di Nicola Ricchitelli. Continuano le ospitate di Giornale di Puglia. All’interno del nostro portale quest’oggi abbiamo l’onore oltre che il piacere di ospitare la vulcanica attrice barese Tiziana Schiavarelli. Con Tiziana una chiacchierata che ripercorre alcuni dei momenti più importanti della sua ultra trentennale carriera snodatosi tra il cinema e il teatro – non mancando qualche incursione ben riuscita nella letteratura cosi come dimostra “Io la seconda figlia. Storia semiserie di una primadonna – come al solito meglio non dilungarci con i preamboli e lasciamo ai lettori il piacere di gustarsi la nostra chiacchierata.
Un saluto da Giornale di Puglia alla strepitosa attrice barese Tiziana Schiavarelli. Tiziana, perdonami fin da subito se qualche volta mi leverò i panni del redattore giornalistico per indossare quelli del fan. Tiziana tanti le vesti indossate, quelle del teatro (l’Anonima G.R.),del cinema(Fratelli coltelli, La Capa Gira, Il Grande botto ecc) fino ad arrivare alla letteratura(Io la seconda figlia). Quante le vesti ancora da carpire e, dopo tanti anni di carriera, quanti i progetti ancora da realizzare?
R:« Finché sarò in vita e ne avrò le forze cercherò sempre di sperimentarmi in nuovi ruoli. Adesso faccio ancora personaggi di donna gagliarda e a volte anche di fanciulla, gli attori comici possono permettersi di fare i bambini anche quando diventano vecchi, che meraviglia! Ma fra qualche anno mi cimenterò anche nei ruoli di nonna, chissà che ne verrà fuori! Di progetti futuri ne abbiamo tanti, per fine ottobre riapriremo la stagione teatrale nel nostro Teatro dell’Anonima a Bari, con “Arrangiati Pinocchio” e a Gennaio 2012 con un nuovo spettacolo che è ancora in fase di scrittura, poi televisione e cinema… spero! Qualche proposta la sto già valutando».
D: Tiziana “Dolce o amaro?” - tratto dal film “Cafè express” - e “L’Osso Sacro” quindi il regista Nanny Loy che ti ha diretto in entrambe le occasioni. Che ricordi hai di queste due esperienze?
R:« Di Nanni Loy ho un ricordo bello e poetico. È stato un grande regista italiano e come tutti i grandi è stato un uomo umile e alla mano. Non ebbe dubbi nemmeno per un attimo quando gli proponemmo di lavorare con noi e per lui, uomo di cinema, fu la prima esperienza con il teatro. Quanti ricordi, quante storie ci ha raccontato! Quante risate insieme quando ci parlava dei retroscena di “Specchio segreto” (la prima candid camera italiana), quante cene insieme a casa mia ed io che mi cimentavo con le torte che gli piacevano tantissimo! Ma quando si lavorava che grande professionista! Ci ha insegnato tanto e spero che anche noi abbiamo lasciato qualcosa di buono nel suo cuore».
D: Tiziana, con l’Anonima G.R. vanti ben quasi 35 produzioni teatrali: quale quella a cui sei maggiormente legata? Soprattutto, quanto influisce la città di Bari e i baresi nella scrittura dei vostri testi?
R:« Non posso dire a quale spettacolo sono più legata perché ogni lavoro ha avuto una sua storia. Certo ci sono cose più riuscite di altre, tra gli ultimi posso dire che amo molto “L’Avaro”, “La Locandiera”, “Morte tua vita mea”, “Biancaneve” e tanto, tantissimo “Io, la seconda figlia”, il mio monologo che mi ha dato emozioni grandissime. Bari e i baresi sono nel nostro essere, sono nei nostri modi di fare, di muoverci, di parlare. Quindi in questo lungo percorso teatrale sono stati la linfa vitale della nostra creatività».
D: Tiziana, quanto ha influito sia sotto l’aspetto artistico che nel privato l’incontro con Dante che poi è diventato tuo marito?
R:« Ho conosciuto Dante Marmone quando ero poco più che una bambina, lui aveva avuto qualche prima esperienza teatrale con altre Compagnie e stava pensando di creare un nuovo gruppo con i suoi amici più cari. Se non avessi conosciuto lui, oggi non so cosa avrei fatto, forse un lavoro diverso, forse sarei stata una buona moglie e madre, ma avrei sfogato tutta la mia esuberanza rompendo le palle all’umanità. È andata meglio così, per me e per gli altri!».
D: Tiziana, quale il complimento più bello ricevuto e quale la critica più cattiva che avrebbe potuto determinare la fine di una carriera?
R:« Di bei complimenti ne avuti tanti e ogni giorno sulle pagine di facebook me ne arrivano sempre! Per fortuna! Sento l’affetto della gente e mi riempie di gioia anche quando sono giù di morale e penso di non aver fatto mai niente di buono. Quelli più belli son quando mi dicono che sono “un’attrice generosa” oppure quando mi dicono che non sembra che stia recitando o ancora che riesco a cancellare la tristezza… insomma questi complimenti sono la mia ricchezza».
