Governo: su licenziamenti opposizioni unite e sindacati in allerta

ROMA. Dopo il via libera alla lettera di intenti illustrata da Silvio Berlusconi al Consiglio europeo e all'Eurogruppo, il governo deve tradurre gli impegni in atti legislativi. Il passaggio dalle parole ai fatti, come chiesto dall'Unione europea, si presenta difficile sia per la posizione delle opposizioni, sia per il malessere che attraversa alcuni settori della maggioranza. In piu' permangono i dissensi tra il premier e Giulio Tremonti, ministro dell'Economia, la cui firma non compare in calce alla lettera di intenti presentata a Bruxelles.

Le opposizioni chiedono che il governo riferisca al piu' presto in Parlamento sugli impegni assunti in sede europea. I capigruppo di Pd, Idv e Terzo polo lo hanno fatto unitariamente lanciando un segnale di compattezza nei confronti dell'esecutivo. Oltre a chiedere chiarimenti sugli impegni programmatici, le opposizioni vogliono conoscere nel dettaglio le riforme che dovrebbero riguardare il mercato del lavoro, a iniziare dalla liberta' di licenziamento per ragioni economiche.

Per Pier Ferdinando Casini, leader dell'Udc, la lettera del governo italiano alle istituzioni europee e' ''un patto scellerato sottoscritto tra Berlusconi e Bossi che in cambio della liberta' di licenziamento non mette mano alle pensioni''. Pier Luigi Bersani, segretario del Pd, sottolinea che ''a parte le minacce inaccettabili di entrare a pie' pari sul mercato del lavoro, tutto il resto e' merce usata venduta come nuova in modo francamente sconcertante''. Da qui una richiesta: ''Il governo venga in Parlamento e spieghi il rispetto di quel calendario e ci faccia vedere cosa c'e' di nuovo e come possa essere rispettata la tabella di marcia''.

Bersani ha inoltre provveduto a tessere i rapporti unitari dell'opposizione con un colloquio di circa un'ora con Antonio Di Pietro e poi con Casini. Il punto di accordo e' la proposta di un nuovo governo che abbia una larga maggioranza per far fronte agli impegni riformatori chiesti all'Italia dall'Unione europea.

Sul fronte sindacale si inizia a parlare di sciopero generale. Annuncia Raffaele Bonanni, segretario della Cisl: ''Noi non siamo d'accordo a mettere mano sui licenziamenti, ci sembra una provocazione mentre il paese ha bisogno di coesione. Se verra' modificato l'assetto dei licenziamenti senza il consenso delle parti sociali, la Cisl andra' allo sciopero''.

Luigi Angeletti, segretario della Uil, dichiara al Gr1 che ''in caso di sciopero generale non ci sarebbero difficolta' a dichiararlo insieme alla Cgil''. Il che sarebbe una novita' viste le divisioni dei mesi scorsi tra i tre principali sindacati. ''Siamo alle prese con un ennesimo attacco del governo sui licenziamenti, sul lavoro precario e sulle pensioni'', e' la posizione di Susanna Camusso, segretaria generale della Cgil.

Maurizio Sacconi, ministro del Lavoro, annuncia che il governo aprira' un tavolo di confronto con le parti sociali ma avverte: ''Qualcuno dismetta l'abito ideologico. Mi riferisco ai licenziamenti: siamo l'unico paese al mondo che ha regole cosi' rigide''.

Qualche problema di consenso per il governo si registra anche all'interno del Pdl. Una quindicina di parlamentari, tra cui il senatore Beppe Pisanu e l'onorevole Claudio Scajola, sarebbero pronti a sottoscrivere un appello nel quale si chiederebbe a Berlusconi di fare un passo indietro in modo da allargare la maggioranza per far fronte agli impegni assunti con l'Unione europea.

La missiva partirebbe dalla constatazione che l'esiguita' dei numeri a disposizione soprattutto alla Camera, dove l'attuale maggioranza e' stata piu' volte battuta su provvedimenti di ordinaria amministrazione, non permette al governo di poter affrontare scadenze impegnative imposte dalla crisi economica internazionale senza il suo allargamento.

Tra i deputati pronti a firmare l'appello c'e' anche Luciano Sardelli, tra i fondatori del gruppo dei Responsabili poi passato al gruppo Misto: ''Con moltissimi deputati del Pdl condivido la consapevolezza della necessita' di allargare la maggioranza per portare a termine le riforme''.

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