BRINDISI. La confisca di beni, per un valore di cinque milioni di euro, e' stata eseguita nei confronti del clan Bruno di Torre Santa Susanna dai carabinieri del Reparto Operativo del Comando Provinciale di Brindisi. Il provvedimento segue il sequestro preventivo degli stessi beni effettuato il 15 giugno del 2009.
Si tratta di nove appezzamenti di terreno per 100 ettari complessivi con annessa masseria del XVI secolo completamente ristrutturata; di due aziende, compresi beni immobili, mobili e strumentali relativi a due societa' cooperative; di due ditte individuali; di tre conti correnti bancari con depositi per 135 mila euro; di sei trattori; di sei rimorchi; di due auto; di un autocarro.
Il provvedimento, giunto al termine del procedimento preventivo coordinato dal procuratore distrettuale antimafia del Tribunale di Lecce Cataldo Motta e dal sostituto procuratore Adele Ferraro del Tribunale di Brindisi, e' stato emesso dal giudice della sezione penale del tribunale di Brindisi Gabriele Perna che ha irrogato anche ad Andrea Bruno, capo storico della Sacra Corona Unita di Torre Santa Susanna, la sorveglianza speciale di pubblica sicurezza con obbligo di soggiorno nel comune di residenza per cinque anni.
Alla confisca dei beni si e' giunti grazie a una indagine patrimoniale finalizzata stabilire se la consistenza dei beni nella disponibilita' della famiglia Bruno fosse proporzionata ai redditi dichiarati ai fini delle imposte oppure era derivante da proventi di attivita' illecite. Dagli accertamenti eseguiti nei vari uffici competenti e presso gli istituti di credito sono emerse nette discrepanze tra redditi dichiarati e beni posseduti tali da far ritenere che questi ultimi fossero provento di attivita' illecite.
L'organizzazione riconducibile al clan Bruno e' stata smantellata nell'operazione 'Canali' dei carabinieri del Reparto Operativo di Brindisi, risalente al 31 marzo 2008 a seguite di indagini avviate nel 2005 dal Nucleo Investigativo, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce e culminata con l'esecuzione di 29 ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di altrettante persone ritenute responsabili d vari reati.
Inoltre, nel processo di primo grado, svoltosi con rito ordinario, Andrea Bruno e' stato riconosciuto colpevole di associazione mafiosa e di altri reati e condannato alla pena di 26 anni di reclusione. Anche gli altri componenti dell'organizzazione, alcuni dei quali processati con rito abbreviato, sono stati condannati a pesanti pene detentive.
Si tratta di nove appezzamenti di terreno per 100 ettari complessivi con annessa masseria del XVI secolo completamente ristrutturata; di due aziende, compresi beni immobili, mobili e strumentali relativi a due societa' cooperative; di due ditte individuali; di tre conti correnti bancari con depositi per 135 mila euro; di sei trattori; di sei rimorchi; di due auto; di un autocarro.
Il provvedimento, giunto al termine del procedimento preventivo coordinato dal procuratore distrettuale antimafia del Tribunale di Lecce Cataldo Motta e dal sostituto procuratore Adele Ferraro del Tribunale di Brindisi, e' stato emesso dal giudice della sezione penale del tribunale di Brindisi Gabriele Perna che ha irrogato anche ad Andrea Bruno, capo storico della Sacra Corona Unita di Torre Santa Susanna, la sorveglianza speciale di pubblica sicurezza con obbligo di soggiorno nel comune di residenza per cinque anni.
Alla confisca dei beni si e' giunti grazie a una indagine patrimoniale finalizzata stabilire se la consistenza dei beni nella disponibilita' della famiglia Bruno fosse proporzionata ai redditi dichiarati ai fini delle imposte oppure era derivante da proventi di attivita' illecite. Dagli accertamenti eseguiti nei vari uffici competenti e presso gli istituti di credito sono emerse nette discrepanze tra redditi dichiarati e beni posseduti tali da far ritenere che questi ultimi fossero provento di attivita' illecite.
L'organizzazione riconducibile al clan Bruno e' stata smantellata nell'operazione 'Canali' dei carabinieri del Reparto Operativo di Brindisi, risalente al 31 marzo 2008 a seguite di indagini avviate nel 2005 dal Nucleo Investigativo, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce e culminata con l'esecuzione di 29 ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di altrettante persone ritenute responsabili d vari reati.
Inoltre, nel processo di primo grado, svoltosi con rito ordinario, Andrea Bruno e' stato riconosciuto colpevole di associazione mafiosa e di altri reati e condannato alla pena di 26 anni di reclusione. Anche gli altri componenti dell'organizzazione, alcuni dei quali processati con rito abbreviato, sono stati condannati a pesanti pene detentive.