Gianpi ammette: ebbi spontaneamente soldi dal premier


NAPOLI. E' terminato dopo ben 4 ore, nel carcere napoletano di Poggioreale, l'interrogatorio di garanzia dell'imprenditore pugliese Gianpaolo Tarantini arrestato giovedì scorso con l'accusa di estorsione ai danni del premier Berlusconi. All'interrogatorio, davanti al gip Amelia Primavera, hanno partecipato anche i pm Francesco Curcio, Vincenzo Piscitelli e Henry John Woodcock. I legali di Tarantini, gli avvocati Diddi e Filippelli, hanno reso noto che il loro assistito risponderà alle domande dei magistrati. Nell' interrogatorio di ieri Marinella Brambilla, la segretaria del Premier, ha ammesso di aver consegnato somme di denaro ad un collaboratore di Valter Lavitola.
Così Gianpi ammette di aver ricevuto danaro dal premier ma puntualizza, così come sostenuto da Berlusconi, che si trattò di un atto di "liberalità". E' quanto sostiene nel suo memoriale difensivo l'imprenditore Gianpaolo Tarantini: una tesi che appare scontato sarà ribadita durante l'interrogatorio di garanzia in corso da circa due ore. Tarantini sottolinea quindi di avere ricevuto dal premier, tramite Lavitola, un appannaggio mensile di 20mila euro fino allo scorso luglio; il danaro era ritirato dalla moglie, Angela Devenuto, presso gli uffici dello stesso Lavitola in via del Corso. Nel memoriale, di 14 pagine, Tarantini afferma anche di aver chiesto a Berlusconi un prestito di 500mila euro per avviare un'attivita' imprenditoriale; il premier avrebbe acconsentito a tale richiesta, ma l'imprenditore si dice convinto che la somma sarebbe stata trattenuta da Lavitola. Tarantini nega di avere estorto danaro al premier e ribadisce di aver chiesto aiuto a Berlusconi per le difficolta' economiche in cui si trovava.

LAUDATI: RACCONTI NON VERI, MINISTERI MANDI ISPETTORI - ''I fatti riferiti al telefono dall'imprenditore'' barese Gianpaolo Tarantini a Valter Lavitola, ''quando vengo tirato in ballo, non sono veri. Facilmente smentibili sotto il profilo puramente procedurale''.
Lo afferma in una lunga nota il procuratore di Bari, Antonio Laudati, in riferimento alle intercettazioni telefoniche tra l'imprenditore barese (arrestato l'altro ieri con la moglie dalla magistratura napoletana per una estorsione al premier) e il giornalista Valter Lavitola che e' ricercato per lo stesso reato.
Nella lettera inviata agli organi di informazione per fare alcune precisazioni (''per un ripristino della verita' e per tutelare l'onorabilita' dell'Ufficio da me guidato'', scrive) Antonio Laudati, spiega che ''pur essendo assolutamente tranquillo per tutto quel che riguarda ogni singolo mio comportamento, ritengo che un procuratore, se indagato, non possa continuare a svolgere il suo ruolo con la serenita' e il dovuto prestigio che deve caratterizzare la sua funzione".
"Per questo - continua il capo degli uffici giudiziari baresi - mi dichiaro a completa disposizione delle Procure di Napoli e di Lecce ed auspico che in tempi brevi possano essere compiuti tutti gli accertamenti necessari. Ho altresi' chiesto al signor ministro della Giustizia di disporre un'ispezione immediata sull'indagine in questione e sul mio operato".
"Se alla fine degli accertamenti penali e amministrativi una sola ombra dovesse emergere sul mio operato - sottolinea - mi impegno a richiedere immediatamente al Csm di essere destinato ad un altro incarico. Infine, vorrei assicurare i cittadini, soprattutto quelli del Distretto di Bari, che ho sempre svolto le mie funzioni nel piu' scrupoloso rispetto della legge e senza mai nessun tipo condizionamento e mi onoro - conclude Laudati - di essere il Procuratore di un territorio che vorrei continuare a servire 'senza timori e senza speranze'''.

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