D: Aldo Grasso la definì nel 2006 su “Sette” tra le più interessanti fiction italiane... naturalmente stiamo parlando della nota fiction in onda ormai da parecchi anni su Telenorba “Catene” di cui tu sei anche coautrice. Tiziana come nasce “Catene”?
R:« “Catene” nasce da una chiacchierata tra me e Dante in cui immaginavamo di incontrarci in un parlatorio di un carcere e ci facevamo domande sempre uguali, senza mai riuscire a trovare un argomento. Da qui poi ne abbiamo tirato fuori un’intera vita».
D: Chi è Pasqua Catacchio? A cosa si ispira il suo personaggio? Cosa accomuna Tiziana e Pasqua? Quanto c’è di Tiziana in Pasqua e viceversa?
R:« Pasqua Catacchio è una donna del popolo, una donna di quelle che ogni mattina si vedono fuori dai cancelli del carcere di Bari con le buste piene di indumenti puliti in mano, che aspettano l’orario di accesso alle visite ai detenuti. È una donna forte, che prende in mano una situazione difficile, è una donna che ama profondamente il suo uomo. Nella nostra fiction ovviamente abbiamo miscelato realtà e fantasia per cui Pasqua è anche una donna che vive di stranezze, che contrabbanda cose assurde, che convive con una suocera completamente pazza e a lei sembra del tutto normale… Pasqua ed io siamo due persone diverse, con due vite diverse, ciò che mi accomuna a questo personaggio, forse è l’energia che Pasqua e Tiziana mettono nelle cose che fanno e forse anche un animo popolare e passionale».
D: “Io, la seconda figlia – Storia semiserie di una primadonna”: cosa significa essere una primadonna e cosa significa essere la seconda figlia?
R:« “Io, la seconda figlia” è un racconto autobiografico che ho scritto e da cui ne ho tratto un monologo. Il sottotitolo “Storia semiseria di una primadonna” è stato voluto dalla casa editrice. Io non mi sono mai ritenuta una primadonna, mah… forse non mi sono mai accorta di esserlo. Essere una seconda figlia tutto sommato per me è stato positivo, ma inviterei a leggere il mio libro per saperne di più».
D: Tiziana, ringraziandoti per la disponibilità, chiudiamo con la solita domanda: cosa vede Tiziana Schiavarelli nel futuro?
R:« Cosa vedo nel futuro? Bè non ho mai pensato al futuro, ho sempre vissuto giorno per giorno la mia vita. Forse sarà arrivato il momento di farci qualche pensierino! Anche perché sono madre di un ragazzo che sogna un suo futuro e come tanti è andato all’estero per avere delle possibilità. Desidero un bel futuro per lui e per tutti i ragazzi che in questo momento hanno meno opportunità di quante ne abbiamo avute noi. Per me… spero di continuare a crescere nel mio lavoro».
Un saluto da Giornale di Puglia alla strepitosa attrice barese Tiziana Schiavarelli. Tiziana, perdonami fin da subito se qualche volta mi leverò i panni del redattore giornalistico per indossare quelli del fan. Tiziana tanti le vesti indossate, quelle del teatro (l’Anonima G.R.),del cinema(Fratelli coltelli, La Capa Gira, Il Grande botto ecc) fino ad arrivare alla letteratura(Io la seconda figlia). Quante le vesti ancora da carpire e, dopo tanti anni di carriera, quanti i progetti ancora da realizzare?
R:« Finché sarò in vita e ne avrò le forze cercherò sempre di sperimentarmi in nuovi ruoli. Adesso faccio ancora personaggi di donna gagliarda e a volte anche di fanciulla, gli attori comici possono permettersi di fare i bambini anche quando diventano vecchi, che meraviglia! Ma fra qualche anno mi cimenterò anche nei ruoli di nonna, chissà che ne verrà fuori! Di progetti futuri ne abbiamo tanti, per fine ottobre riapriremo la stagione teatrale nel nostro Teatro dell’Anonima a Bari, con “Arrangiati Pinocchio” e a Gennaio 2012 con un nuovo spettacolo che è ancora in fase di scrittura, poi televisione e cinema… spero! Qualche proposta la sto già valutando».
D: Tiziana “Dolce o amaro?” - tratto dal film “Cafè express” - e “L’Osso Sacro” quindi il regista Nanny Loy che ti ha diretto in entrambe le occasioni. Che ricordi hai di queste due esperienze?
R:« Di Nanni Loy ho un ricordo bello e poetico. È stato un grande regista italiano e come tutti i grandi è stato un uomo umile e alla mano. Non ebbe dubbi nemmeno per un attimo quando gli proponemmo di lavorare con noi e per lui, uomo di cinema, fu la prima esperienza con il teatro. Quanti ricordi, quante storie ci ha raccontato! Quante risate insieme quando ci parlava dei retroscena di “Specchio segreto” (la prima candid camera italiana), quante cene insieme a casa mia ed io che mi cimentavo con le torte che gli piacevano tantissimo! Ma quando si lavorava che grande professionista! Ci ha insegnato tanto e spero che anche noi abbiamo lasciato qualcosa di buono nel suo cuore».
