Governo: per Monti possibile incarico già domani. Ma il Pdl non lo vuole

ROMA. (GUARDA IL VIDEO - VIDEO 2) Giorni di lavoro intenso per il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Lavoro che potrebbe portare, qualora si manifestasse una larga intesa politica, gia' nella giornata di domenica ad avere Mario Monti nuovo presidente del Consiglio.

Il capo dello Stato e' impegnato in queste ore in una serie di colloqui, sia sul fronte interno che sul versante internazionale, con l'obiettivo di trovare una rapida soluzione, dopo le dimissioni annunciate per domani del premier Silvio Berlusconi, per dare al Paese un governo in grado di attuare quelle misure chieste dall'Unione Europea per fronteggiare la crisi finanziaria. Da quanto emerge dal fronte parlamentare, il capo dello Stato sarebbe fermo sul nome di Monti, anche se in queste ore circolano altri nomi per il possibile ruolo di premier, come Lamberto Dini, Giuliano Amato o Angelino Alfano. A quanto viene riferito, Napolitano avrebbe pero' individuato nell'ex commissario europeo la figura piu' indicata per portare il nostro Paese fuori dalla crisi e al riparo dagli attacchi dei mercati finanziari.

Il timing per le consultazioni e l'incarico al nuovo premier non e' stato ne' puo' essere ovviamente ufficializzato, dovendosi attendere le dimissioni di Berlusconi. Ma dalla evidente celerita' con cui Napolitano sta gestendo questa fase politica e dalle considerazioni che possono derivare dalle sue pubbliche affermazioni, emerge il seguente piano di lavoro: domani entro le 18 approvazione definitiva della Legge di stabilita', a Montecitorio, con immediata convocazione successiva del Consiglio dei ministri per l'annuncio che Silvio Berlusconi si andra' a dimettere; dopo le dimissioni del premier, e' probabile che partano immediatamente le consultazioni del capo dello Stato, a cominciare dai due ex presidenti della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro e Carlo Azeglio Ciampi; le consultazioni proseguirebbero nella mattinata di domenica con gli incontri di Napolitano con i gruppi parlamentari; nel primo pomeriggio di domenica il capo dello Stato potrebbe quindi incaricare il professor Mario Monti di formare un nuovo governo; Monti avrebbe qualche ora per fare sue consultazioni, per poi tornare nella serata di domenica a sciogliere la riserva al Quirinale con la lista dei ministri.

Se tutto quindi dovesse andare secondo quanto sta emergendo in queste ore, lunedi' mattina, alla riapertura dei mercati, l'Italia si troverebbe con un nuovo governo insediato. Un governo che potrebbe andare a raccogliere la fiducia, rispettivamente, di Senato e Camera - secondo quanto riferito da numerosi parlamentari, che sono stati allertati per l'occasione - tra le giornate di martedi' e mercoledi' prossimi.

Il finale sembrava gia' scritto: Mario Monti nuovo presidente del Consiglio. Molto probabilmente, alla luce del rischio default e dell'esposizione politico-finanziaria internazionale in cui si trova il Belpaese, il soggetto non dovrebbe subire sostanziali modifiche. Quella che pero' in un primo momento pareva la sceneggiatura di una pellicola di genere drammatico, seppur con lieto fine, nelle ultime ore si sta trasformando in thriller dall'esito non del tutto scontato.

Alla base di tutto l'improvviso cambio di passo della maggioranza, dove innanzitutto le lacerazioni interne al Pdl - insieme al no a un esecutivo che non nasca dalle urne ribadito dalla Lega Nord - stanno riaprendo scenari fino a ieri bollati come fantapolitica: dall'indicazione concreta di un nome alternativo a quello che da opposizioni e ambienti finanziari viene considerato come l'unico salvatore della Patria possibile, alla speranza di portare il Paese ad un voto anticipato. Ipotesi, al momento, che nasconderebbero solo schermaglie funzionali alla ricerca di una trattativa vincente su nomi, incarichi e programma. Ma sta di fatto che la spaccatura pidiellina, tra chi spinge per dare il via libera a Monti e chi non vuole accettare imposizioni - dal Colle o dalla Borsa e' indifferente -, dal momento che a vincere le elezioni nel 2008 non e' stato il centrosinistra, e' profonda. Lo provano le continue riunioni fiume a palazzo Grazioli, cosi' come il rinvio dell'Assemblea del gruppo a Montecitorio, prevista in un primo momento per domani alle 14. Come se si volesse attendere il responso dell'Aula della Camera sulla Legge di Stabilita', previsto per domani pomeriggio, nella speranza che possa uscire dal cilindro una maggioranza davvero ampia, un allargamento tale da far immaginare un nuovo futuro e la nascita di un ''governo chiaro e non di ammucchiata'', come auspica Ignazio La Russa.

Un esecutivo, aggiunge il ministro e coordinatore del Pdl, che ''ci porti al piu' presto alle elezioni e poi dia all'Italia un governo legittimato che possa fare tutte le misure''.

Insomma, secondo La Russa, tra i piu' convinti sostenitori - insieme a larga parte degli ex An e di una fetta di ex Forza Italia - bisogna andarci cauti con il dare per scontato Monti a Palazzo Chigi. Il rischio e' che si contribuisca a ''far entrare papa uno che magari'', per via della ''spinta mediatica eccessiva, finisce con l'uscirne cardinale''.

Nomi alternativi, dunque, quelli circolati nelle ultime ore, di Lamberto Dini o Angelino Alfano, allo scopo di provare a recuperare i malpancisti, evitare la spaccatura con il Carroccio e allargare all'Udc. Il cui leader, Pier Ferdinando Casini, scrive intanto su Twitter: ''Il governo di larghe intese non puo' nascere senza il Pdl e il Pd. La casa brucia, a che servirebbe un governicchio?''. Interrogativo legittimo, a cui forse gia' domani verra' data risposta, quando si comprendera' meglio quale sara' la composizione dell'ipotetica squadra di governo. Perche' al di la' di nomi alternativi e desiderata vari, una domanda chiave, al centro della trattativa politica, sarebbe la seguente: sara' un governo prettamente tecnico o ci sara' spazio anche per ministeri e sottosegretariati da affidare a esponenti politici? La partita, secondo i soliti maliziosi del Palazzo, finche' non viene data risposta, non si chiudera'.

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