di Desirèe Montesano. Silvio Berlusconi, l’uomo più intercettato d’Italia, il capo del governo le cui telefonate private vengono pubblicate su tutti i giornali, sarà rinviato a giudizio per aver fatto pubblicare un’intercettazione telefonica. Lo ha deciso il gip di Milano, Stefania Donadeo, che ha respinto la richiesta di archiviazione del pubblico ministero, Fabrizio Romanelli, ed ha disposto l’imputazione coatta del premier per la pubblicazione sul Giornale di una telefonata (agli atti di un procedimento) fra Giovanni Consorte e Piero Fassino, nella quale quest’ultimo diceva: “Abbiamo una banca”. Il gip di Milano ha ordinato al pubblico ministero di formulare la richiesta di rinvio a giudizio per il premier con l'accusa di concorso in rivelazione di segreto d'ufficio per la vicenda della fuga di notizie sull'intercettazione avvenuta ai tempi della scalata alla Bnl. Tutto questo come risposta alla richiesta di archiviazione del pm, il quale aveva fatto proprie le ragioni della difesa in merito all'iscrizione "tecnica" del premier sul registro degli indagati. Considerato, altresì, che il ruolo di Berlusconi nella vicenda è pressoché nullo, fa molto riflettere la circostanza che le nostre procure dimenticano totalmente l'obbligatorietà dell'azione penale quando escono a fiumi le carte delle inchieste che lo riguardano, ma si dimostrano inflessibili nell'esercitarla se escono documenti coperti dal segreto istruttorio che riguardano “altri” personaggi .
Tags
COMMENTO