di Francesco Buja. Il ritorno in campo di Massimo Oddo fa sperare nel puntellamento della contemplativa difesa del Lecce. La squadra prova a porte chiuse gli schemi di gioco per la partita di domenica contro il Cagliari, a conferma che mister Di Francesco sta ridisegnando i suoi piani dopo le brutte figure contro Siena e Atalanta. L’umore nello spogliatoio giallorosso, ha riferito oggi, in conferenza al “Via del mare”, Oddo, reduce dalle noie di una cicatrice, è ancora buono.
Presto dunque per i drammi, la squadra, secondo l’ex terzino del Milan, è stata sfortunata. “Siam partiti male con l’Udinese – analizza il difensore- giocando però una buona partita dimostrando in campo che le idee di gioco c’erano: comunque abbiamo perso contro una squadra forte. Poi abbiamo fatto una bellissima vittoria a Bologna, poi sono arrivate queste due sconfitte, pesanti perchè contro due dirette concorrenti. Però ho visto anche un buon Lecce in campo: abbiamo commesso degli errori in occasione dei goal soprattutto all’inizio della partita e questi ci sono costati cari, però credo che questa squadra abbia tutte le carte in regola per fare bene”.
Non può che essere fiducioso il difensore del Lecce, secondo il quale per rilanciare i giallorossi basta “oliare gli ingranaggi che consentono di essere un po’ più attenti in fase difensiva. Per fase difensiva non intendo solo la difesa ma tutta alla squadra. Quando difendi lo fai con tutti gli undici e la fase preventiva di difesa inizia lì davanti. Non parlo dei quattro difensori”.
Oddo però dice il vangelo del calcio quando, alla domanda sul cambiamento di modulo di gioco da parte di Di Francesco, smitizza quelle formule magiche con cui si pretende di semplificare il calcio, numeri che straripano dalle bocche soprattutto di illuminati cronisti. Come se si giocasse al calciobalilla, sul cui campo , ricordate, oltre al portiere, gravitano due difensori, cinque mediani e tre attaccanti, fissi per l’eternità di reparti plasticamente in linea. “Credo che più che di moduli si debba parlare di interpreti – ha fatto notare Oddo -, quelli che vanno in campo, perché alla fine puoi dire di adottare un 4-4-1-1 ma se poi sugli esterni ha giocatori come Cuadrado, molto offensivo, potrebbe diventare un 4-2-3-1 oppure un 4-2-1-3, quindi dagli interpreti, e da come il mister vuole che questi interpretino la partita. Il modulo lascia il tempo che trova. Sicuramente le caratteristiche dei calciatori fanno sì che si possano adottare delle misure cautelative in più in fase difensiva o addirittura maggiore fase offensiva.
Capito? “Se sugli esterni metti dei difensori che ti fanno i centrocampisti magari diventa un modulo offensivo”.
Anche sui calci piazzati, fa notare il difensore del Lecce, contano concentrazione e capacità di marcare l’avversario più delle coperture a uomo o della disposizione a zona: “Ricordo che, quando giocavo nella Primavera del Milan, facevamo esercitazioni con dei cross laterali, si effettuava il cross e c’era un difensore e quattro o cinque attaccanti in mezzo all’area: la palla la prendeva sempre il difensore. Che era Maldini o Baresi… Ma conta sempre la capacità del singolo”.
E agli interpreti sta di compito di salvare la faccia del Lecce e a Di Francesco quello di scegliere gli attori giusti. E salvare la panca.
Presto dunque per i drammi, la squadra, secondo l’ex terzino del Milan, è stata sfortunata. “Siam partiti male con l’Udinese – analizza il difensore- giocando però una buona partita dimostrando in campo che le idee di gioco c’erano: comunque abbiamo perso contro una squadra forte. Poi abbiamo fatto una bellissima vittoria a Bologna, poi sono arrivate queste due sconfitte, pesanti perchè contro due dirette concorrenti. Però ho visto anche un buon Lecce in campo: abbiamo commesso degli errori in occasione dei goal soprattutto all’inizio della partita e questi ci sono costati cari, però credo che questa squadra abbia tutte le carte in regola per fare bene”.
Non può che essere fiducioso il difensore del Lecce, secondo il quale per rilanciare i giallorossi basta “oliare gli ingranaggi che consentono di essere un po’ più attenti in fase difensiva. Per fase difensiva non intendo solo la difesa ma tutta alla squadra. Quando difendi lo fai con tutti gli undici e la fase preventiva di difesa inizia lì davanti. Non parlo dei quattro difensori”.
Oddo però dice il vangelo del calcio quando, alla domanda sul cambiamento di modulo di gioco da parte di Di Francesco, smitizza quelle formule magiche con cui si pretende di semplificare il calcio, numeri che straripano dalle bocche soprattutto di illuminati cronisti. Come se si giocasse al calciobalilla, sul cui campo , ricordate, oltre al portiere, gravitano due difensori, cinque mediani e tre attaccanti, fissi per l’eternità di reparti plasticamente in linea. “Credo che più che di moduli si debba parlare di interpreti – ha fatto notare Oddo -, quelli che vanno in campo, perché alla fine puoi dire di adottare un 4-4-1-1 ma se poi sugli esterni ha giocatori come Cuadrado, molto offensivo, potrebbe diventare un 4-2-3-1 oppure un 4-2-1-3, quindi dagli interpreti, e da come il mister vuole che questi interpretino la partita. Il modulo lascia il tempo che trova. Sicuramente le caratteristiche dei calciatori fanno sì che si possano adottare delle misure cautelative in più in fase difensiva o addirittura maggiore fase offensiva.
Capito? “Se sugli esterni metti dei difensori che ti fanno i centrocampisti magari diventa un modulo offensivo”.
Anche sui calci piazzati, fa notare il difensore del Lecce, contano concentrazione e capacità di marcare l’avversario più delle coperture a uomo o della disposizione a zona: “Ricordo che, quando giocavo nella Primavera del Milan, facevamo esercitazioni con dei cross laterali, si effettuava il cross e c’era un difensore e quattro o cinque attaccanti in mezzo all’area: la palla la prendeva sempre il difensore. Che era Maldini o Baresi… Ma conta sempre la capacità del singolo”.
E agli interpreti sta di compito di salvare la faccia del Lecce e a Di Francesco quello di scegliere gli attori giusti. E salvare la panca.