BARI. L’esposizione, ideata e curata da Clara Gelao, Direttrice della Pinacoteca Provinciale, è costituita da una selezionata rassegna di 58 opere scultoree in bronzo e terracotta, 15 disegni e 9 tra sculture e dipinti di altri artisti posti a confronto, di Antonio Di Pillo (Pratola Peligna, Aq, 1909-Trinitapoli 1991). Le opere rivengono in gran parte dalla collezione del figlio dell’artista ma anche da pubbliche istituzioni, come la Pinacoteca 9cento di Foggia, la Galleria Provinciale d’Arte Moderna e Contemporanea di Foggia, la Civica Galleria d’Arte Contemporanea di Trinitapoli e da vari collezionisti privati.
La mostra è un’occasione per esplorare la scultura della seconda metà del Novecento in Puglia, puntando l’attenzione su una figura d’artista ancora poco conosciuta, Antonio Di Pillo, un interessante scultore la cui attività , dopo un soggiorno di qualche anno a Roma – dove entrò in contatto con gli artisti e i critici più affermati all’epoca – si svolse quasi ininterrottamente, per circa quarant’anni e sino alla morte, a Trinitapoli (Foggia), città d’origine della moglie, farmacista.
Nel periodo migliore della sua attività il Di Pillo procede da una rivisitazione delle forme dell’avanguardia dei primi del Novecento – in particolare dal picassismo, col suo gusto per le potenti sintesi e per lo spontaneo espressionismo dell’arte africana – sino alla progressiva elaborazione di un particolarissimo stile, del tutto personale, più strettamente legato ad una cultura latamente “mediterranea”, in cui confluiscono ricordi dell’arte egiziana, cretese e della scultura greca preclassica (dai kuroi alle korai del VII-VI secolo), evidenti prelievi dalla scultura di Modigliani e Brancusi, accomunati da una cura del dettaglio e di un sottile, pittorico linearismo che è il tratto peculiare della scultura del Di Pillo. In questa produzione “profana”, che si esprime preferibilmente nel bronzo e nella terracotta, lo scultore si rivela un vero e proprio virtuoso delle finiture, che preparava e curava personalmente, sì che i diversi materiali assumono in molti casi tonalizzazioni e marezzature inedite, di straordinario fascino.
La mostra di Ritratti e Nudi del Di Pillo e la piccola, preziosa selezione di Crocifissi “neoromanici”, esaltata dai confronti con scultori e pittori pugliesi che, nella stessa epoca, perseguono analoghe ricerche (da Gaetano Martinez a Pino Conte per la scultura, Michele Depalma per la pittura) sarà completata da una scelta di disegni, caratterizzati da forme larghe e accoglienti e da un tratto sottile e sicuro (disegni che in nessun caso sono preparatori delle opere scultoree, ma vivono di vita propria). Dulcis in fundo, una straordinaria indagine fotografica sui “dettagli” (volti, capigliature, rifiniture) delle opere di Di Pillo, effettuata da Giuseppe Ciliberti e Stefano Di Marco, fotografi della Pinacoteca Provinciale di Bari, autori di una inedita ed eccezionale campagna fotografica volta a proporre con immagini di estrema suggestione una nuova e diversa lettura dell’artista.
La mostra è un’occasione per esplorare la scultura della seconda metà del Novecento in Puglia, puntando l’attenzione su una figura d’artista ancora poco conosciuta, Antonio Di Pillo, un interessante scultore la cui attività , dopo un soggiorno di qualche anno a Roma – dove entrò in contatto con gli artisti e i critici più affermati all’epoca – si svolse quasi ininterrottamente, per circa quarant’anni e sino alla morte, a Trinitapoli (Foggia), città d’origine della moglie, farmacista.
Nel periodo migliore della sua attività il Di Pillo procede da una rivisitazione delle forme dell’avanguardia dei primi del Novecento – in particolare dal picassismo, col suo gusto per le potenti sintesi e per lo spontaneo espressionismo dell’arte africana – sino alla progressiva elaborazione di un particolarissimo stile, del tutto personale, più strettamente legato ad una cultura latamente “mediterranea”, in cui confluiscono ricordi dell’arte egiziana, cretese e della scultura greca preclassica (dai kuroi alle korai del VII-VI secolo), evidenti prelievi dalla scultura di Modigliani e Brancusi, accomunati da una cura del dettaglio e di un sottile, pittorico linearismo che è il tratto peculiare della scultura del Di Pillo. In questa produzione “profana”, che si esprime preferibilmente nel bronzo e nella terracotta, lo scultore si rivela un vero e proprio virtuoso delle finiture, che preparava e curava personalmente, sì che i diversi materiali assumono in molti casi tonalizzazioni e marezzature inedite, di straordinario fascino.
La mostra di Ritratti e Nudi del Di Pillo e la piccola, preziosa selezione di Crocifissi “neoromanici”, esaltata dai confronti con scultori e pittori pugliesi che, nella stessa epoca, perseguono analoghe ricerche (da Gaetano Martinez a Pino Conte per la scultura, Michele Depalma per la pittura) sarà completata da una scelta di disegni, caratterizzati da forme larghe e accoglienti e da un tratto sottile e sicuro (disegni che in nessun caso sono preparatori delle opere scultoree, ma vivono di vita propria). Dulcis in fundo, una straordinaria indagine fotografica sui “dettagli” (volti, capigliature, rifiniture) delle opere di Di Pillo, effettuata da Giuseppe Ciliberti e Stefano Di Marco, fotografi della Pinacoteca Provinciale di Bari, autori di una inedita ed eccezionale campagna fotografica volta a proporre con immagini di estrema suggestione una nuova e diversa lettura dell’artista.