Foggia: catturato braccio destro boss Li Bergolis

FOGGIA. E' finita dopo circa due anni la latitanza di Enzo Miucci, considerato il braccio destro di Franco Li Bergolis, boss della mafia garganica. A catturarlo sono stati i carabinieri del Ros di Bari.
Miucci era figlio di Antonio ucciso il 14 agosto del 1993, nell'ambito della faida garganica tra le famiglie Li Bergolis e Primosa-Basta-Alfieri.
Stando alle accuse contestate, fra i molti reati, Enzo Miucci avrebbe aiutato Li Bergolis ad evitare la cattura, che comunque è avvenuta nel settembre 2010 dopo una lunga latitanza.

SI NASCONDEVA IN CASA - Si nascondeva tra le mura domestiche nella sua abitazione a Monte Sant'Angelo, in provincia di Foggia, Enzo Miucci, 27 anni di Manfredonia, detto Renzino, latitante della criminalita' garganica catturato lunedi' 31 ottobre dai carabinieri del Ros di Bari e del Nucleo Investigativo di Foggia, coordinati dalla Procura Distrettuale Antimafia del capoluogo pugliese.
L'uomo era conosciuto nell'ambiente come 'u' creatur' forse perche' fin da ragazzino si era messo al servizio del boss, suo parente, Franco Li Bergolis, 33 anni di Monte Sant'Angelo, detto 'u calcarul', diventandone prima uno dei fedelissimi, poi il suo braccio destro e ora, dopo la cattura del capo avvenuta il 26 settembre 2010, il suo sostituto.
Per questo Miucci aveva deciso, sebbene ricercato da due anni, di restare nel quartier generale della Mafia del Gargano, Monte Sant'Angelo, proprio per mantenere le fila dell'organizzazione criminale di stampo mafioso fortemente indebolita non solo dalla cattura del boss Li Bergolis, ma anche dopo quella del boss emergente del clan Li Bergolis, Giusppe Pacilli, 39 anni, di Monte Sant'Angelo, detto 'Beppe u' montanar', avvenuta il 13 maggio scorso, in una masseria nei boschi sempre della cittadina garganica.

IL PADRE UCCISO DAI KILLER - Il padre di Miucci, Antonio, venne ucciso dai killer dei clan avversari Primosa-Alfieri, quando aveva solo 9 anni, in una giornata di agosto. Un omicidio che segnera' la sua vita per sempre poiche' da quel momento venne in qualche modo adottato dal parente Franco Li Bergolis, all'epoca solo adolescente, e crebbe nella convinzione di dover vendicare il padre e di mettersi in tutto e per tutto al servizio del clan.
Fu lui in prima persona a garantire non solo che la latitanza del boss fosse sicura, ma a fornirgli tutti i confort necessari. Forse lui stesso e' riuscito a tessere quella rete di rapporti con i clan foggiani, Sinisi-Francavilla, che sarebbero serviti a Franco Li Bergolis per intrecciare alleanze preziose e per avere validi sostegni di copertura proprio durante i quasi due anni di latitanza (566 giorni per la precisione).
Gli investigatori antimafia di Bari avevano intuito il ruolo di Miucci e avevano chiesto e ottenuto per lui una misura cautelare che lo avrebbe, il 22 giugno scorso, potuto portato in carcere. Miucci, pero', in quell'occasione sfuggi' all'operazione che si concluse con l'arresto di oltre una decina di persone (molti dei quali del clan Francavilla) accusate proprio di aver favorito la latitanza del boss Li Bergolis.

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