“Un saluto da Giornale di Puglia a… Franco Baresi”, una vita da capitano, una vita da Milan

di Nicola Ricchitelli. «Dotato di uno stile unico, prepotente, imperioso, talora spietato. Si getta sul pallone come una belva: e se per un caso dannato non lo coglie, salvi il buon Dio chi ne è in possesso! Esce dopo un anticipo atteggiandosi a mosse di virile bellezza gladiatoria. Stacca bene, comanda meglio in regia: avanza in una sequenza di falcate non meno piacenti che energiche: avesse anche la legnata del gol, sarebbe il massimo mai visto sulla terra», così scrisse di lui un tal Gianni Brera. Si disse inadatto fisicamente, e così all’Inter gli preferirono suo fratello Beppe, mentre lui al terzo provino – su insistenza dell’allora accompagnatore Guido Settembrini - arrivò alla corte del “diavolo”. Tutto ebbe inizio un lontano pomeriggio del 23 Aprile 1978 a Verona, per poi divenire titolare inamovibile la stagione successiva nell’anno dello scudetto della “Stella” al fianco di gente quali Gianni Rivera, Fabio Capello e Aldo Maldera. Arrivarono gli anni della serie B, anche se con essi arrivarono le chiamate di Enzo Bearzot che lo inserì nella rosa dei 22 sia in occasione degli europei del 1980 in Italia, e sia nella spedizione spagnola di “Spagna 82” come riserva di Gaetano Scirea. Dalla notte di Madrid, alle “notti magiche” di Italia 90, arrivando alle lacrime di Pasadena, la maglia azzurra, ha saputo donare gioie e dolori, ma comunque grandi soddisfazioni.
Per il resto è storia arcinota, nel segno del”Diavolo” in 20 stagioni, Baresi con la maglia del Milan, vincerà 6 scudetti, 3 Coppe dei Campioni, 2 Coppe Intercontinentali, 3 Supercoppe europee e 4 Supercoppe italiane, rispettivamente con Liedholm, Sacchi e Capello.

D: Un saluto da Giornale di Puglia a Franco Baresi – storico capitano del Milan – Franco cosa significa indossare la maglia del Milan?

R:«Indossare la maglia del Milan è un onore che ti senti di rappresentarla nel tuo paese e anche fuori nel mondo, perché è stata una maglia gloriosa che ha vinto tanto, e per questa ragione me la sono sentita addosso».

D: Cosa significa essere un capitano, quante le responsabilità legate a quella fascia?

R:«La fascia di capitano ti dà grande responsabilità, gioie e amarezze, quando le cose non vanno per il verso giusto devi essere sempre pronto nel tuo ruolo, per te, per i compagni, per il tuo pubblico e per la società e te la guadagni giorno per giorno».

D: Franco, come hai vissuto la polemica legata all’addio di Paolo Maldini?

R: «Mi è molto dispiaciuto perché Paolo ha fatto tanto, una bandiera».

D: Hai mai più rincontrato quei dirigenti interisti che ti scartarono a quindici anni preferendoti tuo fratello Beppe? Che ricordi hai di quell’esperienza?

R:«Credo che il destino abbia voluto che le cose andassero così. Non ricordo le persone, ero bambino, Beppe all’Inter io al Milan. Alla fine tutti felici di essere andati dove ci troviamo ancora oggi».

D: Franco, 23 Aprile 1978, Verona-Milan: il giorno del tuo esordio al fianco di gente quali Gianni Rivera, Aldo Maldera ecc. Cosa si prova nello scendere in un campo di serie A a soli 17 anni? Che ricordi hai di quel giorno?

R:«Mi sembrava un sogno. Si stava realizzando il sogno di poter giocare al fianco del mio idolo Rivera e di tanti altri campioni che erano lì in quel momento».

D: Dei tanti titoli vinti quale quello cui sei maggiormente legato o che ricordi con particole piacere?

R:«Sono legato in particolare al primo scudetto del 1988, e alla prima Coppa dei Campioni vinta nel 1989 a Barcellona contro lo Steaua di Bucarest».

D: Franco, con la maglia azzurra hai vinto rispettivamente un oro, un argento e un bronzo ai mondiali di calcio, oltre al terzo posto agli europei del 1988. Dalle lacrime di Pasadena alla gioia di Madrid quanto ti ha dato la maglia azzurra?

R:«Mi sono sentito onorato di indossare la maglia azzurra e di rappresentare il mio paese nel mondo, oltre ad avere la fortuna di giocare tanti anni e prendere parte a ben tre mondiali».

D: Degli oltre 25 anni con la casacca rossonera, gli anni delle due retrocessioni possono dirsi sicuramente quelli più duri. Come hai vissuto quei momenti?

R:«Sono stati dei momenti duri ma alla fine ne siamo usciti, ci sono state occasioni di andare in altre società, ma ero convinto che saremmo ritornati assieme al gruppo di allora ai livelli che competevano ad una grande squadra come il Milan».

D: Franco, da Nils Liedholm ad Arrigo Sacchi arrivando a Fabio Capello, cosa accomuna questi tre grandi allenatori e cosa li distingueva?

R:«Con questi tre tecnici ho attraversato ben quindici anni della mia carriera, ed ho appreso da tutti qualcosa. Nella forma erano diversi fra di loro ma hanno dato positività alle squadre che loro allenavano».

D: Hai ricoperto per quattro anni – 2002/2006 – il ruolo di allenatore della Primavera del Milan e quindi nei due anni successivi nella Beretti: vi è un Franco Baresi del futuro tra i giovani che hai allenato? Ci pensi mai alla panchina del Milan?

R:«Non si possono fare confronti, perché quattro anni non sono tantissimi. Ricordo qualche ragazzo che oggi porta il nome di Matri, Sammarco, Astori, e altri. Alla panchina del Milan non ci penso. Sto vivendo con serenità il ruolo che ho oggi in società. Sempre Forza Milan».

Posta un commento

Nuova Vecchia

Modulo di contatto