Legge elettorale: ciclone nella maggioranza e in opposizione


ROMA. Silvio Berlusconi dichiara che la sua principale preoccupazione sono i temi economici e non il rebus di una nuova legge elettorale. Dietro le quinte sta pero' accarezzando l'idea di promuovere un gruppo di lavoro ad hoc del centrodestra in modo da smussare le eventuali differenze all'interno della maggioranza sulle correzioni da apportare alle norme elettorali.

Alcune indiscrezioni fanno intendere che la posizione prevalente nel centrodestra potrebbe essere quella di introdurre le preferenze come unica novita' nella legge elettorale in vigore che, a giudizio dei berlusconiani, favorisce il bipolarismo e l'immediata indicazione del premier nel leader dello schieramento vincente.

Questa posizione non convince del tutto la Lega, che in questa fase soffre di un rapporto troppo stretto con il Pdl.

Una legge elettorale piu' proporzionale potrebbe permettere al Carroccio di muoversi in futuro con maggiore autonomia rispetto a una nuova coalizione di centrodestra. ''E' una schifezza l'attuale legge elettorale che non consente di scegliere gli eletti, e' una bruttissima legge ma venne fatta con uno scopo preciso: garantirsi la vittoria elettorale in quel momento'', dichiara Flavio Tosi, sindaco leghista di Verona, dai microfoni di ''Radio 24''.

Il ciclone rappresentato da oltre un milione di firme raccolte a favore del referendum che vorrebbe far tornare le norme elettorali al Mattarellum (25% di seggi aggiudicati proporzionalmente alla Camera, preferenza a disposizione dell'elettore) e' una forte ipoteca sul proseguimento della legislatura. Se la Cassazione dara' parere positivo sui quesiti entro la fine dell'anno, il referendum dovrebbe tenersi entro la primavera 2012.

Per evitare la scadenza referendaria ci sarebbe solo la scelta di optare per le elezioni anticipate che si terrebbero con le attuali norme elettorali al piu' ritoccate con l'inserimento delle preferenze. Ipotesi quest'ultima non gradita al centrosinistra che considera il solo reinserimento delle preferenze un semplice maquillage.

Un effetto destabilizzante il milione di firme lo ha gia' raggiunto nel dibattito del Pd. Arturo Parisi, presidente del comitato referendario, ha puntato l'indice contro il segretario Pier Luigi Bersani nel Direttivo del partito che si e' riunito ieri. L'accusa e' di non aver sostenuto pienamente la raccolta delle firme utili al raggiungimento del referendum per modificare la legge elettorale.

Parisi invoca ''una scossa che contrasti l'idea che anche il Pd abbia paura della democrazia, delle primarie che non siano la conferma di decisioni gia' prese, delle riunioni che si concludono con voti che non siano bulgari, delle riunioni degli organi ufficiali che non si limitano ad applaudire decisioni assunte in organi inesistenti''.

Nella riunione si sarebbero registrate divisioni nel partito sui temi economici, sulla valutazione della lettera della Banca centrale europea inviata in modo riservato al governo e poi pubblicata dal ''Corriere della Sera'', oltre che sull'idea di costruire un nuovo Ulivo.

Bersani replica riproponendo la linea fin qui seguita dal Pd: ''Il nostro orizzonte sono le elezioni ma non ci sottrarremo a un governo che aiuti a fare una nuova legge elettorale e a uscire dalla crisi. L'assenza di governo, evidente gia' prima dell'estate, si e' trasformata nell'ostacolo del governo, un macigno che impedisce al paese di riprendere la propria strada''. Sul problema delle alleanze, il segretario ribadisce che l'obiettivo resta l'incontro tra forze progressiste e forze moderate.

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