazione, diversamente dall’opinione di Domi Lanzillotta per il quale le modifiche hanno ragion d’essere nelle sollecitazioni che muovono dall’opinione pubblica.
Ridefinizione delle modalità di calcolo dell’assegno vitalizio, rimodulazione dell’indennità di fine mandato e riforma della legge elettorale sono i prossimi impegni citati da Angelo Disabato (Puglia per Vendola). Giovanni Alfarano ha spostato dalla politica all’apparato burocratico i maggiori costi che l’opinione pubblica chiede di ridurre perché, come ha sostenuto Anna Nuzziello (La Puglia per Vendola) la “gente è stanca, l’opinione pubblica merita risposte ed i cittadini non vanno esasperati privandoli di risultati”.
Critico Franco Pastore (Misto-Psi) che ha bollato le misure come demagogiche e poco credibile la discussione sui costi della politica. Francesco Damone, capogruppo de “La Puglia prima di tutto” i costi della politica sono rappresentati dai fenomeni corruttivi.
“Un lavoro ordinario, conclusosi con un atto doveroso nei confronti dei pugliesi”, è stata la considerazione di Nino Marmo (Pdl). “Sta concludendosi l’epoca del bipolarismo incompiuto, la politica guardi e segua la stella del bipolarismo compiuto” ha poi detto Marmo che in conclusione ha richiamato l’assemblea a fare ‘politica alta’ sin dalla verifica politica con la modifica della legge elettorale, sulle indennità e sui vitalizi.
Per Aurelio Gianfreda (Idv), il bipolarismo muscolare ha esaurito la sua forza propulsiva, mentre Antonio Buccoliero (Mep), ha rivendicato al suo gruppo l’intuizione di aver sottoscritto un anno fa la proposta di revisione statutaria.
A Lucio Tarquinio è toccato chiudere la carrellata degli interventi. Dalle spalle della stampa ha sottratto il peso della spinta populista individuato da molti nella revisione statutaria. “Abbiamo constatato che lo Statuto doveva essere corretto, ha detto tra l’altro, rappresentava in modo eccessivo il territorio pugliese. All’errore abbiamo rimediato oggi, ma la proposta è vecchia di sei anni. Il numero individuato è equo ed omogeneo, anche se altre modifiche vanno apportate. A noi classe dirigente, ha concluso il decano dei consiglieri regionali, il dovere di farle con il dovuto coraggio, senza subire la pressione né della stampa, né della opinione pubblica, ma nella piena consapevolezza che sono necessari al funzionamento della politica ed agli interessi dei cittadini”.

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