di Adriano Abrusci. Ancor vivo il potente fuoco d’autentica rinascita del prezioso Teatro da dirompente wagneriano Crepuscolo solo pochi giorni or sono acceso, inconsapevolmente pur meravigliosamente nuova ideale inaugurazione s’è celebrata immancabile tramite una fatale Nona. Capolavoro beethoveniano per coinvolgenti gioia e speranza due volte prescelto per fisico avviamento e ideale passaggio. Memori forse o emuli ignari di rinomato Festspielhaus. Bari come Bayreuth dunque, ancora una volta. Orchestra e Coro della Fondazione. Guida e mentore Stefan Anton Reck. Intensa e nel complesso convincente la resa dell’impegnativa opera fluita da una coraggiosa e a tratti inusuale lettura della Sinfonia celeberrima. Pienamente all’altezza Coro e voci soliste. Coinvolgente la direzione del carismatico e ben noto Maestro tedesco dalla dirompente gestualità ed eccessi per il pubblico barese assolutamente irresistibili. Appassionato l’impegno di un coeso pur giovane gruppo orchestrale, tenace ma comunque provato dall’Ultima Giornata suddetta nonché da un programma di sala ricco. In apertura (per molti preludio) esecuzione piacevole dello straordinario (sempre beethoveniano) Concerto Triplo. Ottima intesa tra i solisti, fornendo il pianoforte di Goffredo un fondamentale e prezioso sostegno al poetico e delicato violoncello di Gentile, perfettamente integrandosi col canto sinuoso del violino dal morbido e levigato suono di Pavaci. Consenso unanime di un pubblico entusiasta pur infastidito dai tentati assalti di quei ‘soliti noti’ tristemente e irrimediabilmente ignari del come e del quando tributare onori.