di Nicola Ricchitelli. Dalle prime esperienze al fianco di Pippo Baudo e Corrado, fino alla consacrazione con il “Trio” – assieme ad Anna Marchesini e Maxi Lopez – dopo gli anni di “Fantastico” le partecipazioni al festival di Sanremo, fino ad arrivare ai giorni d’oggi con “Che bella giornata” al fianco di Checco Zalone. In nove domande abbiamo cercato di rivivere con Tullio Solenghi i momenti cruciali della sua carriera televisiva e cinematografica.
D: Un saluto da Giornale di Puglia a Tullio Solenghi. Tullio, il tuo ultimo lavoro è stato al fianco di Checco Zalone nel film “Che Bella Giornata”. A quali altri progetti stai lavorando?
R:«Nella prossima stagione teatrale interpreterò un testo del Ruzante, la “Moscheta” per il teatro Stabile di Genova, poi nella seconda parte della stagione con Maurizio Micheli saremo in scena con “L’apparenza Inganna” un testo molto divertente di F.Veber, di cui faremo traduzione e adattamento, e io farò anche la regia. Con questo spettacolo saremo anche al teatro team di Bari il 25 e 26 febbraio 2012».
D: Tullio, ti aspettavi tutto questo successo per il film di Checco? Cosa ci racconti del nostro caro amato Checco?
R:Nessuno, Checco per primo, poteva immaginare che questo film avrebbe registrato il maggior incasso italiano di tutti i tempi, ovviamente averne fatto parte non può che riempirmi di soddisfazione e orgoglio. Soprattutto perché ho trovato molto stimolante lavorare con Checco e anche col regista Gennaro Nunziante, in un bel clima di professionalità e di complicità creativa».
D: Tra le tue esperienze degli esordi vi è “Gran Canal” con Corrado, oltre che “Luna Park” con Baudo. Cosa vuol dire lavorare con due mostri sacri della televisione come loro?
R:«A Baudo devo la mia scoperta, per cui mi lega a lui un rapporto di amicizia e di riconoscenza, oltre a ciò la sua grande professionalità mi ha insegnato molto. Con Corrado è stato un incontro successivo, ricordo la sua simpatia e la stima che aveva nei miei confronti, aveva visto bene perché di lì a poco mi capitò la grande avventura del Trio».
D: Tullio, celebre è stato il trio con Anna Marchesini e Maxi Lopez. Come nasce?
R:«Il Trio nacque dalla voglia di divertimento fra tre amici, che erano anche tre grandi professionisti, una scommessa vinta poi alla grande “sul campo” visto il successo decretato dal pubblico».
D: Tullio, dei tanti personaggi da te interpretati quale quello cui sei maggiormente legato? Quale quello ben riuscito, quale quello meno?
R:«Sono molto legato al mio Mughini, o al divertimento di Striscia con “Striscia la Berisha” insieme a Gnocchi, anche se il personaggio che più mi è rimasto nel cuore è senza dubbio Renzo dei Promessi Sposi, la sua entrata in scena con l’autoradio sotto il braccio si è poi rivelata un’icona indelebile della televisione».
D: Tullio, anno 1986, “Fantastico 7”: l’edizione giudicata da molti come la migliore proprio grazie alla presenza del “Trio”, ma che passa alla storia anche per le tensioni legate alla tua imitazione dell'Ayatollah Khomeini. Come hai vissuto quel momento?
R:«Ci sono stati momenti di tensione, in alcune puntate successive di Fantastico venimmo addirittura scortati dalla Polizia per evitare rischi, anche se tutto avvenne senza che nessuno di noi si rendesse conto della gravità (vista oggi assolutamente risibile) di quella mia imitazione».
D: Tullio, altro momento delicato è stato il “Festival di Sanremo” del 1989. Quando sei finito nel mirino della chiesa per l’imitazione di San Remo, cosa suscitò l’ira dei cattolici?
R:«Giudicarono blasfema quella sorta di predica che io, entrando con l’aureola e il remo in mano, rivolsi al festival. Per quanto riguarda il santo però avevo la coscienza a posto perché S.Remo nel calendario non esiste».
D: Tullio, tante le esperienze cinematografiche, tante quelle teatrali. Preferisci un sipario che si apre o il “ciack si gira!” di un regista?
R:«Sono e resto principalmente un uomo di teatro, per cui “la prima che hai detto”…».
D: Tullio, dal punto di vista professionale e privato cosa ti manca ancora?
