di Vittorio Polito. Assisi rappresenta il luogo più conosciuto dedicato a San Francesco (1182-1226), ma vi sono molti altri luoghi non meno importanti nei quali il “Poverello di Assisi” ha vissuto la sua intensa vita spirituale. Mi riferisco alla valle reatina, ritenuta dagli studiosi la terza patria di San Francesco, dopo quella di Assisi e della Verna. Infatti, si trovano luoghi assai cari al Serafico Padre: Fonte Colombo, Greccio, San Fabiano, Poggio Bustone e nella provincia di Terni, lo Speco di Narni.
Fonte Colombo è il luogo ove San Francesco scrisse la sua prima regola ed una soave leggenda narra che Francesco, volendo attendere in quiete assoluta la redazione della stessa, ordinò agli uccelli di tacere e da allora nessun loro canto si ode più su questa montagna.
Fonte Colombo è detto anche il Sinai francescano, poiché in questo luogo San Francesco compose (o ricevette da Dio) la Regola per i suoi seguaci. Così come il Signore dettò a Mosè il decalogo dei Comandamenti, a San Francesco ha ispirato la regola francescana.
In questa località è presente il Sacro Speco, luogo dove Francesco, stretto tra le rocce, si immergeva nell’intimità con Dio, tra silenzio e preghiera, dettando la regola ai frati.
Un altro importante luogo per San Francesco fu Greccio, primo eremo francescano detto “Betlemme Francescana”. Un villaggio della Sabina a 705 metri sul livello del mare, ove è presente il celebre Santuario Francescano in mezzo ad una folta selva di lecci. La leggenda ricorda che Francesco, che già nel 1217 abitava sulla cima del Monte Lacerone, che sovrasta Greccio, scese più volte ad evangelizzare gli abitanti del castello. È in questo luogo che San Francesco realizza, con l’aiuto della popolazione, il primo presepe vivente con l’intento di ricreare la mistica atmosfera del Natale di Betlemme, per vedere con i propri occhi dove nacque Gesù, il Re povero.
Attualmente è presente una grotta ove si conserva un affresco di scuola giottesca del XIII secolo che rappresenta il Natale di Betlemme e quello di Greccio. Percorrendo uno stretto corridoio si arriva ai luoghi abitati dal Santo e dai primi Frati: il dormitorio, il refettorio e la roccia su cui dormiva San Francesco.
Lo Speco di Narni, eremo fondato con ogni probabilità dallo stesso San Francesco nel 1213, è invece il Santuario dove il poverello dimorò per qualche tempo. Qui avvenne il miracolo dell’acqua cambiata in vino, mentre il Santo soffriva di una gravissima infermità.
Le origini del romitorio risalgono all’anno mille, dipendeva dai monaci Benedettini e comprendeva le varie grotte sotto la scogliera e l’oratorio di San Silvestro con l’attigua cisterna.
L’attuale chiostro, lo Speco, una costruzione del quattrocento, all’epoca di San Bernardino da Siena, apostolo dell’osservanza, fu considerato come suo luogo naturale e ne fece un insigne centro dell’umiltà e della povertà francescana. Vi è poi lo Speco del Santo che consiste in una grotta che ha dato il nome al Santuario.
Un altro luogo francescano è il Santuario di San Fabiano, oggi denominato Santa Maria de la Foresta, posto a ridosso della vallata ed è circondato da boschi di castagni. Nel percorso per giungere al Santuario s’incontrano le mura e le stazioni della Via Crucis di scuola napoletana del XVIII secolo provenienti dal Convento di San Bonaventura in Frascati e benedette da San Leonardo da Porto Maurizio, ideatore della Via Crucis. La “Foresta” è detta anche “Tabor Francescano”, poiché qui ebbero tregua le atroci sofferenze di San Francesco, luogo nel quale con ogni probabilità ebbe l’ispirazione del Cantico delle Creature.
In questo luogo, ove il Santo si rifugiò, ospite del Parroco, per riposare e stare tranquillo per la sua cecità incombente, accorse numerosa gente spinta dalla devozione e dalla gioia ed anche da semplice curiosità. Tutto ciò creò un gran via vai di gente che transitando nella vigna del Parroco la saccheggiò e la devastò con grande preoccupazione del sacerdote che vedeva ridursi di parecchio il raccolto. Allora Francesco, che comprese appieno il danno e l’amarezza del prete, si rivolse a lui chiedendo quanta uva produceva il vigneto ed ottenuta la risposta, chiese al prete di San Fabiano di non disperare, ma confidare nella grazia di Dio, perché il prossimo anno avrebbe raccolto molto di più. E così fu.
Secondo lo storiografo Paul Sabatier, San Francesco avrebbe peregrinato e visitato nella valle reatina tutti gli eremi della Sabina e, tra questi, quello di Poggio Bustone, altra località la cui bellezza della natura ed il silenzio dei monti circostanti offrirono al Poverello un momento di estrema tranquillità. Il Santo ormai cieco si riconcilia con gli uomini e con la natura e, nell’intimità più vera e profonda, con Dio. Il Padre Celeste gli rimette i peccati e gli concede il perdono, confermandogli la bontà dell’opera iniziata, l’amore, la cura e la protezione dei suoi frati.
