di Roberta Calò. "Ho avuto dubbi sul fatto che Misseri fosse l'assassino, li ho avuti fin da quando l'ho interrogato durante l'udienza di convalida del fermo. Noi avevamo dopo 40 giorni, nel caso dell'anno, un colpevole bello e pronto finanche col fiocco, un reo confesso. Se noi non avessimo avuto la convinzione che quello che ci diceva Michele Misseri non bastava, certamente non saremmo andati a complicarci la vita in questo modo".
Questo è quanto ha dichiarato Rosati, il gip del Tribunale di Taranto in merito al caso di Sarah Scazzi per cui sono al momento recluse Sabrina Misseri e Cosima Serrano con l'accusa di sequestro, omicidio, vilipendio e occultamento di cadavere.
La piccola ragazzina di Avetrana ormai entrata nel cuore di tutti gli italiani era scomparsa il 26 Agosto 2010 e a distanza di un anno sembra impossibile poter spegnere i riflettori sulla vicenda che non ha ancora avuto giustizia.
Il marito della detenuta Serrano, Michele Misseri, prosegue nei suoi tentativi di voler invaghire l'opinione pubblica e gli inquirenti con la sua figura di reo confesso. Ma il gip Rosati non demorde e chiarisce che l'iter investigativo ha seguito un fisiologico percorso segnato non dall'influenza mediatica rivestita dal caso ma da fatti oggettivi e concreti: "Quel signore era lo zio Michele, l'orco, si era dipinto già quel personaggio, nessuno pensava alla moglie o alla figlia. Quindi è brutto sentir dire che noi poi abbiamo virato solo perchè facebook o il chiacchiericcio di paese diceva che c'era Sabrina. Che c'erano di mezzo Sabrina e Cosima io l'avevo già scritto nell'ordinanza".
Il giudice per le indagini preliminari però chiarisce che non tutti hanno detto quello che sapevano; ci sono ancora molte persone informate sui fatti che però mantengono intatta la propria condizione di omertà: "Posso dire - ha concluso - che dalle intercettazioni si comprende che molti non hanno detto tutto quello che sanno e in tutte queste vicende si dimentica Sarah. Quando ho visto per la prima volta le immagini di quando è stato ripescato il corpo, non faceva ribrezzo, faceva rabbia. Faceva rabbia sentire una certa reticenza, una certa diffidenza verso gli inquirenti, emergeva dalle intercettazioni telefoniche".
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