BARI. Una riunione di tutte le regioni adriatiche, nell’imminente Assemblea plenaria della Conferenza delle Assemblee legislative regionali Europee (Calre), sulla minaccia per l’ecosistema marino rappresentata dai progetti di estrazione di idrocarburi in mare. Se ne farà promotore il presidente del Consiglio regionale della Puglia, Onofrio Introna, come ha annunciato nel corso della seduta straordinaria del Consiglio comunale di Polignano, riunito insieme ai rappresentanti di altre otto amministrazioni costiere. Al termine è stato adottato un documento unitario che chiede la moratoria di qualsiasi prospezione sottomarina al largo delle coste pugliesi ed un incontro col ministro all’ambiente, per esporre le ragioni del territorio.
Introna – con lui per la Regione sono intervenuti l’assessore Lorenzo Nicastro e il consigliere Giovanni Epifani – ha proposto anche una grande manifestazione pacifica in Puglia ed un’eventuale consultazione popolare. “Occorre fare squadra tra le istituzioni regionali e locali e coinvolgere i cittadini e in particolare i giovani. L’Adriatico non si tocca – ha ribadito – pochi barili di pessimo petrolio non possono rischiare di sconvolgere la vita di 40 milioni di italiani, balcanici e greci che vivono sul nostro mare e traggono sostentamento dalle sue straordinarie risorse”.
Il presidente ha ricordato la proposta di legge alle Camere approvata all’unanimità dal Consiglio regionale pugliese il 20 luglio, per la messa al bando di ogni ricerca o sfruttamento in tutto l’Adriatico. Ha già avuto un riscontro positivo dall’Unione Europea ed è stata trasmessa alle regioni adriatiche per iniziative analoghe. “Dobbiamo allargare il fronte, a cominciare dall’Abruzzo e Molise, interessati da analoghi problemi per il progetto di fronte alle Tremiti. Agendo da sola, la Puglia potrebbe dare l’impressione di condurre una battaglia ideologica, mentre si tratta di una richiesta di civiltà , perché il mare è il futuro”.
”E’ una battaglia che deve vederci uniti, senza distinzioni di territori e di colore”, ha aggiunto Introna, insistendo sul diritto dei pugliesi a “valorizzare le proprie vocazioni naturali, a sostenere la scelta della green economy che si coniuga allo sviluppo ecosostenibile, a difendere l’industria della pesca di qualità , il lavoro delle marinerie, il settore turistico, per i quali la qualità delle acque, la limpidezza e la balneabilità sono ragioni di vita e di crescita”.
Difficile pensare a turisti con il gusto dell’orrido, indifferenti davanti ad orizzonti di metallo e non si possono sottovalutare i rischi di disastri ecologici, come quelli nel Golfo del Messico, nel mare del Nord ed ora in Sud America, che “sarebbero mortali per uno stagno, come l’Adriatico. E già le sole prospezioni – ha osservato il presidente Introna – hanno ricadute pesanti: gli spiaggiamenti di cetacei sono conseguenza di un ambiente marino violentato da geosonde, impulsi sonar ed Air Gun”.
Introna – con lui per la Regione sono intervenuti l’assessore Lorenzo Nicastro e il consigliere Giovanni Epifani – ha proposto anche una grande manifestazione pacifica in Puglia ed un’eventuale consultazione popolare. “Occorre fare squadra tra le istituzioni regionali e locali e coinvolgere i cittadini e in particolare i giovani. L’Adriatico non si tocca – ha ribadito – pochi barili di pessimo petrolio non possono rischiare di sconvolgere la vita di 40 milioni di italiani, balcanici e greci che vivono sul nostro mare e traggono sostentamento dalle sue straordinarie risorse”.
Il presidente ha ricordato la proposta di legge alle Camere approvata all’unanimità dal Consiglio regionale pugliese il 20 luglio, per la messa al bando di ogni ricerca o sfruttamento in tutto l’Adriatico. Ha già avuto un riscontro positivo dall’Unione Europea ed è stata trasmessa alle regioni adriatiche per iniziative analoghe. “Dobbiamo allargare il fronte, a cominciare dall’Abruzzo e Molise, interessati da analoghi problemi per il progetto di fronte alle Tremiti. Agendo da sola, la Puglia potrebbe dare l’impressione di condurre una battaglia ideologica, mentre si tratta di una richiesta di civiltà , perché il mare è il futuro”.
”E’ una battaglia che deve vederci uniti, senza distinzioni di territori e di colore”, ha aggiunto Introna, insistendo sul diritto dei pugliesi a “valorizzare le proprie vocazioni naturali, a sostenere la scelta della green economy che si coniuga allo sviluppo ecosostenibile, a difendere l’industria della pesca di qualità , il lavoro delle marinerie, il settore turistico, per i quali la qualità delle acque, la limpidezza e la balneabilità sono ragioni di vita e di crescita”.
Difficile pensare a turisti con il gusto dell’orrido, indifferenti davanti ad orizzonti di metallo e non si possono sottovalutare i rischi di disastri ecologici, come quelli nel Golfo del Messico, nel mare del Nord ed ora in Sud America, che “sarebbero mortali per uno stagno, come l’Adriatico. E già le sole prospezioni – ha osservato il presidente Introna – hanno ricadute pesanti: gli spiaggiamenti di cetacei sono conseguenza di un ambiente marino violentato da geosonde, impulsi sonar ed Air Gun”.