Ancora furti d'appartamento a Lecce: castigo per direttissima per rinsaldare il connubio italiani-stranieri

di Francesco Buja. Non sono stati segnalati da un poliziotto o da un carabiniere di quartiere. Irakli Anasashvili, venticinquenne georgiano, e Zurab Kuacaroice, diciannovenne bulgaro, sono stati sorpresi dall'inquilina di un palazzo di via Pantelleria che ieri, alle 13.40 circa, allertata dall'abbaiare del cane e uditi strani rumori sul pianerottolo al sesto piano, ha guardato attraverso lo spioncino della porta d'ingresso e ha colto i due stranieri intenti a sfilare le serrature di due appartamenti. La signora ha avvertito la polizia, gli agenti hanno scovato i malviventi nascosti in un vano condominiale.
Saranno probabilmente processati per direttissima lunedì, ricorrendo la flagranza del reato. Prova del reato sono gli attrezzi atti allo scasso nella borsa rinvenuta dai poliziotti in un portaombrelli sul pianerottolo all'ultimo piano. I due malviventi hanno ammesso di essere i proprietari del compromettente fardello. Costituiscono prove anche le piccole viti trovate in tasca di uno degli arrestati, probabilmente sfilate dai nottolini delle porte.
Suonavano i citofoni per accertarsi che in casa non vi fosse qualcuno, forse si avvalevano di un "palo". E forse gli arrestati fanno parte di una banda, tant'è che gli agenti di Bari, città dove i due malviventi dimorerebbero, hanno perquisito possibili sodali. Individui che avrebbero contribuito allo studio dei tanti furti che inquietano i leccesi e che hanno indotto il prefetto a incontrare l'altro ieri le forze dell'ordine. Sì, probabilmente i criminali avevano osservato le abitudini delle vittime, come inducono a pensare gli appunti sequestrati al georgiano e al bulgaro. I quali sono somiglianti agli individui visti fuggire ieri, a mezzogiorno circa, dopo un 'colpo' in via Imperatore Adriano. Anche quelli portavano uno zaino a tracolla.
La polizia dovrà capire se attraverso i due immigrati si può rintracciare il bottino di altri 'colpi', eseguiti con la stessa tecnica di quelli sventati ieri. Imprese che, se confermata la matrice straniera, risollevano la polemica sulla necessità di importare delinquenti quando già l'Italia ne abbonda. Un terzo della popolazione carceraria non è nostrano.