D: Tiziana, con l’Anonima G.R. vanti ben quasi 35 produzioni teatrali: quale quella a cui sei maggiormente legata? Soprattutto, quanto influisce la città di Bari e i baresi nella scrittura dei vostri testi?
R:« Non posso dire a quale spettacolo sono più legata perché ogni lavoro ha avuto una sua storia. Certo ci sono cose più riuscite di altre, tra gli ultimi posso dire che amo molto “L’Avaro”, “La Locandiera”, “Morte tua vita mea”, “Biancaneve” e tanto, tantissimo “Io, la seconda figlia”, il mio monologo che mi ha dato emozioni grandissime. Bari e i baresi sono nel nostro essere, sono nei nostri modi di fare, di muoverci, di parlare. Quindi in questo lungo percorso teatrale sono stati la linfa vitale della nostra creatività».
D: Tiziana, quanto ha influito sia sotto l’aspetto artistico che nel privato l’incontro con Dante che poi è diventato tuo marito?
R:« Ho conosciuto Dante Marmone quando ero poco più che una bambina, lui aveva avuto qualche prima esperienza teatrale con altre Compagnie e stava pensando di creare un nuovo gruppo con i suoi amici più cari. Se non avessi conosciuto lui, oggi non so cosa avrei fatto, forse un lavoro diverso, forse sarei stata una buona moglie e madre, ma avrei sfogato tutta la mia esuberanza rompendo le palle all’umanità. È andata meglio così, per me e per gli altri!».
D: Tiziana, quale il complimento più bello ricevuto e quale la critica più cattiva che avrebbe potuto determinare la fine di una carriera?
R:« Di bei complimenti ne avuti tanti e ogni giorno sulle pagine di facebook me ne arrivano sempre! Per fortuna! Sento l’affetto della gente e mi riempie di gioia anche quando sono giù di morale e penso di non aver fatto mai niente di buono. Quelli più belli son quando mi dicono che sono “un’attrice generosa” oppure quando mi dicono che non sembra che stia recitando o ancora che riesco a cancellare la tristezza… insomma questi complimenti sono la mia ricchezza».
D: Aldo Grasso la definì nel 2006 su “Sette” tra le più interessanti fiction italiane... naturalmente stiamo parlando della nota fiction in onda ormai da parecchi anni su Telenorba “Catene” di cui tu sei anche coautrice. Tiziana come nasce “Catene”?
R:« “Catene” nasce da una chiacchierata tra me e Dante in cui immaginavamo di incontrarci in un parlatorio di un carcere e ci facevamo domande sempre uguali, senza mai riuscire a trovare un argomento. Da qui poi ne abbiamo tirato fuori un’intera vita».
D: Chi è Pasqua Catacchio? A cosa si ispira il suo personaggio? Cosa accomuna Tiziana e Pasqua? Quanto c’è di Tiziana in Pasqua e viceversa?
R:« Pasqua Catacchio è una donna del popolo, una donna di quelle che ogni mattina si vedono fuori dai cancelli del carcere di Bari con le buste piene di indumenti puliti in mano, che aspettano l’orario di accesso alle visite ai detenuti. È una donna forte, che prende in mano una situazione difficile, è una donna che ama profondamente il suo uomo. Nella nostra fiction ovviamente abbiamo miscelato realtà e fantasia per cui Pasqua è anche una donna che vive di stranezze, che contrabbanda cose assurde, che convive con una suocera completamente pazza e a lei sembra del tutto normale… Pasqua ed io siamo due persone diverse, con due vite diverse, ciò che mi accomuna a questo personaggio, forse è l’energia che Pasqua e Tiziana mettono nelle cose che fanno e forse anche un animo popolare e passionale».
D: “Io, la seconda figlia – Storia semiserie di una primadonna”: cosa significa essere una primadonna e cosa significa essere la seconda figlia?
R:« “Io, la seconda figlia” è un racconto autobiografico che ho scritto e da cui ne ho tratto un monologo. Il sottotitolo “Storia semiseria di una primadonna” è stato voluto dalla casa editrice. Io non mi sono mai ritenuta una primadonna, mah… forse non mi sono mai accorta di esserlo. Essere una seconda figlia tutto sommato per me è stato positivo, ma inviterei a leggere il mio libro per saperne di più».
D: Tiziana, ringraziandoti per la disponibilità, chiudiamo con la solita domanda: cosa vede Tiziana Schiavarelli nel futuro?
R:« Cosa vedo nel futuro? Bè non ho mai pensato al futuro, ho sempre vissuto giorno per giorno la mia vita. Forse sarà arrivato il momento di farci qualche pensierino! Anche perché sono madre di un ragazzo che sogna un suo futuro e come tanti è andato all’estero per avere delle possibilità. Desidero un bel futuro per lui e per tutti i ragazzi che in questo momento hanno meno opportunità di quante ne abbiamo avute noi. Per me… spero di continuare a crescere nel mio lavoro».
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