Vittorio Polito alza il sipario sulla “Maresità”

di Vito Ferri. In questi giorni si è parlato tanto delle Baresità di Vittorio Polito, Giovanni Panza, Domenico Triggiani, Vito Maurogiovanni, ecc., dopo la magnifica serata svoltasi al Circolo Unione di Bari, dedicata appunto a questo tema. Ma Vittorio Polito, giornalista e scrittore e redattore della testata Giornale di Puglia, è autore anche di un altro interessante volume su un argomento analogo “Baresità e… maresità” (Levante Editori, 220 pagine + 64 ill., € 16.

La “maresità” è un neologismo creato per questo libro da Franz Falanga in considerazione del fatto che i baresi hanno una lunga dimestichezza con il mare ed i suoi prodotti.

Il suo primo volume sull’argomento si avvale della prefazione di Vito Maurogiovanni (1924-2009), scrittore e memoria storica di Bari, nonché della collaborazione di Felice Alloggio, attore, commediografo e regista, di Franz Falanga, architetto, di Luigi Canonico, poeta, di Giovanni Panza (1916-1994), scrittore in lingua e dialetto, oltre ai numerosi contributi di commediografi e poeti dialettali. Insomma, un’antologia dedicata a Bari ed al suo dialetto, ovvero ai dialetti dei numerosi poeti che arricchiscono questo volume. «Un affettuoso, singolare, articolato omaggio alla città di Bari, al suo dialetto, alle sue tradizioni ed ai suoi poeti», ha scritto il compianto collega Antonio Rossano (Contrappunti).

Il volume, con la variopinta copertina del maestro Michele Damiani, racchiude come in una gradevole vetrina 90 poesie di 30 poeti dialettali di ieri e di oggi che rendono il lavoro di Polito originale, istruttivo e divertente. Un excursus non solo nel dialetto barese, ma anche sulla poesia dialettale, la cultura, i proverbi, la musica, le tradizioni, il pesce, i giochi di un tempo, il teatro di strada, i mestieri scomparsi, il linguaggio marinaro, ecc. E non manca neanche un omaggio al nostro protettore San Nicola.

In sostanza, l’autore esprime tutto il suo amore per Bari e lo fa anche attraverso una serie di immagini, da lui stesso scattate, che mostrano monumenti e palazzi di Bari, città vecchia inclusa, luoghi della cultura, che rappresentano il cuore pulsante di questo libro.

Vito Maurogiovanni che firma la prefazione (l’ultima prima della sua scomparsa), scrive che «autore di cotanto interessante tomo è Vittorio Polito, da alcuni anni giornalista vivace e brillante, attento ai fatti di cronaca, soprattutto con l’occhio vigile alla variegata e abbondante produzione editoriale pugliese che segue con segnalazioni e recensioni sui giornali nei quali trova il suo opportuno e vivace spazio. Questa sua opera racchiude nelle pagine una folta schiera di protagonisti della poesia e della saggistica dialettale, una serie di personaggi interessanti, ancora sulla breccia, altri vivi nel ricordo dei cittadini attenti alla loro storia, ed altri ben presenti nelle discussioni sui contenuti di quella che ormai è una vera e propria “lingua” barese».

L’impegno di Polito è stato notevole per la ricerca di circa 90 poesie dialettali relative ad ogni argomento trattato, considerando che comunicare con il dialetto è più facile e rende più piacevole la lettura. Polito, che non è un poeta dialettale, ha voluto scrivere per l’occasione la poesia “Bare mì”, dedicata alla sua Bari che ha definito «la megghia città du munne!» (la migliore città del mondo).

Il libro che non è scritto solo in dialetto, si legge molto agevolmente, poiché si può iniziare da qualsiasi pagina. Si può leggere solo quel che piace. È un libro di consultazione definito dal prof. Francesco De Martino “circolare”.

Con questa antologia luminosa e piacevole, Vittorio Polito mostra tutto il suo interesse per la città di Bari, per il suo dialetto, per i suoi cibi gustosi ed i paesaggi. Si legge di tutto e di più: maresità (pesce, proverbi marinari, linguaggio del mare), poesia, teatro, musica popolare e colta, giochi di strada, mestieri scomparsi, il nome dei venti in dialetto barese, i baresi a tavola.


BARE MÌ

di Vittorio Polito

Tu sì come a nu beghenòtte

ca berefatte e saperìte

ijnda ijnde, sope e sotte

me dà priesce e predìte!

Tu sì dolge, sì na mamme

ca che cudd’affètte ndelecàte

m’appicce u còre che na fiamme

ca m’allasse mbriacàte!

Tu sì nu fiore de checòzze

ca vèrde vèrde, prefemàte,

nzim’o rise, patàne e còzze

fasce nu piatte prellebàte!

Tu sì granne com’o prisce

ca m’ auuande acquanne jè sère

e me porte Mbaravise

abbrazzate che la megghière!

Assà paijse sò canesciùte

viaggiànne dò e dà, a zeffunne

all’alde vanne stogghe sperdùte:

tu sì la megghia cettà du munne!

16.10.2008


BARI MIA


Tu sei come un bocconotto

che ben fatto e saporito

nel mio intimo, sopra e sotto

mi dà gioia e desiderio!

Tu sei dolce, sei una mamma

che con affetto delicato

accende il cuore con una fiamma

che mi lascia inebriato!

Tu sei un fiore di zucchina

che verde verde, profumata,

insieme al riso, patate e cozze

realizza un piatto prelibato!

Tu sei grande come la gioia

che mi prende quando è sera

e che mi porta in Paradiso

abbracciato con mia moglie!

Assai città ho conosciute



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