di Francesco Greco. Umiliato e offeso: lo vedi in tv, deriso da chi è indegno di slacciargli i calzari e lo sovrapponi, specularmente, alla figura del Cristo, “rivoluzionario” che porge l’altra guancia. Poi lo ascolti, ti sazi del miele carsico che scorre nelle sue parole, la linfa vitale che sostiene il pensiero, e capisci perché assumono atteggiamenti così volgari: per non confrontarsi con le ascisse e le ordinate scomode, borderline delle teorie trasfigurate in azione quotidiana di un ”prete da marciapiede” (autodefinizione). La cui speculazione formatta e relativizza il conformismo della cultura dominante nei suo anfratti più reconditi, incapace di sortire dalla palude in cui s’è cacciata perché ormai, fra default e cigni neri, destrutturata, autoreferenziata.
Fosse possibile contestualizzare un personaggio così complesso, quasi barocco, sarebbe agevole collocarlo fra la Teologia della Liberazione che anima la Chiesa dell’America Latina (da Boff a Romero) e la “Chiesa col grembiule” di don Tonino Bello nel cuore di una modernità stordita e confusa da icone miserabili, parole stuprate e prive di senso di una koinè che riduce l’uomo in un solipsismo lacerante. Fatto è però che la sorprendente lucidità analitica del suo riflettere conquista alla “causa” sempre più persone bramose di dare un senso ai loro giorni. E i suoi saggi sono attesi, e accolti come un dono di grazia non solo dai credenti di una Chiesa allo sbando, atrofizzata, burocratica, fra secolarizzazione e comportamenti personali abietti, ma anche, o soprattutto da chi fa del dubbio il nutrimento di una fede latente e sottintesa, ma forse proprio per questo incline alla “militanza”.
“Se non ora, adesso”, di don Andrea Gallo (le donne, i giovani, la liberazione sessuale), Chiarelettere, Milano 2011 , pp. 156, € 14 (Collana “Reverse”, progetto grafico David Pearson, foto Pino Bertelli) si posiziona fra le cose più pregne e ispide dette da un prete ex giovane (è nato a Genova nel 1928), ma che dell’adolescente conserva lo sguardo puro e l’approccio al reale che decodifica, interpreta, sintetizza con rara efficacia, inventandosi una koinè di grande effetto comunicativo sino a elevarsi (Moni Ovadia in prefazione), a “profeta del nostro tempo”.
Sotto forma di “parabole”, come nel Cristianesimo delle radici, don Gallo riflette dunque sulle facce della modernità e le sue patologie. “Il mondo, dicono, sta morendo per mancanza di amore. Rispondo seccamente: Non ci credo” (Lettera alle donne). “Se non si ha ben chiaro che gli accampati sul greto, i lavavetri ai semafori, i giovani dei centri sociali, i precari, i cassintegrati, i senza casa, i disturbati mentali, i senza fissa dimora, i migranti irregolari, i tossicomani sono innanzitutto persone…” (Illegale è la miseria). “Di fronte alla sessualità le chiese, le religioni, la mia Chiesa cattolica, continuano moralisticamente a scegliere la strada delle imposizioni e delle proibizioni” (La vera rivoluzione culturale). “Primo compito: abbattere gli idoli e rendere vivibile il Natale alle persone sole, agli emarginarti, ai carcerati, ai più poveri, ai migranti…” (Auguri di Natale). “I rabbini, gli imam, i vescovi devono smettere di voler convincere che parlano in nome di Dio!”.
La forza del suo messaggio ridà verginità, e dignità alle parole, riecheggiando quelle nude del Cristo, senza esegesi e decodificazioni talvolta mistificanti.
Fosse possibile contestualizzare un personaggio così complesso, quasi barocco, sarebbe agevole collocarlo fra la Teologia della Liberazione che anima la Chiesa dell’America Latina (da Boff a Romero) e la “Chiesa col grembiule” di don Tonino Bello nel cuore di una modernità stordita e confusa da icone miserabili, parole stuprate e prive di senso di una koinè che riduce l’uomo in un solipsismo lacerante. Fatto è però che la sorprendente lucidità analitica del suo riflettere conquista alla “causa” sempre più persone bramose di dare un senso ai loro giorni. E i suoi saggi sono attesi, e accolti come un dono di grazia non solo dai credenti di una Chiesa allo sbando, atrofizzata, burocratica, fra secolarizzazione e comportamenti personali abietti, ma anche, o soprattutto da chi fa del dubbio il nutrimento di una fede latente e sottintesa, ma forse proprio per questo incline alla “militanza”.
“Se non ora, adesso”, di don Andrea Gallo (le donne, i giovani, la liberazione sessuale), Chiarelettere, Milano 2011 , pp. 156, € 14 (Collana “Reverse”, progetto grafico David Pearson, foto Pino Bertelli) si posiziona fra le cose più pregne e ispide dette da un prete ex giovane (è nato a Genova nel 1928), ma che dell’adolescente conserva lo sguardo puro e l’approccio al reale che decodifica, interpreta, sintetizza con rara efficacia, inventandosi una koinè di grande effetto comunicativo sino a elevarsi (Moni Ovadia in prefazione), a “profeta del nostro tempo”.
Sotto forma di “parabole”, come nel Cristianesimo delle radici, don Gallo riflette dunque sulle facce della modernità e le sue patologie. “Il mondo, dicono, sta morendo per mancanza di amore. Rispondo seccamente: Non ci credo” (Lettera alle donne). “Se non si ha ben chiaro che gli accampati sul greto, i lavavetri ai semafori, i giovani dei centri sociali, i precari, i cassintegrati, i senza casa, i disturbati mentali, i senza fissa dimora, i migranti irregolari, i tossicomani sono innanzitutto persone…” (Illegale è la miseria). “Di fronte alla sessualità le chiese, le religioni, la mia Chiesa cattolica, continuano moralisticamente a scegliere la strada delle imposizioni e delle proibizioni” (La vera rivoluzione culturale). “Primo compito: abbattere gli idoli e rendere vivibile il Natale alle persone sole, agli emarginarti, ai carcerati, ai più poveri, ai migranti…” (Auguri di Natale). “I rabbini, gli imam, i vescovi devono smettere di voler convincere che parlano in nome di Dio!”.
La forza del suo messaggio ridà verginità, e dignità alle parole, riecheggiando quelle nude del Cristo, senza esegesi e decodificazioni talvolta mistificanti.