Sarah: Cassazione, definire quadro investigativo

TARANTO. Sull'omicidio di Sarah Scazzi occorre una "piu' chiara definizione del materiale investigativo e del quadro indiziario da esso delineato". Lo scrive la Prima sezione penale della Cassazione nelle motivazioni con le quali spiega il perche', lo scorso 17 maggio, aveva dichiarato inammissibile il ricorso presentato dalla difesa di Sabrina Misseri contro la prima ordinanza del Tribunale della liberta' di Taranto che, il 12 novembre 2010, aveva convalidato la custodia in carcere per Sabrina per l'uccisione della cugina Sara in concorso con il padre Michele.

Due pagine che, pero', come spiegano fonti di piazza Cavour, sono un "atto dovuto" - in quanto superate dalle successive ordinanze emesse da Taranto in base ai nuovi sviluppi dell'inchiesta per l'omicidio di Sara - e tengono conto della "situazione sino al novembre 2010".

La Cassazione nelle motivazioni affronta i diversi cambi di versione della dinamica del delitto da parte di Michele Misseri, cambi di versione che gia' avevano indotto i supremi giudici a giudicarlo "inattendibile", e sottolinea che "il conflitto di lealta' vissuto da un padre, diviso tra l'esigenza di proteggere la figlia, presunta omicida, e l'urgenza di sollevare la propria coscienza del peso di un fatto gravissimo cui, comunque, ha preso parte, e' una plausibile, anche se non l'unica spiegazione possibile, delle innegabili contraddizioni che costellano il narrato del Misseri, tale da non precludere l'esame dei riscontri estrinseci delle accuse dallo stesso rivolte alla figlia, ravvisati dal Tribunale, con motivazione diffusa e coerente, tra cui risalta la confessione extragiudiziale, cui e' correttamente attribuita una consistenza probatoria autonoma, che Sabrina Misseri, nell'immediatezza del rinvenimento del cadavere della cugina, dopo quarantuno giorni dalla sua scomparsa, avrebbe reso all'amica e vicina di casa Anna Pisano'".

La Cassazione, pur dichiarando "inammissibile" il ricorso presentato dalla difesa di Sabrina Misseri, non l'ha condannata al pagamento della sanzione pecuniaria alla cassa delle ammende che di solito si commina per il tempo sottratto alla giustizia "in attesa - hanno motivato - di una piu' chiara definizione del materiale investigativo e del quadro indiziario da esso delineato". Motivazioni che Franco Coppi, difensore di Sabrina Misseri, definisce "atto strasuperato" dalle successive decisioni.

21/10/2011