BARI. Il procuratore della Repubblica di Bari Antonio Laudati replica ai rilievi emersi nei confronti delle indagini della Procura barese dalle intercettazioni telefoniche di Tarntini e Lavitola. In una lettera inviata ai giornali dichiarandosi "convinto che la correttezza dei miei comportamenti sarebbe stata dimostrata dai fatti, attraverso i quali un uomo di Legge dovrebbe 'parlare'" si vede costretto ad intervenire "alla luce delle notizie riportate oggi dagli organi di informazione che mi vedono coinvolto in un circuito mediatico-giudiziario che mettono a serio rischio la credibilita' del mio ruolo e quindi dell'Ufficio da me guidato, la Procura di Bari. Il mio obiettivo - scrive Laudati - e' solo di fare chiarezza, non certo di lamentarmi: succede a me quello che, ormai da anni, succede a centinaia di cittadini nel momento della pubblicazione di atti processuali. Sicuramente le affermazioni contenute nelle intercettazioni telefoniche intercorse tra Giampaolo Tarantini e Valter Lavitola sono inquietanti. La domanda, pero', e': sono veri i fatti raccontati? Cio' al di la' della credibilita' degli interlocutori, soprattutto, se riferiscono affermazioni de relato". In particolare, il procuratore della Repubblica di Bari precisa che "con gli avvocati di Tarantini (che ho incontrato un paio di volte nei due anni di permanenza a Bari e sempre su loro esplicita richiesta) non ho mai parlato delle questioni riportate. Ho letto che anche gli avvocati lo confermano, ne prendo atto; ma a prescindere dai contenuti dei colloqui tra Tarantini ed i suoi avvocati, i fatti riferiti al telefono dall'imprenditore barese a Lavitola, quando vengo tirato in ballo, non sono veri. Facilmente smentibili sotto il profilo puramente procedurale". "Leggo nelle intercettazioni pubblicate - rileva ancora Laudati - che io avrei "fallito l'archiviazione". Quando sono arrivato a Bari, il 9 settembre 2009, Tarantini era indagato dalla Procura per reati gravi, ma continuava ad essere una persona a piede libero che aveva presentato anche una richiesta di patteggiamento "omnibus".
Sono stato io a disporre il fermo che ne ha comportato la custodia cautelare per quasi un anno. Subito dopo - ricorda ancora il magistrato - ho costituito un pool di magistrati e investigatori ad hoc per accertare tutte le responsabilita' penali. In due anni sono stati aperti ben sette fascicoli a suo carico ed e' stato richiesto ed ottenuto il fallimento delle sue societa'. Tali comportamenti a me appaiono incompatibili con l'obiettivo di archiviare le indagini o di favorirlo".
"Leggo sempre nelle intercettazioni di "aver ritardato le indagini" - precisa ancora il procuratore - nei numerosi procedimenti aperti a carico di Tarantini sono state richieste ed ottenute decine di misure cautelari solo a seguito di precisi e puntuali riscontri che gli investigatori hanno compiuto sulle dichiarazioni dell'indagato. La tesi accusatoria ha trovato conferma nei vari gradi di giudizio (dal Riesame alla Cassazione), per un procedimento c'e' gia' stata una condanna, per altri e' stato richiesto il "giudizio immediato", altri ancora sono in via di definizione". "Quanto al filone concernente le escort che Tarantini portava a Palazzo Grazioli era stato disposto il riascolto di tutte le telefonate e l'espletamento di tutti i possibili riscontri. L'informativa finale e' stata depositata nel luglio scorso - si legge ancora nella nota di Laudati - i miei colleghi, richiamati dalle ferie, in piena estate hanno provveduto in tempi record alla definizione dell'inchiesta che e' intervenuta durante la sospensione dei termini processuali. Quanto alla richiesta di patteggiamento, poi, nessuna richiesta e' stata mai avanzata ne' poteva esserlo sia in considerazione del numero degli indagati e sia delle ipotesi dei reati contestati". "Un'ultima precisazione - scrive ancora Laudati - quella piu' inutile a mio modesto parere, in quanto si poggia su un'assurdita'. Leggo sempre nelle intercettazioni che io avrei avuto un ruolo attivo nella pubblicazione di quell'intervista con lo scopo di rallentare l'inchiesta sulle escort. Una totale falsita', intanto perche' sono totalmente estraneo all'attivita' giornalistica del suddetto quotidiano, ma soprattutto per il semplice fatto che quando l'intervista e' stata pubblicata (meta' luglio) l'indagine sulle escort era gia' stata conclusa e, comunque, in nessun modo ne avrebbe potuto ritardare il compimento perche' e' oggetto di altro autonomo fascicolo aperto successivamente". In conclusione, "pur essendo assolutamente tranquillo per tutto quel che riguarda ogni singolo mio comportamento, ritengo che un Procuratore se indagato non possa continuare a svolgere il suo ruolo con la serenita' e il dovuto prestigio che deve caratterizzare la sua funzione. Per questo mi dichiaro a completa disposizione delle Procure di Napoli e di Lecce ed auspico che in tempi brevi possano essere compiuti tutti gli accertamenti necessari". "Ho altresi' chiesto al signor Ministro della Giustizia di disporre un'ispezione immediata sull'indagine in questione e sul mio operato. Se alla fine degli accertamenti penali e amministrativi una sola ombra dovesse emergere sul mio operato mi impegno a richiedere immediatamente al Csm di essere destinato ad un altro incarico - conclude la nota - infine, vorrei assicurare i cittadini, soprattutto quelli del Distretto di Bari, che ho sempre svolto le mie funzioni nel piu' scrupoloso rispetto della legge e senza mai nessun tipo condizionamento e mi onoro di essere il Procuratore di un territorio che vorrei continuare a servire 'senza timori e senza speranze'".