di Nicola Ricchitelli. Nel cuore vi è sempre l’ispettore Ramaglia, personaggio che lo ha definitivamente consacrato nella famosa serie televisiva “La squadra”: "La Squadra e’ stata senza dubbio la mia più bella esperienza in televisione e mi ha regalato la sensazione unica di partecipare a un progetto che aveva una valenza formativa, educativa e informativa per una realtà difficile come quella della mia città», anche se tra un po’ lo rivedremo nei panni di Donato Spataro ad un “Medico Famiglia”. Una chiacchierata quella con Mario Porfido che come sempre tocca i diversi momenti della carriera dell’attore napoletano, con il solito sguardo al futuro:« teatro con un testo di Manlio Santanelli intitolato “ Disturbi di Memoria” con la regia di Renato Carpentieri, poi Medico 8 e poi chissà…".
D: Un saluto da Giornale di Puglia a Mario Porfito. Mario l’ultima apparizione è stata in “casa Martini” e quindi “Un Medico in Famiglia 7”. Cosa puoi raccontarci di questa esperienza?
R:«Entrare in una fiction che ha fatto storia negli ultimi anni in televisione, e’ un privilegio poiche’ ti consente di scoprire i meccanismi del successo di un prodotto televisivo capace di riunire intere famiglie davanti alla tv. Credo che nel caso del “medico “ la chiave sia il processo di immedesimazione diretto nel raccontare vicende e personaggi in modo che ognuno possa in essi riconoscersi e riconoscere persone che conosce e ritrovare rappresentate storie di cui e’ stato a sua volta protagonista o che potrebbero vederlo protagonista se gli accadessero, in poche parole il racconto che riproduce la vita e che sceglie sempre con saggezza e leggerezza il modo di affrontarla. Il mio personaggio, Donato Spataro, e’ una persona per bene , di buoni sentimenti e racconta ,tra mille malintesi, la possibilità di vivere una bella storia d’amore a cinquanta anni».
D: Mario, “La Squadra” può dirsi la tua consacrazione nel ruolo dell’Ispettore Antonio Ramaglia quante le soddisfazioni ricevute da questo ruolo? Cosa accomuna l’ispettore Ramaglia e Mario Porfito?
R:«La Squadra e’ stata senza dubbio la mia più bella esperienza in televisione e mi ha regalato la sensazione unica di partecipare a un progetto che aveva una valenza formativa, educativa e informativa per una realtà difficile come quella della mia città. Quindi non solo televisione, ma anche impegno civile che penso sia indispensabile esercitare nel momento in cui la tua faccia diventa popolare e ti e’ concesso di comunicare a chi ti vede, il tuo pensiero e il tuo voler migliorare la società in cui viviamo. La squadra era secondo me veramente “UTILE “ alla mia città».
D: Mario, cinema, televisione, teatro: quale lo scenario a te più congeniale?
R:«Sono e mi ritengo un attore di teatro prestato alla televisione e il palcoscenico resta il posto dove sono piu’ a mio agio e dove credo di aver fatto le cose piu’ interessanti della mia vita grazie all’incontro con persone “magiche” come Strehler, Patroni Griffi, Vitez...».
D: Mario, nella serie televisiva “La Squadra” avete raccontato Napoli in un qualche modo, cos’è Napoli oggi? Possono cinema e televisione aiutare a cambiare una realtà?
R:«Napoli deve cambiare da sola e lo farà solo quando nella coscienza collettiva sarà impellente l’ esigenza di questo cambiamento, Noi dobbiamo adoperarci con qualsiasi mezzo, per far si che ciò avvenga al più presto possibile. Non e’ questo del resto il compito dell’arte?».
D: Mario, vi è da attendersi un suo ritorno tra le strade del quartiere Spaccanapoli?
R:«La squadra e’ una storia ormai finita e non certo per nostra volontà e credo che difficilmente altre produzioni possano riempire il vuoto che la fine della Squadra ha lasciato».
D: Mario, da Lina Wertmùller a Nanni Loy, passando per Tartaglia, Martinetti, e quindi Martone, Rubini, a quale di questi registi sei legato? In futuro con chi ti piacerebbe lavorare?
D:«Martone è senza dubbio il regista tra questi che mi ispira di più e il suo ultimo film mi è sembrato un vero capolavoro».
D: Recentemente sei stato protagonista nel ruolo di Alfredo Benvenuto nella soap “Un posto al sole”: vi è da attendersi in futuro un tuo ritorno a Possillipo?
