Governo: Berlusconi appeso al voto della Camera

ROMA. Tornato a Roma dopo un viaggio lampo ad Arcore, Silvio Berlusconi ha convocato ieri sera a Palazzo Grazioli un vertice del Pdl. Tre ore di riunione sono servite a valutare la situazione politica venutasi a creare con alcune defezioni di parlamentari nelle file del Pdl e con la richiesta di un ''passo laterale'' venuto anche dalla Lega che ha chiesto a Berlusconi di aprire il cammino a un nuovo governo e soprattutto a una nuova premiership.

La conclusione del vertice conferma la linea del presidente del Consiglio: per ora niente dimissioni. Berlusconi attendera' il voto di oggi pomeriggio alla Camera sul rendiconto dello Stato, poi e' previsto un nuovo vertice questa sera a Palazzo Grazioli con lo stato maggiore di Pdl e Lega. Si valutera' in quella sede il numero delle eventuali astensioni sul provvedimento che verranno dalle fila del centrodestra (anche le opposizioni hanno annunciato la propria astensione) e i voti favorevoli ottenuti dal provvedimento.

Se le astensioni fossero piu' numerose dei voti favorevoli, sarebbe dimostrata la perdita della maggioranza da parte del governo. Se i voti a favore del provvedimento dovessero infatti fermarsi al di sotto di quota 314, Berlusconi potrebbe gettare la spugna per evitare la sfiducia in un prossimo voto alla Camera.

Ma e' anche possibile che il presidente del Consiglio, malgrado la possibile controprova dell'Aula di Montecitorio, decida di proseguire sulla linea tenuta nella giornata di ieri: annuncio della richiesta del voto di fiducia sulla lettera di intenti inviata al Consiglio europeo e alla Banca centrale europea.

Secondo le indiscrezioni, il primo pronunciamento sulla richiesta di voto di fiducia riguarderebbe in questo caso Palazzo Madama. In quest'ultimo scenario, le possibilita' potrebbero essere due: presentarsi alla Camera forte del voto del Senato sfidando i malumori presenti nella maggioranza per ottenere anche qui la fiducia, o recarsi al Quirinale non sfiduciato per indicare la via di un nuovo governo con un premier gradito a Berlusconi. Non si scarta neppure l'ipotesi che sia lo stesso Berlusconi a suggerire la soluzione delle elezioni anticipate.

A smentire le voci sulle imminenti dimissioni del premier ha contribuito l'esito degli incontri avuti da Berlusconi ad Arcore con Fedele Confalonieri, presidente di Mediaset, e la figlia Marina, presidente di Fininvest e del gruppo Mondadori. Si teme che le dimissioni da presidente del Consiglio possano avere ripercussioni negative sulle aziende berlusconiane. La richiesta di dimissioni venuta dalla Lega, che ha inviato ad Arcore il ministro Roberto Calderoli per ufficializzare la richiesta, e' stata pero' la novita' imprevista che rischia di mettere in crisi la linea assunta da Berlusconi. Il presidente del Consiglio avrebbe chiesto garanzie sul proseguimento della legislatura anche nell'ipotesi di sue dimissioni. In questa ipotesi, ogni decisione spetterebbe al presidente Giorgio Napolitano che aprirebbe le consultazioni per verificare la possibilita' di altre maggioranze in Parlamento.

Ieri sera Berlusconi, in un intervento telefonico a una iniziativa del Pdl a Monza, oltre a ripetere di voler vedere in faccia chi ha intenzione di votargli contro all'interno della maggioranza, ha pure polemizzato con Giulio Tremonti, ministro dell'Economia: ''Un premier che non riesce a imporre la propria visione dell'economia non e' un premier''.

Le opposizioni, dopo aver deciso di astenersi sul voto di questo pomeriggio alla Camera sul rendiconto dello Stato in quanto considerato un atto dovuto, continuano a confrontarsi sulla scelta di una mozione di sfiducia. Ieri sera Pier Luigi Bersani, segretario del Pd, Lorenzo Cesa e Pier Ferdinando Casini dell'Udc, Francesco Rutelli, leader dell'Api, hanno avuto un colloquio a Montecitorio con Gianfranco Fini, presidente della Camera.

Le opposizioni chiedono le dimissioni di Berlusconi anche per favorire la ripresa di credibilita' dell'Italia sulla scena internazionale alla vigilia dell'arrivo degli ispettori dell'Unione europea e del Fondo monetario internazionale che hanno il compito di monitorare come le istituzioni italiane affrontano la crisi economica e la necessita' di riforme strutturali.