di Francesco Greco. “Prima lo gridai / il mio dolore, / poi lo squarciai / con ragli d’ugola / ubriacona” (Antonella Montagna). “Se Dio può essere donna, / perché un padre non può essere madre? / Così non sarei stato lasciato solo / all’inizio della storia…” (Pasquale Vitagliano, Terlizzi). “Ai tempi delle botteghe l’amore/ contava i rintocchi del ciabattino / prima che la notte lo sorprendesse / con i chiodi ancora fra le gengive” (Abele Longo, Londra).
21 poeti italiani – nel contesto della XII edizione del Festival Internazionale “Il Montesardo” (Musica Antica, Arte e Letteratura), direzione artistica del Maestro Doriano Longo - con i versi che muovono – convergendo da diverse visuali d’osservazione - dalle riflessioni di don Tonino Bello, a partire da questa: “Chi sa che qualcuno, complice la poesia, non venga più facilmente indotto a cambiare genere di vita”. Appunto, chissà? Invitato a parlare a un convegno ad Assisi, nel 1987, sul tema “Catturati dall’effimero”, il vescovo di Molfetta decise di non offrire una relazione tecnica ma di ricorrere alla password della poesia per un messaggio ai giovani convenuti. La riflessione finisce poi, nel 1997, nel libro (edito da “La Meridiana”) “La carezza di Dio – Lettera a Giuseppe”. Sono gli anni cupi dell’edonismo reganiano, lo yuppismo rampante, le politiche neo-liberiste fatte pagare agli “ultimi” attraverso ristrutturazioni selvagge del Capitalismo che sarebbe tracollato nel primo decennio del XXI secolo tra subprime, finanza creativa, tagli al welfare.
Nella prefazione si sovrappone semanticamente don Bello a Pasolini. Se il poeta-regista friulano di nascita e romano d’adozione si scandalizzava per la “scomparsa delle lucciole” e il “genocidio della cultura contadina”, il vescovo “costruttore di pace” attaccava la società consumista causa dell’alienazione delle persone. “Oggi purtroppo da noi, non si carezza più – diceva – si consuma solo. Anzi si concupisce. Le mani incapaci di dono, sono divenute artigli”. Il suo pensiero, in quel lontano 1987, ha tratti profetici: “Il corpo, poi, degradato a merce di scambio, è divenuto spazio pubblicitario e manichino per prodotti di consumo! L’eros mercantile corrode alla radice i rapporti interumani, sgretola la comunione, frantuma l’intimità, irride la famiglia, commercializza la donna. E con i postulati di marketing degli spot televisivi, spersonalizza irrimediabilmente la sessualità, riducendola a una variabile della cupidigia di potere. Si muore per anemia cronica di gioia. Si moltiplicano le feste, ma manca la festa. E le letizie diventano sbornie, gli incontri, frastuoni; e i rapporti umani orge da lupanari”.
Oltre ai 3 poeti succitati in “La versione di Giuseppe”, edizioni Accademia di Terra d’Otranto-Collana Neobar 2011, pp. 130, € 13 (info: etdo@libero.it o 347/0581386), anche le liriche di Cristina Bove (Napoli), Doris Emilia Bragagnini (Udine), Simonetta Bumbi (Bumbi), Marilena Cataldini (Gallipoli), Anna Costalonga, Fernando Della Posta (Frosinone), Margherita Ealla, Annamaria Ferramosca, Fernanda Ferraresso (Padova), Giancarlo Locarno (Varese), Domenica Luise, Malos Mannaja (che firma anche la copertina, “La carezza di Dio”), Nina Maroccolo (Jerzu), Vincenzo Mastropirro (Ruvo di Puglia), Stefano Giorgio Ricci (Oristano), Antonio Sabino, Iole Toini e Carmine Vitale (Salerno). Nadia Esposito firma l’intrigante progetto grafico.