E' caccia al parlamentare salentino che si riforniva di cocaina dal clan della Scu
di Francesco Buja. L’enigma del politico “incipriato”. Chi sono il parlamentare salentino e l’amministratore del Comune di Lecce che si rifornirebbero di cocaina dal clan Rizzo? Le intercettazioni per l’operazione “Augusta” che l’altro ieri ha sgominato il clan Rizzo, marchio Sacra Corona Unita, hanno scatenato la gara di trasparenza.
Sottinteso di non essere l’amministratore o il parlamentare tirati in ballo dalle conversazioni carpite dai carabinieri, i signori dei palazzi chiedono misure per smascherare lo sniffatore e scacciarlo dai templi della politica.
Ha tuonato Antonio Rotundo, consigliere comunale del Pd, invocando le dimissioni dell’amministratore che sniffa, perché quella funzione è “ incompatibile con comportamenti quali quelli di assuntore di cocaina fornita dai clan mafiosi”.
La senatrice Adriana Poli Bortone, fondatrice di “Io Sud”, ha chiesto i test antidroga per gli amministratori.
Ma il sindaco di Lecce, Paolo Perrone, si è scandalizzato, ritenendo paradossale che “il dibattito politico sia incentrato esclusivamente sulle polemiche legate alla presunta assunzione di cocaina da parte di amministratori comunali, come se d’improvviso, quasi per magia, i problemi della città fossero evaporati, dissolti con una bacchetta magica degna del miglior Harry Potter”. Palla al balzo dunque del sindaco per attaccare l’avversaria politica: chiarezza su certe abitudini di consiglieri e assessori e dei parlamentari, ma non si trascurino i guai causati da chi lo ha preceduto sul soglio di Palazzo Carafa, cioè la Poli Bortone. “Fardelli – ha ricordato il primo cittadino - che pesano come macigni ma che grazie all’impegno di questa amministrazione stiamo cercando di rendere più leggeri per evitare che ricadano sulle tasche dei cittadini. E’ il caso, per esempio, della vicenda giudiziaria di via Brenta per la quale stiamo definendo in questi giorni il nuovo contratto e sulla quale aspettiamo ora risposte dai magistrati sulle ipotesi di truffa e corruzione a danno dei cittadini leccesi. O anche per l’aggrovigliata questione del filobus cittadino pronto a tagliare il traguardo a fine mese”.
Secondo Perrone la senatrice sta distraendo i cittadini dai problemi che lei avrebbe causato (quando lui era vicesindaco). A scanso di equivoci il sindaco di Lecce si è sottoposto all’esame tricologico: esito negativo. E ha invitato esponenti di maggioranza e di opposizione a sottoporsi anche alle analisi delle urine.
Problema, quello della cocaina nei palazzi della politica, affrontato a maggio dalla Provincia di Lecce: i consiglieri deliberarono di sottoporsi al test antidroga.
Ma chi è il deputato o il senatore salentino che si rifornirebbe di droga dal clan Rizzo? Ammesso che i dialoghi intercettati dai carabinieri siano veritieri.
La senatrice Poli Bortone, già sottoposta al test, sembra esclusa dalla cerchia dei sospettati. Scartata anche per motivi anagrafici; come i deputati Salvatore Ruggeri, di 62 anni, dell’Unione di centro per il terzo polo, e il suo collega di gruppo parlamentare Rocco Buttiglione, salentino per nascita. Drogarsi a una certa età sarebbe troppo rischioso, quindi sembrano esclusi pure i senatori pidiellini Rosario Giorgio Costa, 69 anni, e Cosimo Gallo, 66 anni. E vogliamo credere poco credibile che un magistrato sniffi. Esclusi dunque Alberto Maritati, senatore del Pd, e Alfredo Mantovano, deputato del Pdl.
Caccia difficile se si cerca di risalire alla narice inquieta valutando certe azioni dei signori parlamentari. Potremmo considerare infatti gli smarrimenti di chi non sapeva se candidarsi al centro o al centrodestra dopo aver servito in prima linea il centrosinistra; o la fenomenale caduta di quello che si fece sfilare le chiavi della sua cittadina e si lasciò abbagliare da un “pallonaro imprenditore”; oppure l’autolesionismo ostinato, l’abitudine a servire su vassoio d’argento agli avversari le vittorie elettorali; oppure le chiacchiere del simpaticone gerontofilo che non si sa bene che fa per i suoi elettori.
