Dopo Bankitalia Governo ancora diviso sul Dl Sviluppo

ROMA. Dopo la nomina fatta dal premier Silvio Berlusconi di Ignazio Visco, vicedirettore generale della Banca d'Italia, come successore di Mario Draghi nella carica di governatore, sul tavolo del governo torna il problema del decreto sviluppo. Se ne e' discusso anche ieri in un vertice di maggioranza che non ha dissolto le divergenze rinviandole a una apposita riunione del Consiglio dei ministri. Berlusconi vorrebbe varare il provvedimento entro la settimana prossima, dopo aver partecipato alla riunione del Consiglio europeo che si terra' a Bruxelles dopodomani. In quella sede infatti i leader europei torneranno ad affrontare i temi della crisi economica ma questa volta potrebbero adottare misure unitarie in modo piu' convinto. Le decisioni europee potrebbero dare qualche spunto ai provvedimenti da adottare in politica interna.

Finora sono circolate alcune anticipazioni della bozza di decreto ma non c'e' ancora un testo definitivo. Sui contenuti pesano le divergenze tra Giulio Tremonti, ministro dell'Economia, e Paolo Romani, ministro dello Sviluppo economico, a cui e' stato affidato il compito della regia del decreto. In un recente faccia a faccia tra i due ministri a Palazzo Grazioli, presenti Berlusconi e il sottosegretario Gianni Letta, le divergenze sono addirittura aumentate.

Tremonti avrebbe insistito sulla necessita' di un decreto a costo zero. Romani ha dovuto di conseguenza precisare che le anticipazioni circolate sul decreto sviluppo ''non rientrano nella sintesi su cui sta lavorando il Ministero dello Sviluppo economico''. Di fatto una smentita.

Tra le anticipazioni sul contenuto del decreto si era parlato dello stop alle pagelle cartacee e ai certificati cartacei a iniziare dal 2013, di una polizza anticalamita' per la casa in modo da far fronte alla ricostruzione delle zone eventualmente colpite da calamita', di certificati on-line all'Inps in caso di malattia dei figli, di riscatto delle case degli enti, di anticipo a 68 anni dell'eta' pensionabile dei professori universitari ordinari, di silenzio-assenso per i permessi di costruire entro i novanta giorni dalla richiesta, di mutui agevolati per le giovani coppie.

Queste anticipazioni hanno scontentato le opposizioni ma anche ampi settori della maggioranza. Nel decreto non si fa riferimento a una patrimoniale progressiva per i redditi piu' alti ma non si persegue neppure con convinzione la linea delle privatizzazioni. Sarebbero state scartate infatti le ipotesi di vendere una rete della Rai, di privatizzare le Poste e le Ferrovie, di adottare con convinzione la linea delle dismissioni della maggior parte del patrimonio pubblico.

Il decreto conterrebbe invece indicazioni per risolvere in modo piu' rapido i contenzioni fiscali, ipotesi che non piace alle opposizioni perche' ritenuta simile a un generalizzato condono fiscale. Il governo si difende sostenendo che porterebbe 5 miliardi di euro nelle casse dello Stato da utilizzare poi per investimenti. Con lo stesso obiettivo di fare cassa sarebbe allo studio una addizionale Irpef del 5 per mille sulle aliquote piu' alte.

Intanto quindici esponenti del Pdl (Gianni Alemanno, Andrea Augello, Renato Brunetta, Mara Carfagna, Fabrizio Cicchitto, Guido Crosetto, Franco Frattini, Roberto Formigoni, Giancarlo Galan, Maurizio Gasparri, Maurizio Lupi, Alfredo Mantovano, Giorgia Meloni, Stefania Prestigiacomo, Gaetano Quagliariello), a conferma del malessere presente nella maggioranza, hanno aderito a un appello promosso dal quotidiano ''Il Foglio'' diretto da Giuliano Ferrara che sostiene tra l'altro: ''E' opportuno che il decreto sullo sviluppo, in questi giorni in discussione, trovi le coperture finanziarie che ne facciano il propellente per il rilancio dell'economia italiana: investimenti nelle infrastrutture, politiche di sostegno all'export, liberalizzazione dei servizi pubblici, misure di finanza straordinaria''.

Mentre continua il confronto sul decreto sviluppo, si registrano positivi giudizi bipartisan sulla nomina di Visco a governatore della Banca d'Italia. ''Questa scelta risponde pienamente ai requisiti di autorevolezza e autonomia che avevamo avanzato nelle settimane scorse. Resta comunque il disagio per una incapacita' di Berlusconi a decidere che ha messo in discredito l'Italia'', dichiara Pier Luigi Bersani, segretario del Pd.

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