BARI. Coesione sociale e nazionale: di fronte a una crisi finanziaria internazionale così dura, la politica deve offrire una prova straordinaria di unità d’intenti. “Conoscevo il pensiero del presidente Napolitano, ma le sue parole mi hanno ugualmente impressionato”. È il commento del presidente del Consiglio regionale, Onofrio Introna, a conclusione della visita del Capo dello Stato in Puglia. “Ci ha affidato un messaggio di speranza per l’Italia e di fiducia nelle energie del Mezzogiorno, a condizione di cambiare molto nel modo di governare, di produrre, di vivere e di lavorare: condivido quanto ha detto e lo ringrazio, perché pur comprensibilmente preoccupato dalle notizie che arrivavano da Genova ha voluto confermare il programma delle giornate in Terra di Bari. Al suo dolore associamo la sofferenza e la solidarietà dei pugliesi”.
“La presenza del Presidente ha rappresentato un segno di attenzione, un riconoscimento di quanto la Puglia ha dato al Paese nei 150 anni di unità e sta dando tuttora e questa regione è grata a Napolitano - osserva Introna – gli è legata e glielo ha dimostrato, raccogliendosi con lui nel ricordo delle ragazze di Barletta e apprezzando il semplice ma significativo gesto della signora Clio, che ha deposto un bouquet di fiori bianchi sulle macerie”.
“La gente – aggiunge Introna – ha fiducia nel presidente della Repubblica e apprezza la sua difesa senza se e senza ma dei valori della Costituzione e dell’unità nazionale. Nella sua guida illuminante si individuano pochi ma importanti spiragli: le classi politiche e sociali devono reagire e trovare nella condivisione le condizioni per portare fuori dalla crisi un Paese che soffre”.
“Occorre cambiare, però, ci ha detto Napolitano”, fa notare Introna. È in crisi anche un modello di società dei consumi, “bisogna invertire la rotta di uno sviluppo che tollera egoismi di singoli e di parte, si deve tornare a privilegiare la cultura del lavoro, a guardare verso i più deboli. Equità sociale, in questo torna attuale il sacrificio di Peppino Di Vagno, ‘il forte lottatore’, come lo ha definito Giuseppe Di Vittorio, che lo affiancava con la sua guida carismatica nelle lotte per l’emancipazione di braccianti e ‘cafoni’. E Napolitano è venuto a riconoscere la grandezza di un pugliese, un socialista, martire ancora prima di Matteotti del fascismo e degli agrari, che armarono la mano degli squadristi nell’illusione che la violenza potesse fermare la domanda di giustizia sociale delle masse”.
“Con il ricordo del ‘gigante buono’ - continua il presidente del Consiglio regionale - Napolitano ha reso omaggio alla storia di un’intera regione, protagonista di pagine nobili di lotta e di rivendicazione nel primo dopoguerra”. Poco più di dieci anni dopo, nelle celle di Turi Antonio Gramsci divideva la prigionia politica con Sandro Pertini e per ricordarlo Napolitano ha suggerito di apporre una targa all’ingresso del carcere.
Nel corso della visita pugliese, il presidente Introna ha donato al Capo dello Stato un elegante esemplare dello stemma rinnovato della Regione Puglia, dove un sesto anello verde, sotto la corona federiciana, simboleggia la nuova provincia di Barletta, Andria e Trani.
“La presenza del Presidente ha rappresentato un segno di attenzione, un riconoscimento di quanto la Puglia ha dato al Paese nei 150 anni di unità e sta dando tuttora e questa regione è grata a Napolitano - osserva Introna – gli è legata e glielo ha dimostrato, raccogliendosi con lui nel ricordo delle ragazze di Barletta e apprezzando il semplice ma significativo gesto della signora Clio, che ha deposto un bouquet di fiori bianchi sulle macerie”.
“La gente – aggiunge Introna – ha fiducia nel presidente della Repubblica e apprezza la sua difesa senza se e senza ma dei valori della Costituzione e dell’unità nazionale. Nella sua guida illuminante si individuano pochi ma importanti spiragli: le classi politiche e sociali devono reagire e trovare nella condivisione le condizioni per portare fuori dalla crisi un Paese che soffre”.
“Occorre cambiare, però, ci ha detto Napolitano”, fa notare Introna. È in crisi anche un modello di società dei consumi, “bisogna invertire la rotta di uno sviluppo che tollera egoismi di singoli e di parte, si deve tornare a privilegiare la cultura del lavoro, a guardare verso i più deboli. Equità sociale, in questo torna attuale il sacrificio di Peppino Di Vagno, ‘il forte lottatore’, come lo ha definito Giuseppe Di Vittorio, che lo affiancava con la sua guida carismatica nelle lotte per l’emancipazione di braccianti e ‘cafoni’. E Napolitano è venuto a riconoscere la grandezza di un pugliese, un socialista, martire ancora prima di Matteotti del fascismo e degli agrari, che armarono la mano degli squadristi nell’illusione che la violenza potesse fermare la domanda di giustizia sociale delle masse”.
“Con il ricordo del ‘gigante buono’ - continua il presidente del Consiglio regionale - Napolitano ha reso omaggio alla storia di un’intera regione, protagonista di pagine nobili di lotta e di rivendicazione nel primo dopoguerra”. Poco più di dieci anni dopo, nelle celle di Turi Antonio Gramsci divideva la prigionia politica con Sandro Pertini e per ricordarlo Napolitano ha suggerito di apporre una targa all’ingresso del carcere.
Nel corso della visita pugliese, il presidente Introna ha donato al Capo dello Stato un elegante esemplare dello stemma rinnovato della Regione Puglia, dove un sesto anello verde, sotto la corona federiciana, simboleggia la nuova provincia di Barletta, Andria e Trani.