Incomprensibili condotte che indirizzerebbero i sospetti se le stramberie non fossero di troppi signori dei palazzi. Una caccia inutile, perché anche se si lapidasse questo parlamentare e quell’amministratore peccatori e li si mandasse in esilio a San Patrignano non avremmo guarito le urgenze dei cittadini né disintossicato la politica.
Sottinteso di non essere l’amministratore o il parlamentare tirati in ballo dalle conversazioni carpite dai carabinieri, i signori dei palazzi chiedono misure per smascherare lo sniffatore e scacciarlo dai templi della politica.
Ha tuonato Antonio Rotundo, consigliere comunale del Pd, invocando le dimissioni dell’amministratore che sniffa, perché quella funzione è “ incompatibile con comportamenti quali quelli di assuntore di cocaina fornita dai clan mafiosi”.
La senatrice Adriana Poli Bortone, fondatrice di “Io Sud”, ha chiesto i test antidroga per gli amministratori.
Ma il sindaco di Lecce, Paolo Perrone, si è scandalizzato, ritenendo paradossale che “il dibattito politico sia incentrato esclusivamente sulle polemiche legate alla presunta assunzione di cocaina da parte di amministratori comunali, come se d’improvviso, quasi per magia, i problemi della città fossero evaporati, dissolti con una bacchetta magica degna del miglior Harry Potter”. Palla al balzo dunque del sindaco per attaccare l’avversaria politica: chiarezza su certe abitudini di consiglieri e assessori e dei parlamentari, ma non si trascurino i guai causati da chi lo ha preceduto sul soglio di Palazzo Carafa, cioè la Poli Bortone. “Fardelli – ha ricordato il primo cittadino - che pesano come macigni ma che grazie all’impegno di questa amministrazione stiamo cercando di rendere più leggeri per evitare che ricadano sulle tasche dei cittadini. E’ il caso, per esempio, della vicenda giudiziaria di via Brenta per la quale stiamo definendo in questi giorni il nuovo contratto e sulla quale aspettiamo ora risposte dai magistrati sulle ipotesi di truffa e corruzione a danno dei cittadini leccesi. O anche per l’aggrovigliata questione del filobus cittadino pronto a tagliare il traguardo a fine mese”.
Secondo Perrone la senatrice sta distraendo i cittadini dai problemi che lei avrebbe causato (quando lui era vicesindaco). A scanso di equivoci il sindaco di Lecce si è sottoposto all’esame tricologico: esito negativo. E ha invitato esponenti di maggioranza e di opposizione a sottoporsi anche alle analisi delle urine.
Problema, quello della cocaina nei palazzi della politica, affrontato a maggio dalla Provincia di Lecce: i consiglieri deliberarono di sottoporsi al test antidroga.
Ma chi è il deputato o il senatore salentino che si rifornirebbe di droga dal clan Rizzo? Ammesso che i dialoghi intercettati dai carabinieri siano veritieri.
La senatrice Poli Bortone, già sottoposta al test, sembra esclusa dalla cerchia dei sospettati. Scartata anche per motivi anagrafici; come i deputati Salvatore Ruggeri, di 62 anni, dell’Unione di centro per il terzo polo, e il suo collega di gruppo parlamentare Rocco Buttiglione, salentino per nascita. Drogarsi a una certa età sarebbe troppo rischioso, quindi sembrano esclusi pure i senatori pidiellini Rosario Giorgio Costa, 69 anni, e Cosimo Gallo, 66 anni. E vogliamo credere poco credibile che un magistrato sniffi. Esclusi dunque Alberto Maritati, senatore del Pd, e Alfredo Mantovano, deputato del Pdl.
Caccia difficile se si cerca di risalire alla narice inquieta valutando certe azioni dei signori parlamentari. Potremmo considerare infatti gli smarrimenti di chi non sapeva se candidarsi al centro o al centrodestra dopo aver servito in prima linea il centrosinistra; o la fenomenale caduta di quello che si fece sfilare le chiavi della sua cittadina e si lasciò abbagliare da un “pallonaro imprenditore”; oppure l’autolesionismo ostinato, l’abitudine a servire su vassoio d’argento agli avversari le vittorie elettorali; oppure le chiacchiere del simpaticone gerontofilo che non si sa bene che fa per i suoi elettori.
Incomprensibili condotte che indirizzerebbero i sospetti se le stramberie non fossero di troppi signori dei palazzi. Una caccia inutile, perché anche se si lapidasse questo parlamentare e quell’amministratore peccatori e li si mandasse in esilio a San Patrignano non avremmo guarito le urgenze dei cittadini né disintossicato la politica.