ROMA. (GUARDA IL VIDEO - VIDEO 2) Poco dopo le 20 e' iniziato ieri sera a Palazzo Grazioli il vertice tra Pdl e Lega con al centro la crisi di governo e i contenuti del maxiemendamento alla legge di stabilita' che dovra' essere presentato oggi presso la commissione Bilancio del Senato.
Presenti Angelino Alfano, segretario del Pdl, i coordinatori del partito Denis Verdini e Ignazio La Russa, i capigruppo di Camera e Senato Fabrizio Cicchitto e Maurizio Gasparri, il leader della Lega Umberto Bossi, i ministri del Carroccio Roberto Maroni e Roberto Calderoli. Ultimo ad arrivare presso la residenza del premier e' stato Giulio Tremonti, ministro dell'Economia, che ha lavorato con i tecnici del suo ministero alla stesura del maxiemendamento anche dopo il voto con cui ieri la Camera ha sancito la fine della maggioranza uscita dalle urne nel 2008.
Nel vertice e' stata confermata la linea che il premier intende seguire nei prossimi giorni e che ha comunicato al presidente Giorgio Napolitano nell'incontro svoltosi dopo il voto di Montecitorio sul rendiconto dello Stato. Berlusconi prende atto che il governo non ha piu' la maggioranza alla Camera ma si dimettera' solo dopo l'approvazione della legge di stabilita' che contiene le misure anticrisi chieste dall'Unione europea e contenute nella lettera di intenti inviata a Consiglio europeo e Banca centrale europea.
C'e' cosi' un problema di tempi: la legge di stabilita' (nuova dizione della legge finanziaria) si prevede venga approvata definitivamente entro novembre mentre il primo via libera del Senato potrebbe arrivare gia' venerdi'. E c'e' anche un problema di contenuti: per ottenere il si' dell'opposizione al maxiemendamento si dovrebbe aprire un tavolo di trattativa, mossa che il governo non ha fatto quando non aveva problemi di maggioranza e che deve fare ora quando quella maggioranza non c'e' piu' alla Camera. Le dimissioni del premier potrebbero inoltre arrivare paradossalmente dopo il voto favorevole di Camera e Senato a un provvedimento di primaria importanza come la legge di stabilita'. Il premier ha dichiarato ieri sera in collegamento telefonico con il Tg5: ''A questo punto le elezioni anticipate sono piu' vicine. Mi sembra che sia logico, perche' questo Parlamento oggi e' paralizzato almeno alla Camera, mentre al Senato il centrodestra ha ancora una buona maggioranza''. E ha aggiunto: ''Dopo il varo della legge di stabilita' ci saranno le mie dimissioni, in modo che il capo dello Stato possa aprire le consultazioni e decidere sul futuro: non spetta a me decidere, ma io vedo solo la possibilita' di nuove elezioni. Il Parlamento e' paralizzato''.
Il presidente del Consiglio punta a evitare l'obiettivo a cui stanno lavorando da tempo le opposizioni: la formazione di un governo di responsabilita' nazionale che possa contare su una larga maggioranza. Per questo avrebbe proposto al presidente Napolitano, in alternativa alle elezioni anticipate, solo lo scenario del varo di un nuovo governo di centrodestra con la premiership di Alfano.
Una nota diffusa dal Quirinale chiarisce la situazione: ''Il presidente del Consiglio ha manifestato a Napolitano la sua consapevolezza delle implicazioni del risultato del voto alla Camera. Egli ha nello stesso tempo espresso viva preoccupazione per l'urgente necessita' di dare puntuali risposte alle attese dei partner europei con l'approvazione della legge di stabilita'''.
Conclude il comunicato: ''Una volta compiuto tale adempimento, il presidente del Consiglio rimettera' il suo mandato al capo dello Stato che procedera' alle consultazioni di rito dando la massima attenzione alle posizioni e proposte di ogni forza politica, di quelle della maggioranza risultata dalle elezioni del 2008 come di quelle di opposizione''.
In serata c'e' stato pure un vertice del Pd con il segretario Pier Luigi Bersani che dichiara: ''Il governo ha 308 voti su 630 alla Camera. Le opposizioni unite hanno dimostrato che la maggioranza non c'e' piu'. L'annuncio reso al Quirinale delle dimissioni del presidente del Consiglio e' una svolta che salutiamo con grande soddisfazione''.
