di Vittorio Polito. Gaetano Bucci, docente di Lettere presso l’Istituto Statale d’Arte di Corato (Ba), ha pubblicato il volume “Alla San Cathal”, edito da Edizioni Tipolito Martinelli snc, Corato (pp. 288, € 18).
Bucci, che è autore di altri testi descrive la storia leggendaria del Santo venuto dall’Irlanda a Taranto e la sua “elezione” a protettore della città di Corato col sostegno dei Frati francescani. Viene anche presentato il fascino della Grande Festa in suo onore in prosa, per immagini e in poesia.
Un unico filo unisce, le città di Corato, Taranto, Lismore in Irlanda, Torino e Toronto, che festeggiano insieme San Cataldo.
San Cataldo è, come pochi, un Santo che incanta e affascina, sia per aver migrato ed essersi spostato in terre lontane, sia per aver rappresentato con la sua vita di monaco, di pellegrino e di evangelizzatore un antesignano del cristiano che vive alla ricerca della fede e della sua testimonianza.
Nato in Irlanda all’inizio del secolo VII, dopo essere stato monaco e poi abate del monastero di Lismore, Cataldo divenne vescovo di Rachau. Durante un pellegrinaggio in Terra Santa morì a Taranto nella cui Cattedrale fu sepolto e dimenticato.
Nel 1094, durante la ricostruzione del sacro edificio, che era stato distrutto dai Saraceni, fu ritrovato il suo corpo, come indicava chiaramente una crocetta d’oro su cui era inciso il suo nome e quello della sede episcopale. Questo reperto, che si conserva insieme col corpo ha permesso di stabilire che il santo visse nel secolo VII e erroneamente, quindi, i tarantini lo considerarono il loro vescovo, anzi il protovescovo.
L’autore passa in rassegna la storia e le leggende popolari. Il nome del Santo, che rappresenta un “nodo” mai veramente sciolto a causa della incertezza del nome originario “Cathal”, che pare derivare dal nome irlandese “Cathail” che significava “forte in guerra”. Da quest’ultimo nome, deriverebbe il cognome di “Cahill”, diffuso sia in Irlanda che negli Stati Uniti d’America.
Nella “vicenda agiografica” del Santo il nome di riferimento diviene “Cathaldus o Cataldus”, da cui è poi derivato il nome “volgare” o “italianizzato” di Cataldo.
Nel volume vengono descritti il tempo, i luoghi, l’origine irlandese del Santo, il viaggio in Terra Santa, l’arrivo a Taranto, la predicazione e i miracoli. Viene ricordata l’origine del culto di San Cataldo a Corato e la eredità del Francescanesimo. Inoltre, si parla della Festa Grande di San Cataldo a Corato che è frutto di una lunga e complessa gestazione nella quale vi sono tracce bizantine, spagnole e barocche. Anche le feste dedicate a San Cataldo in Italia e all’estero vengono ricordate, compresa quella dei coratini a Torino che è stata la città che ha registrato il maggior numero degli emigranti di Corato, i quali sono riusciti non solo a darsi grande dignità e prospettiva, ma anche a mantenere e rinsaldare i legami con la città di origine.
L’autore ha anche inserito 60 sonetti in dialetto coratino “Le senett”, nel desiderio di recuperare e conservare l’anima più genuina e popolare del culto e della festa di San Cataldo a Corato (10 maggio). Il numero dei sonetti, che rappresentano presumibilmente gli anni di vita del Santo, ripercorrono in una sorta di ‘saga paesana’, tutti i contenuti, le tradizioni e le storie più direttamente legate al Santo protettore di Corato ed al suo culto, richiamando momenti di storia della stessa città . La trascrizione in italiano dei sonetti allarga la fruizione degli stessi, anche se la resa, sul piano linguistico-espressivo e su quello ritmico-fonetico non è la stessa cosa. Alcuni sonetti sono stati tradotti in inglese, in segno di omaggio all’Irlanda ed alla città di Lismore, anche in considerazione del carattere europeo ante-litteram e trans-nazionale di San Cataldo.
A Corato, San Cataldo pellegrino e santo predicatore, assume anche il significato di “protettore della comunità ”, soprattutto per i disastri naturali e le disgrazie collettive che la città ha subito nel passato.
Una ricca iconografia a colori e b/n, con le immagini del Santo, con la preziosa statua in argento, e di varie manifestazioni e una nutrita bibliografia, completano l’interessante volume finalizzato a soddisfare non solo le esigenze dei devoti di San Cataldo, degli abitanti di Corato e di Taranto, ma anche quelle degli studiosi e dei cultori della materia.
