Svolta nel caso Tarantini: inchiesta passa a Roma


NAPOLI. "A seguito del provvedimento di incompetenza, non impugnabile, emesso dal gip di Napoli in merito alla vicenda dell'estorsione in danno dell'onorevole Silvio Berlusconi, questo Ufficio in conformita' a quanto deciso dal giudice, trasmettera' al piu' presto gli atti all'autorita' giudiziaria romana". Cosi' in una nota emessa alle 17,30 il procuratore della Repubblica Giovandomenico Lepore
Il Gip di Napoli, questa mattina, aveva dichiarato la propria incompetenza a decidere sulla scarcerazione dell'imprenditore pugliese Giampaolo Tarantini, arrestato nell'ambito dell'indagine sul presunto ricatto al premier Silvio Berlusconi.
"In ordine al reato di estorsione, la competenza e' dell'autorita' giudiziaria di Roma", scrive il Gip rispondendo alla richiesta avanzata dai legali di Tarantini Alessandro Diddi e Invan Filippelli. La decisione e' stata presa dopo gli ultimi interrogatori di Tarantini, l'ascolto di testi nei giorni scorsi, in particolare della segretaria del premier, Marinella Brambilla, e dopo l'acquisizione del memoriale dello stesso Berlusconi. Le loro versioni coincidono sul fatto che i soldi a Lavitola sono stati dati a Roma, attraverso l'uomo di fiducia dell'editore, e prelevati dalla cassaforte di palazzo Grazioli.
Da qui la decisione di trasferire per competenza gli atti al tribunale della Capitale. Un giorno prima dell'udienza davanti all'VIII sezione collegio del tribunale del riesame di Napoli, lo stesso gip, che ha firmato gli arresti dei coniugi Tarantini e il provvedimento cautelare per Lavitola, chiarisce che alla luce delle ultime testimonianze, Napoli non ha la competenza per indagare sul presunto ricatto al premier.

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