Gioioso e felice per il perdono ottenuto, San Francesco nella fiduciosa certezza di un futuro benedetto dall’Onnipotente, invia i suoi frati, ormai numerosi, a predicare nel mondo il Vangelo, la grandezza dell’amore del Signore e di tutte le sue creature.
Pio XII proclamò San Francesco, insieme a Santa Caterina da Siena, patrono d’Italia, la cui festa si celebra il 4 ottobre..
Fonte Colombo è il luogo ove San Francesco scrisse la sua prima regola ed una soave leggenda narra che Francesco, volendo attendere in quiete assoluta la redazione della stessa, ordinò agli uccelli di tacere e da allora nessun loro canto si ode più su questa montagna.
Fonte Colombo è detto anche il Sinai francescano, poiché in questo luogo San Francesco compose (o ricevette da Dio) la Regola per i suoi seguaci. Così come il Signore dettò a Mosè il decalogo dei Comandamenti, a San Francesco ha ispirato la regola francescana.
In questa località è presente il Sacro Speco, luogo dove Francesco, stretto tra le rocce, si immergeva nell’intimità con Dio, tra silenzio e preghiera, dettando la regola ai frati.
Un altro importante luogo per San Francesco fu Greccio, primo eremo francescano detto “Betlemme Francescana”. Un villaggio della Sabina a 705 metri sul livello del mare, ove è presente il celebre Santuario Francescano in mezzo ad una folta selva di lecci. La leggenda ricorda che Francesco, che già nel 1217 abitava sulla cima del Monte Lacerone, che sovrasta Greccio, scese più volte ad evangelizzare gli abitanti del castello. È in questo luogo che San Francesco realizza, con l’aiuto della popolazione, il primo presepe vivente con l’intento di ricreare la mistica atmosfera del Natale di Betlemme, per vedere con i propri occhi dove nacque Gesù, il Re povero.
Attualmente è presente una grotta ove si conserva un affresco di scuola giottesca del XIII secolo che rappresenta il Natale di Betlemme e quello di Greccio. Percorrendo uno stretto corridoio si arriva ai luoghi abitati dal Santo e dai primi Frati: il dormitorio, il refettorio e la roccia su cui dormiva San Francesco.
Lo Speco di Narni, eremo fondato con ogni probabilità dallo stesso San Francesco nel 1213, è invece il Santuario dove il poverello dimorò per qualche tempo. Qui avvenne il miracolo dell’acqua cambiata in vino, mentre il Santo soffriva di una gravissima infermità.
Le origini del romitorio risalgono all’anno mille, dipendeva dai monaci Benedettini e comprendeva le varie grotte sotto la scogliera e l’oratorio di San Silvestro con l’attigua cisterna.
L’attuale chiostro, lo Speco, una costruzione del quattrocento, all’epoca di San Bernardino da Siena, apostolo dell’osservanza, fu considerato come suo luogo naturale e ne fece un insigne centro dell’umiltà e della povertà francescana. Vi è poi lo Speco del Santo che consiste in una grotta che ha dato il nome al Santuario.
Un altro luogo francescano è il Santuario di San Fabiano, oggi denominato Santa Maria de la Foresta, posto a ridosso della vallata ed è circondato da boschi di castagni. Nel percorso per giungere al Santuario s’incontrano le mura e le stazioni della Via Crucis di scuola napoletana del XVIII secolo provenienti dal Convento di San Bonaventura in Frascati e benedette da San Leonardo da Porto Maurizio, ideatore della Via Crucis. La “Foresta” è detta anche “Tabor Francescano”, poiché qui ebbero tregua le atroci sofferenze di San Francesco, luogo nel quale con ogni probabilità ebbe l’ispirazione del Cantico delle Creature.
In questo luogo, ove il Santo si rifugiò, ospite del Parroco, per riposare e stare tranquillo per la sua cecità incombente, accorse numerosa gente spinta dalla devozione e dalla gioia ed anche da semplice curiosità. Tutto ciò creò un gran via vai di gente che transitando nella vigna del Parroco la saccheggiò e la devastò con grande preoccupazione del sacerdote che vedeva ridursi di parecchio il raccolto. Allora Francesco, che comprese appieno il danno e l’amarezza del prete, si rivolse a lui chiedendo quanta uva produceva il vigneto ed ottenuta la risposta, chiese al prete di San Fabiano di non disperare, ma confidare nella grazia di Dio, perché il prossimo anno avrebbe raccolto molto di più. E così fu.
Secondo lo storiografo Paul Sabatier, San Francesco avrebbe peregrinato e visitato nella valle reatina tutti gli eremi della Sabina e, tra questi, quello di Poggio Bustone, altra località la cui bellezza della natura ed il silenzio dei monti circostanti offrirono al Poverello un momento di estrema tranquillità. Il Santo ormai cieco si riconcilia con gli uomini e con la natura e, nell’intimità più vera e profonda, con Dio. Il Padre Celeste gli rimette i peccati e gli concede il perdono, confermandogli la bontà dell’opera iniziata, l’amore, la cura e la protezione dei suoi frati.
Gioioso e felice per il perdono ottenuto, San Francesco nella fiduciosa certezza di un futuro benedetto dall’Onnipotente, invia i suoi frati, ormai numerosi, a predicare nel mondo il Vangelo, la grandezza dell’amore del Signore e di tutte le sue creature.
Pio XII proclamò San Francesco, insieme a Santa Caterina da Siena, patrono d’Italia, la cui festa si celebra il 4 ottobre..