Parte del ricavato dalla vendita del volume è devoluto in beneficenza.
La copertina è del prof. Francesco Granito.
Bucci, che è autore di altri testi descrive la storia leggendaria del Santo venuto dall’Irlanda a Taranto e la sua “elezione” a protettore della città di Corato col sostegno dei Frati francescani. Viene anche presentato il fascino della Grande Festa in suo onore in prosa, per immagini e in poesia.
Un unico filo unisce, le città di Corato, Taranto, Lismore in Irlanda, Torino e Toronto, che festeggiano insieme San Cataldo.
San Cataldo è, come pochi, un Santo che incanta e affascina, sia per aver migrato ed essersi spostato in terre lontane, sia per aver rappresentato con la sua vita di monaco, di pellegrino e di evangelizzatore un antesignano del cristiano che vive alla ricerca della fede e della sua testimonianza.
Nato in Irlanda all’inizio del secolo VII, dopo essere stato monaco e poi abate del monastero di Lismore, Cataldo divenne vescovo di Rachau. Durante un pellegrinaggio in Terra Santa morì a Taranto nella cui Cattedrale fu sepolto e dimenticato.
Nel 1094, durante la ricostruzione del sacro edificio, che era stato distrutto dai Saraceni, fu ritrovato il suo corpo, come indicava chiaramente una crocetta d’oro su cui era inciso il suo nome e quello della sede episcopale. Questo reperto, che si conserva insieme col corpo ha permesso di stabilire che il santo visse nel secolo VII e erroneamente, quindi, i tarantini lo considerarono il loro vescovo, anzi il protovescovo.
L’autore passa in rassegna la storia e le leggende popolari. Il nome del Santo, che rappresenta un “nodo” mai veramente sciolto a causa della incertezza del nome originario “Cathal”, che pare derivare dal nome irlandese “Cathail” che significava “forte in guerra”. Da quest’ultimo nome, deriverebbe il cognome di “Cahill”, diffuso sia in Irlanda che negli Stati Uniti d’America.
Nella “vicenda agiografica” del Santo il nome di riferimento diviene “Cathaldus o Cataldus”, da cui è poi derivato il nome “volgare” o “italianizzato” di Cataldo.
Nel volume vengono descritti il tempo, i luoghi, l’origine irlandese del Santo, il viaggio in Terra Santa, l’arrivo a Taranto, la predicazione e i miracoli. Viene ricordata l’origine del culto di San Cataldo a Corato e la eredità del Francescanesimo. Inoltre, si parla della Festa Grande di San Cataldo a Corato che è frutto di una lunga e complessa gestazione nella quale vi sono tracce bizantine, spagnole e barocche. Anche le feste dedicate a San Cataldo in Italia e all’estero vengono ricordate, compresa quella dei coratini a Torino che è stata la città che ha registrato il maggior numero degli emigranti di Corato, i quali sono riusciti non solo a darsi grande dignità e prospettiva, ma anche a mantenere e rinsaldare i legami con la città di origine.
L’autore ha anche inserito 60 sonetti in dialetto coratino “Le senett”, nel desiderio di recuperare e conservare l’anima più genuina e popolare del culto e della festa di San Cataldo a Corato (10 maggio). Il numero dei sonetti, che rappresentano presumibilmente gli anni di vita del Santo, ripercorrono in una sorta di ‘saga paesana’, tutti i contenuti, le tradizioni e le storie più direttamente legate al Santo protettore di Corato ed al suo culto, richiamando momenti di storia della stessa città . La trascrizione in italiano dei sonetti allarga la fruizione degli stessi, anche se la resa, sul piano linguistico-espressivo e su quello ritmico-fonetico non è la stessa cosa. Alcuni sonetti sono stati tradotti in inglese, in segno di omaggio all’Irlanda ed alla città di Lismore, anche in considerazione del carattere europeo ante-litteram e trans-nazionale di San Cataldo.
A Corato, San Cataldo pellegrino e santo predicatore, assume anche il significato di “protettore della comunità ”, soprattutto per i disastri naturali e le disgrazie collettive che la città ha subito nel passato.
Una ricca iconografia a colori e b/n, con le immagini del Santo, con la preziosa statua in argento, e di varie manifestazioni e una nutrita bibliografia, completano l’interessante volume finalizzato a soddisfare non solo le esigenze dei devoti di San Cataldo, degli abitanti di Corato e di Taranto, ma anche quelle degli studiosi e dei cultori della materia.
Parte del ricavato dalla vendita del volume è devoluto in beneficenza.
La copertina è del prof. Francesco Granito.