di Maria Teresa Lattarulo. Se la parola “classico” significa “di prima classe”, allora è il termine più indicato per condensare l’essenza di un film quale “Colazione da Tiffany”. Questo grande “classico”, con protagonista Audrey Hepburn, ha appena compiuto cinquant’anni e nella giornata di ieri, solo per una sera, è stato proiettato nelle sale cinematografiche italiane in versione restaurata.
Il personaggio di Holly Golightly, mirabilmente interpretato dalla Hepburn, è l’icona di uno stile che significa innanzitutto libertà.
Holly/Audrey è un’eroina un po’ folle, che spende il suo denaro “mal guadagnato” per aiutare l’amato fratello e nutrire un gatto randagio ed ama rifugiarsi nel mondo elegante e ovattato di Tiffany quando vuole sfuggire alla durezza del mondo reale.
Fare colazione in abito da sera, chiamare un taxi con un fischio, tenere il telefono in una valigia, indossare un anello trovato in una scatola di noccioline sono altrettanti gesti di sfida alle regole ed alle convenzioni sociali. Esprimono una libertà interiore che si spinge fino a trascurare la propria reputazione e a sacrificare la rispettabilità in nome delle esigenze di una vita autentica.
Il fascino del film, tratto dall'omonimo romanzo di Truman Capote e diretto da Blake Edwards, reso famoso anche dalla malinconica dolcezza delle note di “Moon river”, risiede proprio in questo spirito che lo rende ancora fresco ed attuale. La conferma si è avuta ieri con i duecentomila euro di incassi al botteghino.
Il progetto è stato realizzato in collaborazione con Unicef: è stato infatti proiettato un video che mostra Audrey Hepburn mentre si recava in visita a una comunità di bambini africani.
Per l’occasione è stato anche pubblicato un libro: “Colazione da Tiffany - L’edizione ufficiale del cinquantesimo anniversario”, di Sarah Gristwood (Magazzini Salani). Si tratta di un volume di ricordi, corredati da foto, aneddoti ed episodi avvenuti dietro le quinte, che ricostruisce la storia di una delle favole romantiche più belle del nostro tempo.
Il personaggio di Holly Golightly, mirabilmente interpretato dalla Hepburn, è l’icona di uno stile che significa innanzitutto libertà.
Holly/Audrey è un’eroina un po’ folle, che spende il suo denaro “mal guadagnato” per aiutare l’amato fratello e nutrire un gatto randagio ed ama rifugiarsi nel mondo elegante e ovattato di Tiffany quando vuole sfuggire alla durezza del mondo reale.
Fare colazione in abito da sera, chiamare un taxi con un fischio, tenere il telefono in una valigia, indossare un anello trovato in una scatola di noccioline sono altrettanti gesti di sfida alle regole ed alle convenzioni sociali. Esprimono una libertà interiore che si spinge fino a trascurare la propria reputazione e a sacrificare la rispettabilità in nome delle esigenze di una vita autentica.
Il fascino del film, tratto dall'omonimo romanzo di Truman Capote e diretto da Blake Edwards, reso famoso anche dalla malinconica dolcezza delle note di “Moon river”, risiede proprio in questo spirito che lo rende ancora fresco ed attuale. La conferma si è avuta ieri con i duecentomila euro di incassi al botteghino.
Il progetto è stato realizzato in collaborazione con Unicef: è stato infatti proiettato un video che mostra Audrey Hepburn mentre si recava in visita a una comunità di bambini africani.
Per l’occasione è stato anche pubblicato un libro: “Colazione da Tiffany - L’edizione ufficiale del cinquantesimo anniversario”, di Sarah Gristwood (Magazzini Salani). Si tratta di un volume di ricordi, corredati da foto, aneddoti ed episodi avvenuti dietro le quinte, che ricostruisce la storia di una delle favole romantiche più belle del nostro tempo.