BARI. “Comincio a credere che qualcuno abbia interesse alla chiusura del Centro Ricerche Bonomo”. A lanciare il sospetto è il consigliere regionale del Partito Democratico Ruggiero Mennea, secondo il quale la dismissione del Consorzio e la costituzione di una nuova Fondazione da parte della provincia di Barletta, Andria e Trani ha l’unico scopo di seppellire le responsabilità di chi ha generato il tracollo finanziario del Crb. “Non riesco a trovare alcun altra spiegazione alla costituzione di un’altra società , se non appunto quello di chiudere quanto prima una pratica spinosa come la gestione amministrativa e finanziaria scellerata del consorzio negli ultimi anni”, spiega Mennea.
“Poi, dalla bozza del provvedimento di costituzione della nuova fondazione leggo cose che mi fanno accapponare la pelle. Ad esempio: il nuovo consorzio, secondo i nostri amministratori provinciali, dovrebbe comprare dal vecchio gli impianti, i macchinari, le attrezzature e altri beni di proprietà necessari a garantire lo svolgimento dell’attività . Cioè, fatemi capire: vogliamo pagare con i soldi dei cittadini dei beni che sono già stati acquistati con soldi pubblici? Ma stiamo scherzando? Leggo poi che si intende individuare soggetti a cui affidare lo svolgimento dell’attività di ricerca o la gestione delle strutture e degli impianti: e i dipendenti? Perché non sono in grado di svolgere l’attività da soli? Cos’è, bisogna aggiungere i posti a tavola? Che senso ha trovare una società a cui poi chiedere di assumere i dipendenti del vecchio Centro Bonomo, “se pur per la durata della convenzione”? Questa è la “sensibilità dell’ente al tema della salvaguardia occupazionale”? Che garanzie avrebbero i dipendenti? E non sarebbe meno oneroso, per la Fondazione, assumerli direttamente? Perché pagare un intermediario? Guardate, forse non è chiara una cosa: il Centro Ricerche Bonomo, se non fosse stato per la gestione amministrativa e finanziaria scellerata degli ultimi anni, sarebbe un consorzio in attivo. I ricercatori del Crb hanno svolto un lavoro egregio, sono riusciti ad ottenere importanti finanziamenti. Perché dovremmo far gestire un nuovo Centro da un privato?”.
Alla luce di queste riflessioni, Mennea chiede al Consiglio provinciale della Bat di stoppare il progetto di costituzione della nuova fondazione e ribadisce alla Provincia di Bari la richiesta di revoca della messa in liquidazione del Consorzio. “Bisogna puntare all’allargamento della compagine consortile, con il coinvolgimento della Regione Puglia, dello Iam (istituto Agronomico del Mediterraneo), delle Università (in particolare di quella di Foggia), dei Comuni, delle aziende private e del Patto territoriale Nord Barese Ofantino e di tutti coloro che hanno interesse a partecipare per rilanciare concretamente l’agricoltura del nostro territorio”, continua il consigliere regionale del Partito Democratico. “Chiederò all’assessore all’agricoltura Dario Stefà no di convocare quanto prima un tavolo con i presidenti delle Province di Bari e Bat e le organizzazioni sindacali, affinché venga scongiurata la chiusura del Crb e vengano trovate soluzioni per il suo rilancio. E intanto spero che qualcuno finalmente intervenga per chiarire chi e come ha portato il Consorzio in questo stato”.
“Poi, dalla bozza del provvedimento di costituzione della nuova fondazione leggo cose che mi fanno accapponare la pelle. Ad esempio: il nuovo consorzio, secondo i nostri amministratori provinciali, dovrebbe comprare dal vecchio gli impianti, i macchinari, le attrezzature e altri beni di proprietà necessari a garantire lo svolgimento dell’attività . Cioè, fatemi capire: vogliamo pagare con i soldi dei cittadini dei beni che sono già stati acquistati con soldi pubblici? Ma stiamo scherzando? Leggo poi che si intende individuare soggetti a cui affidare lo svolgimento dell’attività di ricerca o la gestione delle strutture e degli impianti: e i dipendenti? Perché non sono in grado di svolgere l’attività da soli? Cos’è, bisogna aggiungere i posti a tavola? Che senso ha trovare una società a cui poi chiedere di assumere i dipendenti del vecchio Centro Bonomo, “se pur per la durata della convenzione”? Questa è la “sensibilità dell’ente al tema della salvaguardia occupazionale”? Che garanzie avrebbero i dipendenti? E non sarebbe meno oneroso, per la Fondazione, assumerli direttamente? Perché pagare un intermediario? Guardate, forse non è chiara una cosa: il Centro Ricerche Bonomo, se non fosse stato per la gestione amministrativa e finanziaria scellerata degli ultimi anni, sarebbe un consorzio in attivo. I ricercatori del Crb hanno svolto un lavoro egregio, sono riusciti ad ottenere importanti finanziamenti. Perché dovremmo far gestire un nuovo Centro da un privato?”.
Alla luce di queste riflessioni, Mennea chiede al Consiglio provinciale della Bat di stoppare il progetto di costituzione della nuova fondazione e ribadisce alla Provincia di Bari la richiesta di revoca della messa in liquidazione del Consorzio. “Bisogna puntare all’allargamento della compagine consortile, con il coinvolgimento della Regione Puglia, dello Iam (istituto Agronomico del Mediterraneo), delle Università (in particolare di quella di Foggia), dei Comuni, delle aziende private e del Patto territoriale Nord Barese Ofantino e di tutti coloro che hanno interesse a partecipare per rilanciare concretamente l’agricoltura del nostro territorio”, continua il consigliere regionale del Partito Democratico. “Chiederò all’assessore all’agricoltura Dario Stefà no di convocare quanto prima un tavolo con i presidenti delle Province di Bari e Bat e le organizzazioni sindacali, affinché venga scongiurata la chiusura del Crb e vengano trovate soluzioni per il suo rilancio. E intanto spero che qualcuno finalmente intervenga per chiarire chi e come ha portato il Consorzio in questo stato”.