Scienze: mancini si nasce o si diventa?

di Vittorio Polito. Quello dei mancini è un argomento curioso e complesso che coinvolge nel contempo le più svariate discipline: dalla genetica alla psicologia, dalla demografia alla linguistica, dalla storia del pensiero alla statistica, dalle neuroscienze all’etnologia e alla sociologia religiosa.
Ai primordi del cristianesimo si credeva che la mano di sinistra fosse quella usata dal diavolo; nel teatro greco, i personaggi cattivi e i messaggeri di sventure entravano in scena dalla parte sinistra del palco; i romani inventarono il saluto con la destra, come dimostrazione di fiducia nell’offrire la mano non armata ed era considerato offensivo entrare in casa di un ospite con il piede sinistro. Insomma il mondo destro non li ama: non per disprezzo, ma perché, in realtà, ha paura di loro.
Il mancinismo, com’è noto, è una condizione fisiologica in cui in un individuo la mano sinistra, e spesso tutta la parte sinistra del corpo, prevale per forza, rapidità e precisione di movimenti sulla mano destra e sul lato destro del corpo.
Oggi molti hanno modo di constatare come i mancini diventano sempre più numerosi e uno dei motivi è imputabile alla crescente permissività che la nostra società ha concesso loro a partire dal dopoguerra.
All’inizio del XVII secolo i mancini erano considerati «gente fatta a rovescio». Questo implacabile giudizio riflette bene quello che i mancini hanno dovuto subire nel corso dei secoli.
La preminenza della mano destra è un pregiudizio che ha segnato con un’impronta indelebile la nostra struttura mentale. Verso qualunque ambito del pensiero - religioso o profano, dotto o popolare - ci rivolgiamo, la questione ritorna con un’evidente insistenza: alla mano destra tutti gli onori, tutti i privilegi, tutte le nobiltà, alla sinistra tutti i biasimi, tutti i compiti subalterni, tutte le viltà.
Pierre-Michel Bertrand, storico dell’arte e autore della “Storia dei mancini” (Magi Edizioni, pag. 246, € 17), fa un’ampia disamina a proposito della “mano buona”, quella con la quale si deve in modo esclusivo salutare, farsi il segno della croce, prestare giuramento, ecc., e per contro la “mano malvagia”, rappresentata dalla mano sinistra con tutto il corteo di negatività che, a torto, si attribuisce.
L’autore, che è mancino, parla anche dei mancini disprezzati, dell’anormalità mancina, dell’epoca di massima intolleranza, del mancinismo perseguitato, del mito delle due mani destre, dei mancini tollerati e dei mancini ammirati. Egli racconta, fatti, aneddoti, storie, cronaca, cita opere, vangeli, insomma dice tutto quello che c’è da sapere dei mancini e lo fa in modo scientifico citando opere, bibliografia, fonti, immagini. Insomma, un libro non solo di curiosità ma ricco di documentazione, frutto di accurate ricerche dell’autore.
Oggi, finalmente, i mancini godono di un totale riconoscimento della loro singolarità e questa recente emancipazione costituisce, senza dubbio, l’ultima peripezia della loro strana e ricca storia.
Ed ora qualche curiosità in relazione ai vocaboli che contraddistinguono i mancini: in italiano si dice “sinistro” o “mancino”, in molte altre lingue i termini che indicano le persone mancine hanno una connotazione di valore negativo: così il francese “gauche” significa goffo; l’inglese “left-handed”, impacciato; il greco “skaios”, nefasto; il tedesco “links”, maldestro.
Ricordate che Platone, già nel IV secolo a.C., sosteneva che «Coloro che operano per rendere la mano sinistra più debole della destra operano contro natura». Oggi la scienza gli dà ragione.

Posta un commento

Nuova Vecchia

Modulo di contatto