di Dario Durante. «Un paese senza biblioteche efficienti è un paese senza memoria e senza futuro. Per ogni biblioteca che chiude, si restringono gli spazi di democrazia e di libertà». È questo il grido d’allarme lanciato a tutta la società italiana dall'Associazione Italiana Biblioteche (AIB) assieme al variegato mondo delle associazioni e istituti operanti nel settore come il Forum del Libro, l’Associazione Bianchi Bandinelli, Generazione TQ, i Presìdi del libro, l’IFLA (International Federation of Library Associations and Institutions) e l’EBLIDA (European Bureau of Library, Information and Documentation Associations).
Un appello per chiedere un’inversione di rotta che porti maggiore attenzione e maggiori risorse per queste strutture schiacciate ormai dai pesanti tagli ai bilanci e al personale, dai blocchi all’aggiornamento delle raccolte e riduzioni all’orario di apertura che rendono impossibile l’esercizio delle funzioni più elementari, pregiudicando il diritto dei cittadini alla cultura, all’istruzione, alla conoscenza, alla condivisione dei valori su cui si è costruita la storia d’Italia.
«Uno Stato che ha paura di discutere i problemi delle biblioteche e della cultura, riducendo la richiesta di dare vita a un dibattito pubblico sul loro ruolo e sulla loro crisi a un problema di ordine pubblico - come è avvenuto lo scorso 11 ottobre davanti alla Biblioteca nazionale centrale di Roma, dove cittadini che volevano difendere le biblioteche e valorizzarne la funzione hanno trovato i cancelli sbarrati e sono stati accolti da poliziotti in tenuta antisommossa - è uno Stato che tradisce l'interesse pubblico, che nega a chi ha a cuore le sorti delle biblioteche persino la possibilità di parlarne».
Un appello per chiedere un’inversione di rotta che porti maggiore attenzione e maggiori risorse per queste strutture schiacciate ormai dai pesanti tagli ai bilanci e al personale, dai blocchi all’aggiornamento delle raccolte e riduzioni all’orario di apertura che rendono impossibile l’esercizio delle funzioni più elementari, pregiudicando il diritto dei cittadini alla cultura, all’istruzione, alla conoscenza, alla condivisione dei valori su cui si è costruita la storia d’Italia.
«Uno Stato che ha paura di discutere i problemi delle biblioteche e della cultura, riducendo la richiesta di dare vita a un dibattito pubblico sul loro ruolo e sulla loro crisi a un problema di ordine pubblico - come è avvenuto lo scorso 11 ottobre davanti alla Biblioteca nazionale centrale di Roma, dove cittadini che volevano difendere le biblioteche e valorizzarne la funzione hanno trovato i cancelli sbarrati e sono stati accolti da poliziotti in tenuta antisommossa - è uno Stato che tradisce l'interesse pubblico, che nega a chi ha a cuore le sorti delle biblioteche persino la possibilità di parlarne».
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