R:«Qualche film in più non guasterebbe, ma dormo lo stesso sonni tranquilli».
D: Cosa c’è nel tuo futuro?
R:«Torno alla mia prima risposta, i miei due prossimi spettacoli teatrali sono un futuro più che accettabile di questi tempi…».
D: Un saluto da Giornale di Puglia a Tullio Solenghi. Tullio, il tuo ultimo lavoro è stato al fianco di Checco Zalone nel film “Che Bella Giornata”. A quali altri progetti stai lavorando?
R:«Nella prossima stagione teatrale interpreterò un testo del Ruzante, la “Moscheta” per il teatro Stabile di Genova, poi nella seconda parte della stagione con Maurizio Micheli saremo in scena con “L’apparenza Inganna” un testo molto divertente di F.Veber, di cui faremo traduzione e adattamento, e io farò anche la regia. Con questo spettacolo saremo anche al teatro team di Bari il 25 e 26 febbraio 2012».
D: Tullio, ti aspettavi tutto questo successo per il film di Checco? Cosa ci racconti del nostro caro amato Checco?
R:Nessuno, Checco per primo, poteva immaginare che questo film avrebbe registrato il maggior incasso italiano di tutti i tempi, ovviamente averne fatto parte non può che riempirmi di soddisfazione e orgoglio. Soprattutto perché ho trovato molto stimolante lavorare con Checco e anche col regista Gennaro Nunziante, in un bel clima di professionalità e di complicità creativa».
D: Tra le tue esperienze degli esordi vi è “Gran Canal” con Corrado, oltre che “Luna Park” con Baudo. Cosa vuol dire lavorare con due mostri sacri della televisione come loro?
R:«A Baudo devo la mia scoperta, per cui mi lega a lui un rapporto di amicizia e di riconoscenza, oltre a ciò la sua grande professionalità mi ha insegnato molto. Con Corrado è stato un incontro successivo, ricordo la sua simpatia e la stima che aveva nei miei confronti, aveva visto bene perché di lì a poco mi capitò la grande avventura del Trio».
D: Tullio, celebre è stato il trio con Anna Marchesini e Maxi Lopez. Come nasce?
R:«Il Trio nacque dalla voglia di divertimento fra tre amici, che erano anche tre grandi professionisti, una scommessa vinta poi alla grande “sul campo” visto il successo decretato dal pubblico».
D: Tullio, dei tanti personaggi da te interpretati quale quello cui sei maggiormente legato? Quale quello ben riuscito, quale quello meno?
R:«Sono molto legato al mio Mughini, o al divertimento di Striscia con “Striscia la Berisha” insieme a Gnocchi, anche se il personaggio che più mi è rimasto nel cuore è senza dubbio Renzo dei Promessi Sposi, la sua entrata in scena con l’autoradio sotto il braccio si è poi rivelata un’icona indelebile della televisione».
D: Tullio, anno 1986, “Fantastico 7”: l’edizione giudicata da molti come la migliore proprio grazie alla presenza del “Trio”, ma che passa alla storia anche per le tensioni legate alla tua imitazione dell'Ayatollah Khomeini. Come hai vissuto quel momento?
R:«Ci sono stati momenti di tensione, in alcune puntate successive di Fantastico venimmo addirittura scortati dalla Polizia per evitare rischi, anche se tutto avvenne senza che nessuno di noi si rendesse conto della gravità (vista oggi assolutamente risibile) di quella mia imitazione».
D: Tullio, altro momento delicato è stato il “Festival di Sanremo” del 1989. Quando sei finito nel mirino della chiesa per l’imitazione di San Remo, cosa suscitò l’ira dei cattolici?
R:«Giudicarono blasfema quella sorta di predica che io, entrando con l’aureola e il remo in mano, rivolsi al festival. Per quanto riguarda il santo però avevo la coscienza a posto perché S.Remo nel calendario non esiste».
D: Tullio, tante le esperienze cinematografiche, tante quelle teatrali. Preferisci un sipario che si apre o il “ciack si gira!” di un regista?
R:«Sono e resto principalmente un uomo di teatro, per cui “la prima che hai detto”…».
D: Tullio, dal punto di vista professionale e privato cosa ti manca ancora?
R:«Qualche film in più non guasterebbe, ma dormo lo stesso sonni tranquilli».
D: Cosa c’è nel tuo futuro?
R:«Torno alla mia prima risposta, i miei due prossimi spettacoli teatrali sono un futuro più che accettabile di questi tempi…».
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