ROMA. Il presidente Giorgio Napolitano accoglie con apparente freddezza la decisione del Consiglio dei ministri di ieri che ha dato il via libera ai disegni di legge costituzionali che prevedono l'abolizione delle Province e il principio della parita' di bilancio.
Quanto ai possibili cambiamenti della Carta costituzionale, Napolitano sottolinea: ''Oggi ci si sveglia la mattina e si propone di modificare un articolo della Costituzione, quello che non piace. Mi pare ci siano molte approssimazioni''. Poi il presidente della Repubblica chiarisce: ''Bisogna ricordare che la Costituzione fu il punto di arrivo di molte sollecitazioni di varia natura, in essa si rispecchiano sia i valori della Resistenza, sia dell'antifascismo, che fu una piu' lunga stagione in cui collaborarono forze di diverso orientamento''.
Accenno critico quello del capo dello Stato a come il governo pensa di affrontare le modifiche costituzionali senza coinvolgere le opposizioni? Dalla riunione del Consiglio dei ministri di ieri e' intanto scomparso l'impegno a proporre un disegno di legge costituzionale che preveda il dimezzamento dei parlamentari.
L'abolizione delle Province e la messa in Costituzione del principio della parita' di bilancio avranno comunque bisogno della doppia approvazione da parte di entrambi i rami del Parlamento (ed eventualmente di un referendum confermativo), come prevede l'articolo 138 della Costituzione che stabilisce le norme di garanzia sulle riforme costituzionali. Si annuncia anche la protesta dell'Upi, l'Unione delle Province italiane, che ha promosso iniziative di mobilitazione a iniziare dalla prossima settimana.
La manovra approdera' intanto in Aula alla Camera per la discussione generale lunedi' 12 settembre alle 15. Lo ha stabilito la Conferenza dei capigruppo di Montecitorio. Si prevede che il voto finale possa esserci tra mercoledi' e giovedi'. Ed e' molto probabile che il governo porra' la questione di fiducia anche alla Camera.
Il governo non ha pero' tregua. E' polemica per una rivelazione del numero del settimanale ''l'Espresso'' attualmente in edicola: lo scorso 24 agosto Silvio Berlusconi avrebbe dato a Valter Lavitola, che gli chiedeva se rientrare in Italia dopo la fuga di notizie sull'inchiesta riguardante la presunta estorsione ai danni del premier di Giampaolo Tarantini un consiglio preciso: ''Resta dove sei''. Lavitola e' tuttora latitante.
La notizia e' stata smentita da Niccolo' Ghedini, deputato Pdl e avvocato di Berlusconi, che l'ha definita ''assurda'': ''Il presidente Berlusconi si sarebbe limitato a ribadire al Lavitola la sua totale tranquillita' ed estraneita' ad ogni vicenda''. Le opposizioni insorgono e vedono nell'invito alla latitanza una nuova motivazione per chiedere le dimissioni del presidente del Consiglio. L'ex direttore dell' ''Avanti'', secondo ''l'Espresso'', lo scorso 24 agosto era a Sofia ''per concludere affari per conto di Finmeccanica''.
Il Pd chiede al premier ''un'immediata e personale smentita su ogni eventuale coinvolgimento nella latitanza di Lavitola, altrimenti chieda scusa e si faccia da parte''. Stessa posizione quella dell'Idv. Ignazio La Russa, ministro della Difesa, parla di ''frasi estrapolate che non meritano commento''. Italo Bocchino, vicepresidente di Fli, ricorda il ruolo svolto da Lavitola nella campagna contro Gianfranco Fini, presidente della Camera, a proposito di un appartamento a Montecarlo di proprieta' di Alleanza nazionale.
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