di Roberta Calò. "Non può essere ridotto ad una semplice gelosia, ma deve essere ricondotto ad un sentimento ostile progressivo di Sabrina nei confronti di Sarah che via via è andato sempre crescendo fino ad esplodere in modo incontrollato". (leggi anche: Clamoroso: 15 gli indagati)
Questo il giudizio dei pm che hanno rigettato l'ennesima richiesta di scarcerazione della loro assistita Sabrina Misseri, accusata per l'omicidio della cugina minorenne Sarah Scazzi.
Per i giudici il maturare di questa decisione è risultato "assolutamente indipendente dalle dichiarazioni di Michele Misseri, le cui accuse contro la figlia trovano in esso pieno riscontro".
Questo è quanto hanno decretato il procuratore aggiunto Pietro Argentino e il sostituto procuratore Mariano Buccoliero.
Il movente della gelosia, aggravato da una forte ostilità cresciuta negli anni, "era maturato perchè Sabrina riteneva Sarah responsabile della rottura del suo rapporto con Ivano. Sarah che aveva tradito la fiducia di Sabrina interessandosi ad Ivano Russo senza nulla dire a Sabrina ed anzi esortandola a lasciarlo perdere. Sarah che aveva messo in piazza l'umiliazione subita da Sabrina ad opera di Ivano. Sarah che aveva scatenato l'invidia di Sabrina che comprendeva come la cuginetta era diventata una autentica rivale".
"Quello che appare utile sottolineare - spiegano i pm - è che le divergenze del Misseri e le sue contraddizioni sono pienamente giustificate dal suo obiettivo principale: evitare di fare emergere elementi contro la moglie Cosima. È questa la guida che deve sorreggere l'interprete nel valutare le dichiarazioni del Misseri".
"A nulla valgono le contraddizioni rilevate dalla difesa della Misseri. Esse sono in realtà - si legge ancora nella memoria di 52 pagine che la Procura ha consegnato al Tribunale di Taranto- tutte chiaramente finalizzate ad escludere ogni responsabilità della moglie nel delitto e ad attenuare le gravi responsabilità della figlia. Ma il nucleo essenziale rimane chiaro e costante: ad uccidere è stata Sabrina. Non a caso l'elemento che (Michele Misseri, ndr) non ha mai modificato è stato quello del luogo del delitto. Ha sempre indicato il garage escludendo l'abitazione principale dove ovviamente si trovava la moglie, quest'ultima difficilmente collocabile nel garage a quell'ora perchè dormiva; al contrario della figlia che doveva recarsi al mare e quindi era sveglia. Le incomprensibili lettere dirette alle figlie, come ben spiegato dal Tribunale - concludono sull'argomento i pm - sono il frutto delle chiare pressioni ricevute dai famigliari".
Questo il giudizio dei pm che hanno rigettato l'ennesima richiesta di scarcerazione della loro assistita Sabrina Misseri, accusata per l'omicidio della cugina minorenne Sarah Scazzi.
Per i giudici il maturare di questa decisione è risultato "assolutamente indipendente dalle dichiarazioni di Michele Misseri, le cui accuse contro la figlia trovano in esso pieno riscontro".
Questo è quanto hanno decretato il procuratore aggiunto Pietro Argentino e il sostituto procuratore Mariano Buccoliero.
Il movente della gelosia, aggravato da una forte ostilità cresciuta negli anni, "era maturato perchè Sabrina riteneva Sarah responsabile della rottura del suo rapporto con Ivano. Sarah che aveva tradito la fiducia di Sabrina interessandosi ad Ivano Russo senza nulla dire a Sabrina ed anzi esortandola a lasciarlo perdere. Sarah che aveva messo in piazza l'umiliazione subita da Sabrina ad opera di Ivano. Sarah che aveva scatenato l'invidia di Sabrina che comprendeva come la cuginetta era diventata una autentica rivale".
"Quello che appare utile sottolineare - spiegano i pm - è che le divergenze del Misseri e le sue contraddizioni sono pienamente giustificate dal suo obiettivo principale: evitare di fare emergere elementi contro la moglie Cosima. È questa la guida che deve sorreggere l'interprete nel valutare le dichiarazioni del Misseri".
"A nulla valgono le contraddizioni rilevate dalla difesa della Misseri. Esse sono in realtà - si legge ancora nella memoria di 52 pagine che la Procura ha consegnato al Tribunale di Taranto- tutte chiaramente finalizzate ad escludere ogni responsabilità della moglie nel delitto e ad attenuare le gravi responsabilità della figlia. Ma il nucleo essenziale rimane chiaro e costante: ad uccidere è stata Sabrina. Non a caso l'elemento che (Michele Misseri, ndr) non ha mai modificato è stato quello del luogo del delitto. Ha sempre indicato il garage escludendo l'abitazione principale dove ovviamente si trovava la moglie, quest'ultima difficilmente collocabile nel garage a quell'ora perchè dormiva; al contrario della figlia che doveva recarsi al mare e quindi era sveglia. Le incomprensibili lettere dirette alle figlie, come ben spiegato dal Tribunale - concludono sull'argomento i pm - sono il frutto delle chiare pressioni ricevute dai famigliari".
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