di Nicola Zuccaro. "Siamo andati oltre le aspettative. Abbiamo superato la quota dei 20mila manifestanti". Esordiva così il segretario generale della CGIL Puglia Giovanni Forte visibilmente soddisfatto per la risposta non solo degli iscritti al sindacato ma anche per la presenza dei numerosi sindaci giunti a Bari, per l'appuntamento regionale. Mezzogiorno, Precariato, Giovani che pur emigrando al Nord non trovano un lavoro, arretramento in termini di competitività dell'Italia in Europa. Questi i principali temi toccati dal N.1 della CGIL Puglia. Fra le presenze illustri quella dell'ex Presidente della Camera Fausto Bertinotti.
Per lui un ritorno alle origini sindacali avendo in passato ricoperto l'incarico di Segretario Generale della Fiom. Una presenza accolta con reazioni contrapposte da parte dei convenuti in Piazza della Libertà.
Fischi accompagnati da qualche isolata contestazione si contrapponevano agli applausi. Segno che la sinistra ha confermato a Bari di essere divisa anche attorno alle figure ritenute come quella di Bertinotti fra la più carismatiche. Insieme a Bertinotti ha sfilato con le relative bandiere anche il Partito Democratico. Ragion per la quale uno sciopero che avrebbe dovuto rappresentare un'occasione per una esclusiva risposta del mondo del lavoro e del precariato si è trasformato, e non è la prima volta, in uno sciopero politico perchè strumentalizzato da chi è attualmente all'opposizione della maggioranza che sorregge il Governo del Paese.
EMILIANO: SCIOPERO ATTO DI RIBELLIONE DEMOCRATICA PARTE MIGLIORE PAESE - “Lo sciopero generale indetto dalla CGIL costituisce un atto di ribellione democratica della parte migliore del Paese nei confronti di un Governo che appare incapace, persino in momenti drammatici come questi, di rappresentare le sofferenze e la voglia di riscatto del popolo italiano di fronte a una crisi economica che sta devastando le parti più deboli della nostra società.
Il sindacato costituisce, dunque, quel luogo dove, senza compromissioni partitiche, gli italiani esprimono, esercitando il loro diritto costituzionale, il desiderio di cambiamento del Governo del Paese.
Il centrosinistra unito, rappresentato dai suoi leader Bersani, Di Pietro e Vendola, ha adesso la responsabilità di rispettare l’autonomia del sindacato senza strumentalizzazioni delegittimanti, ma anche il compito di rappresentare le stesse esigenze di cambiamento in ambito politico, pena la perdita di rappresentanza di un’energia popolare che già si raccoglie ovunque, in associazioni, movimenti, sul web 2.0 e in ogni altro luogo di esercizio della democrazia, tracciando il progetto del futuro dell’Italia.
Il centrosinistra, che pure fino ad oggi ha stentato a lavorare in modo unitario secondo la prospettiva indicata, sente adesso finalmente come prioritaria, non la questione della leadership personale, ma quella di interpretare il sentimento comune di ogni italiano che vuole tornare ad essere rispettato e ad essere rispettabile agli occhi di se stesso e dell’opinione pubblica internazionale”.