di Adriano Abrusci. Tutto è compiuto. Nella fine l’inizio. Nel fuoco la vita. Arde il Walhalla e l’inganno dell’uomo. Bruciano divino e pur umano ricatto. Delicatamente intrecciano le tre Norne Dramma e Reale. Ben saldo il fatal filo tra Arte e Vita in un legame così straordinariamente wagneriano. Delle Parole mai serva pur servendo la Musica, per il risorto Teatro emblematica quest’ultima rappresentazione. Straordinaria fusione, totale. Voce e suono, scena e arena, esecutori e pubblico. Irruzione nel reale di finzione e opera. Gotterdammerung diviene mezzo, simbolo. Inaspettatamente. Coraggiosa, meritata rivalsa sul rogo crudele e due volte distruttore che nel mito libera l’Uomo. Ultima Giornata pazientemente attesa di una Tetralogia caparbiamente sospesa, dovendo il liberatorio incendio consumare ogni Male nell’unico luogo all’autentica rinascita deputato. Non più vittima il Petruzzelli. Definitivamente inceneriti menzogne, ritardi, litigi, vane promesse. Annientati i malvagi per lasciar meritato spazio ad Arte, e libertà agli uomini. Un agognato tempio per celebrare vittoria e gloriosa rinascita, per portare a termine un percorso quasi quattro anni or sono cominciato. Solo adatto allo scopo in consonanza quasi sconcertante con le vicende di mitico Festspielhaus. Bari come Bayreuth, improvvisamente affiancate da tanto significative e similari attesa e scopo. Il momento del ritorno è però giunto, ora come allora. Il cerchio è ormai chiuso. Alle figlie del Reno l’anello, agli impauriti ma liberi uomini il potere sul proprio futuro. Non la sua vuota illusione del presente, non la sua mancanza di senso e significati di passato e futuro ma il coraggio. Possa quindi l’Audacia di Siegfried rivivere nei cuori di quanti, affrancati dal limite, dovranno affrontare le tremende sfide già profilantisi all’orizzonte di un futuro per la cultura sempre più oscuro. Possano i valori autentici dell’Uomo giusto ancora trionfare. La luce dell’Arte tornare a risplendere. Possa tutto compiersi. Ancora una volta.