R:«Mai dire mai….. anche se i ritorni mi mettono un po’ di tristezza!».
D: Cosa c’è nel futuro di Mario Porfito?
R:«Intanto teatro con un testo di Manlio Santanelli intitolato “ Disturbi di Memoria” con la regia di Renato Carpentieri, poi Medico 8 e poi chissà…».
D: Un saluto da Giornale di Puglia a Mario Porfito. Mario l’ultima apparizione è stata in “casa Martini” e quindi “Un Medico in Famiglia 7”. Cosa puoi raccontarci di questa esperienza?
R:«Entrare in una fiction che ha fatto storia negli ultimi anni in televisione, e’ un privilegio poiche’ ti consente di scoprire i meccanismi del successo di un prodotto televisivo capace di riunire intere famiglie davanti alla tv. Credo che nel caso del “medico “ la chiave sia il processo di immedesimazione diretto nel raccontare vicende e personaggi in modo che ognuno possa in essi riconoscersi e riconoscere persone che conosce e ritrovare rappresentate storie di cui e’ stato a sua volta protagonista o che potrebbero vederlo protagonista se gli accadessero, in poche parole il racconto che riproduce la vita e che sceglie sempre con saggezza e leggerezza il modo di affrontarla. Il mio personaggio, Donato Spataro, e’ una persona per bene , di buoni sentimenti e racconta ,tra mille malintesi, la possibilità di vivere una bella storia d’amore a cinquanta anni».
D: Mario, “La Squadra” può dirsi la tua consacrazione nel ruolo dell’Ispettore Antonio Ramaglia quante le soddisfazioni ricevute da questo ruolo? Cosa accomuna l’ispettore Ramaglia e Mario Porfito?
R:«La Squadra e’ stata senza dubbio la mia più bella esperienza in televisione e mi ha regalato la sensazione unica di partecipare a un progetto che aveva una valenza formativa, educativa e informativa per una realtà difficile come quella della mia città. Quindi non solo televisione, ma anche impegno civile che penso sia indispensabile esercitare nel momento in cui la tua faccia diventa popolare e ti e’ concesso di comunicare a chi ti vede, il tuo pensiero e il tuo voler migliorare la società in cui viviamo. La squadra era secondo me veramente “UTILE “ alla mia città».
D: Mario, cinema, televisione, teatro: quale lo scenario a te più congeniale?
R:«Sono e mi ritengo un attore di teatro prestato alla televisione e il palcoscenico resta il posto dove sono piu’ a mio agio e dove credo di aver fatto le cose piu’ interessanti della mia vita grazie all’incontro con persone “magiche” come Strehler, Patroni Griffi, Vitez...».
D: Mario, nella serie televisiva “La Squadra” avete raccontato Napoli in un qualche modo, cos’è Napoli oggi? Possono cinema e televisione aiutare a cambiare una realtà?
R:«Napoli deve cambiare da sola e lo farà solo quando nella coscienza collettiva sarà impellente l’ esigenza di questo cambiamento, Noi dobbiamo adoperarci con qualsiasi mezzo, per far si che ciò avvenga al più presto possibile. Non e’ questo del resto il compito dell’arte?».
D: Mario, vi è da attendersi un suo ritorno tra le strade del quartiere Spaccanapoli?
R:«La squadra e’ una storia ormai finita e non certo per nostra volontà e credo che difficilmente altre produzioni possano riempire il vuoto che la fine della Squadra ha lasciato».
D: Mario, da Lina Wertmùller a Nanni Loy, passando per Tartaglia, Martinetti, e quindi Martone, Rubini, a quale di questi registi sei legato? In futuro con chi ti piacerebbe lavorare?
D:«Martone è senza dubbio il regista tra questi che mi ispira di più e il suo ultimo film mi è sembrato un vero capolavoro».
D: Recentemente sei stato protagonista nel ruolo di Alfredo Benvenuto nella soap “Un posto al sole”: vi è da attendersi in futuro un tuo ritorno a Possillipo?
R:«Mai dire mai….. anche se i ritorni mi mettono un po’ di tristezza!».
D: Cosa c’è nel futuro di Mario Porfito?
R:«Intanto teatro con un testo di Manlio Santanelli intitolato “ Disturbi di Memoria” con la regia di Renato Carpentieri, poi Medico 8 e poi chissà…».