BRINDISI. Sabato scorso, 26 novembre, una squadra della Federazione speleologica pugliese ha rinvenuto un cadavere in un pozzo scavato in una cavità artificiale in località Badessa, in territorio brindisino al confine con Carovigno e S. Vito dei Normanni, nei sotterranei della omonima Masseria Badessa.
Gli speleologi, impegnati in un sopralluogo di verifica nell’ambito del progetto “Catasto regionale delle grotte e delle cavità artificiali”, hanno subito allertato i Carabinieri della vicina stazione di S. Vito dei Normanni, che intervenuti hanno avviato le indagini.
I sotterranei della masseria, ormai abbandonata, sono stati esplorati per la prima volta nel 1997 dagli speleologi del gruppo grottagliese “Cryptae Aliae” e successivamente catastati al n. PUCA515 del Catasto regionale delle cavità artificiali: Pozzo Tancredi, al cui fondo sono stati rinvenuti i resti umani, è profondo 20 metri.
La profondità del pozzo e l’isolamento del casolare, probabilmente, saranno state concause del ritrovamento non di tipo storico o archeologico. Pare, infatti, che lo scheletro umano rinvenuto sia collegato a un caso di lupara bianca nel brindisino, un giovane di 30 la cui scomparsa potrebbe risalire al marzo del 2008 e che nell’aprile successivo è addirittura diventata segnalazione per la trasmissione “Chi l’ha visto?”.
Le ipotesi condurrebbero ad Antonio Santoro per due circostanze: rispetto ai tempi in cui è avvenuta la scomparsa, Santoro sarebbe l’unico a mancare all’appello, inoltre le Forze dell’ordine avevano ipotizzato il cadavere occultato in una cavità abbandonata della zona, tanto che una squadra mobile di Brindisi, in quel periodo, organizzò una ‘battuta di superficie’ nei dintorni senza però portare le indagini a buon fine. In quel caso il territorio oggetto di perlustrazione fu Masseria Cafaro, poco distante da Masseria Badessa: entrambe rientrano nel perimetro di campagna dove Santoro solitamente si ‘intratteneva’. Sembra che avesse commesso reati rurali ed era sottoposto a sorveglianza speciale per via delle frequentazioni criminali pericolose, stesse frequentazione che – si ipotizza – possano averlo fatto fuori. Ora i medici legali procederanno con gli esami e se occorrerà adopereranno anche il test del Dna.
Il sopralluogo degli speleologi aveva la finalità di verificare la posizione della cavità catastata nel 1997, apporre una targa di identificazione e registrarla sulle mappe tramite georeferenziazione. L’attività è inserita nel progetto finanziato dalla Regione Puglia con fondi Fesr 2007-2013 asse IV, che lo scorso anno fu approvato per avviare il completamento del processo di conoscenza del sottosuolo (la Puglia per l’85% è di natura carsica ed esistono oltre 2mila cavità naturali e artificiali). La consegna è prevista per il 2012.
Gli speleologi, impegnati in un sopralluogo di verifica nell’ambito del progetto “Catasto regionale delle grotte e delle cavità artificiali”, hanno subito allertato i Carabinieri della vicina stazione di S. Vito dei Normanni, che intervenuti hanno avviato le indagini.
I sotterranei della masseria, ormai abbandonata, sono stati esplorati per la prima volta nel 1997 dagli speleologi del gruppo grottagliese “Cryptae Aliae” e successivamente catastati al n. PUCA515 del Catasto regionale delle cavità artificiali: Pozzo Tancredi, al cui fondo sono stati rinvenuti i resti umani, è profondo 20 metri.
La profondità del pozzo e l’isolamento del casolare, probabilmente, saranno state concause del ritrovamento non di tipo storico o archeologico. Pare, infatti, che lo scheletro umano rinvenuto sia collegato a un caso di lupara bianca nel brindisino, un giovane di 30 la cui scomparsa potrebbe risalire al marzo del 2008 e che nell’aprile successivo è addirittura diventata segnalazione per la trasmissione “Chi l’ha visto?”.
Le ipotesi condurrebbero ad Antonio Santoro per due circostanze: rispetto ai tempi in cui è avvenuta la scomparsa, Santoro sarebbe l’unico a mancare all’appello, inoltre le Forze dell’ordine avevano ipotizzato il cadavere occultato in una cavità abbandonata della zona, tanto che una squadra mobile di Brindisi, in quel periodo, organizzò una ‘battuta di superficie’ nei dintorni senza però portare le indagini a buon fine. In quel caso il territorio oggetto di perlustrazione fu Masseria Cafaro, poco distante da Masseria Badessa: entrambe rientrano nel perimetro di campagna dove Santoro solitamente si ‘intratteneva’. Sembra che avesse commesso reati rurali ed era sottoposto a sorveglianza speciale per via delle frequentazioni criminali pericolose, stesse frequentazione che – si ipotizza – possano averlo fatto fuori. Ora i medici legali procederanno con gli esami e se occorrerà adopereranno anche il test del Dna.
Il sopralluogo degli speleologi aveva la finalità di verificare la posizione della cavità catastata nel 1997, apporre una targa di identificazione e registrarla sulle mappe tramite georeferenziazione. L’attività è inserita nel progetto finanziato dalla Regione Puglia con fondi Fesr 2007-2013 asse IV, che lo scorso anno fu approvato per avviare il completamento del processo di conoscenza del sottosuolo (la Puglia per l’85% è di natura carsica ed esistono oltre 2mila cavità naturali e artificiali). La consegna è prevista per il 2012.