Presenti Angelino Alfano, segretario del Pdl, i coordinatori del partito Denis Verdini e Ignazio La Russa, i capigruppo di Camera e Senato Fabrizio Cicchitto e Maurizio Gasparri, il leader della Lega Umberto Bossi, i ministri del Carroccio Roberto Maroni e Roberto Calderoli. Ultimo ad arrivare presso la residenza del premier e' stato Giulio Tremonti, ministro dell'Economia, che ha lavorato con i tecnici del suo ministero alla stesura del maxiemendamento anche dopo il voto con cui ieri la Camera ha sancito la fine della maggioranza uscita dalle urne nel 2008.
Nel vertice e' stata confermata la linea che il premier intende seguire nei prossimi giorni e che ha comunicato al presidente Giorgio Napolitano nell'incontro svoltosi dopo il voto di Montecitorio sul rendiconto dello Stato. Berlusconi prende atto che il governo non ha piu' la maggioranza alla Camera ma si dimettera' solo dopo l'approvazione della legge di stabilita' che contiene le misure anticrisi chieste dall'Unione europea e contenute nella lettera di intenti inviata a Consiglio europeo e Banca centrale europea.
C'e' cosi' un problema di tempi: la legge di stabilita' (nuova dizione della legge finanziaria) si prevede venga approvata definitivamente entro novembre mentre il primo via libera del Senato potrebbe arrivare gia' venerdi'. E c'e' anche un problema di contenuti: per ottenere il si' dell'opposizione al maxiemendamento si dovrebbe aprire un tavolo di trattativa, mossa che il governo non ha fatto quando non aveva problemi di maggioranza e che deve fare ora quando quella maggioranza non c'e' piu' alla Camera. Le dimissioni del premier potrebbero inoltre arrivare paradossalmente dopo il voto favorevole di Camera e Senato a un provvedimento di primaria importanza come la legge di stabilita'. Il premier ha dichiarato ieri sera in collegamento telefonico con il Tg5: ''A questo punto le elezioni anticipate sono piu' vicine. Mi sembra che sia logico, perche' questo Parlamento oggi e' paralizzato almeno alla Camera, mentre al Senato il centrodestra ha ancora una buona maggioranza''. E ha aggiunto: ''Dopo il varo della legge di stabilita' ci saranno le mie dimissioni, in modo che il capo dello Stato possa aprire le consultazioni e decidere sul futuro: non spetta a me decidere, ma io vedo solo la possibilita' di nuove elezioni. Il Parlamento e' paralizzato''.
Il presidente del Consiglio punta a evitare l'obiettivo a cui stanno lavorando da tempo le opposizioni: la formazione di un governo di responsabilita' nazionale che possa contare su una larga maggioranza. Per questo avrebbe proposto al presidente Napolitano, in alternativa alle elezioni anticipate, solo lo scenario del varo di un nuovo governo di centrodestra con la premiership di Alfano.
Una nota diffusa dal Quirinale chiarisce la situazione: ''Il presidente del Consiglio ha manifestato a Napolitano la sua consapevolezza delle implicazioni del risultato del voto alla Camera. Egli ha nello stesso tempo espresso viva preoccupazione per l'urgente necessita' di dare puntuali risposte alle attese dei partner europei con l'approvazione della legge di stabilita'''.
Conclude il comunicato: ''Una volta compiuto tale adempimento, il presidente del Consiglio rimettera' il suo mandato al capo dello Stato che procedera' alle consultazioni di rito dando la massima attenzione alle posizioni e proposte di ogni forza politica, di quelle della maggioranza risultata dalle elezioni del 2008 come di quelle di opposizione''.
In serata c'e' stato pure un vertice del Pd con il segretario Pier Luigi Bersani che dichiara: ''Il governo ha 308 voti su 630 alla Camera. Le opposizioni unite hanno dimostrato che la maggioranza non c'e' piu'. L'annuncio reso al Quirinale delle dimissioni del presidente del Consiglio e' una svolta che salutiamo con grande soddisfazione''.