Sarah: penalisti, Alfano mandi ispettori in Procura Taranto

ROMA. L'imputazione di 4 avvocati nelle indagini per l'omicidio di Sarah Scazzi e' "sconcertante e inquietante". L'Unione delle camere penali scende in campo contro i pubblici ministeri del caso di Avetrana e chiede al ministro della Giustizia l'invio di ispettori alla procura di Taranto. Per l'Ucpi e' ''assurdo che nel medesimo procedimento si trattino questioni riguardanti il delitto e questioni relative all'indagine sul delitto stesso''. (leggi anche: Appello Procura su sequestro, udienza aggiornata)
"Gia' questo modus operandi - secondo l'Ucpi - condiziona negativamente il procedimento, che dovrebbe riguardare solo il fatto-reato, tanto piu' se questo e' di difficile ricostruzione, lasciando all'eventualita' dell'apertura di un separato fascicolo qualsiasi altra vicenda collegata". Ma "ancora piu' grave - sottolineano i penalisti - e' che alcune contestazioni mosse a due avvocati letteralmente s'intromettono indebitamente nelle scelte e nelle strategie difensive, le quali dovrebbero, al contrario, costituire un recinto invalicabile e coperto dal segreto professionale".
L'Unione delle camere penali parla di "grave violazione del diritto di difesa" operata da quegli stessi pm che "portano avanti l'indagine sul delitto e sono, quindi, assertori di una tesi d'accusa che naturalmente contrasta con quella di difesa.
In particolare risulta sconcertante - si legge nel documento dell'Ucpi - quanto capita all'avvocato De Cristofaro, il quale per aver sostenuto l'assunzione di responsabilita' del proprio assistito, da quest'ultimo reiteratamente dichiarata, si ritrova indagato per 'infedele patrocinio' dai pubblici ministeri che si prefiggono l'obiettivo di provare la responsabilita' di altra e diversa persona". Secondo i penalisti, "si e' verificato un 'corto circuito' all'interno del quale i pm che sostengono l'accusa hanno elevato un'imputazione, per un reato riguardante in astratto le condotte del difensore che si pongono in contrasto con l'interesse del proprio assistito, che gia' a una prima lettura appare addirittura paradossale, poiche' si fonda su fatti che dimostrano in maniera lampante il contrario, e cioe' che il difensore ha viceversa dato seguito alle richieste del proprio assistito. In realta' i pm procedenti hanno valutato come contrastante con l'interesse dell'imputato, puramente e semplicemente, una versione dei fatti da questi offerta che confligge con l'ipotesi di accusa e lo hanno fatto sulla scorta della loro ricostruzione dei fatti". Insomma, "oltre a ergersi arbitri della formulazione dell'accusa, i pm - sostengono i penalisti - pretendono di determinare anche l'interesse dell'imputato a sostenere l'una o l'altra tesi, e nel far questo criminalizzano l'attivita' del difensore, il che appare una intollerabile violazione del diritto di difesa oltre che l'espressione di una cultura apertamente inquisitoria. Con il risultato, inquietante e certamente non ignorato, che attraverso la contestazione elevata si vorrebbe determinare, allo stato, un obbligo deontologico di astensione da parte del difensore che, in consonanza con il proprio assistito, ha sostenuto una tesi avversa rispetto a quella caldeggiata dalla Procura". Non solo: "Nel corso dell'indagine le attivita' difensive sono state costante oggetto di controllo da parte della autorita' giudiziaria, e anche di decisioni assai stravaganti quale quella di autorizzare l'espletamento di un atto di parte, come l'assunzione di informazioni, 'alla presenza dei pm procedenti' oppure di imporre il potere di segretazione nei confronti di persone sottoposte alle indagini". L'Unione delle camere penali, conclude il documento, "non e' solita invocare l'avvio di verifiche su processi in corso, e anzi critica sovente chi, per demagogia o calcolo politico, sistematicamente lo fa. Tuttavia il caso di Taranto, e per quanto fin qui accertato in particolare quello dell'avvocato De Cristofaro, e' cosi' lampante da determinare la Giunta dell'Ucpi alla piu' tempestiva verifica degli avvenimenti e a sollecitare l'intervento degli organi competenti a che ogni violazione del diritto di difesa sia tempestivamente esaminata e sanzionata nelle opportune sedi".

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