di Roberta Calò. Quentin Crisp ci ricorda che "La guerra fra i sessi è l'unico tipo di guerra in cui i nemici dormono regolarmente insieme".
Eppure a quanto pare non si tratta più di armi alla pari ma piuttosto di prevalenza di un sesso sull'altro. Secondo quanto emerso dal quattordicesimo congresso europeo della Society for Sexual Medicine, il 40% degli uomini soffre di ansia da prestazione. La causa è da ricercare nella forma dittatoriale con cui si pongono le donne nei confronti dei loro partner. Gli uomini a quanto pare sembrano non riuscire a tener testa a queste dominatrici lasciando che si dissolva nel nulla lo stereotipato mito del sesso forte.
Un sovrabbondante 70% degli italiani denuncia, in virtù di ciò, rapporti sessuali poco appaganti, talvolta supportati perfino dal ricorso estremo alla "pillola dell'amore". Quello che si registra dunque è uno sconvolgimento dei ruoli in un passaggio dalla donna oggetto all'uomo oggetto in una società in cui ormai ciascuno di noi viene rimpallato da un estremo all'altro senza fermarsi a riflettere sulla necessità di un medio in cui ricercare la virtù. Tale ribaltamento dei ruoli sembra danneggiare le fondamenta della società dalla radice, dalle primordiali forme di rapporti umani.
La donna che prima non poteva votare, che prima era vista solo come procreatrice, che non poteva lavorare nè indossare i pantaloni, ora sembra sia salita al trono e non per regnare accanto al suo compagno ma per spodestarlo del tutto. L'uomo, dunque, non mostra più segni di compiacenza nei confronti di simili sopraffazioni che sembrano danneggiare il suo ego e il suo spirito di iniziativa.
Il dati più inquietante è che l'allarme giunge proprio dalla fascia più giovane degli uomini il cui precario equilibrio psicofisico raggiunge apici sproporzionati tali da compromettere perfino l'intimità della coppia.
Volendo dunque trovare un equo compromesso tra l'eccessiva ribellione femminista e l'atavica istintualità maschile del "Dai mano libera a un uomo e te la ritroverai addosso dappertutto"(Mae West), è possibile forse salvare almeno in extremis una società in cui la perdita dei ruoli sembra inficiare tanto nei rapporti di coppia quanto, con conseguenze più pericolose, nelle famiglie con figli. Probabilmente sforzandosi entro un ottica di rispetto reciproco nel riconoscersi a vicenda per i propri pregi e per i propri difetti, per quello che siamo chiamati ad essere, cioè uomini e donne con la U e la D maiuscole, forse ritroveremo un benessere vitale che ci permetterà in modo equilibrato di quanto sia bello essere diversi e per questo complementari.
Perchè come il commediografo Aristofane ci rammenta nel simposio di Platone: "Un tempo gli uomini erano esseri perfetti, non mancavano di nulla e non v'era distinzione tra uomini e donne. Ma Zeus, invidioso di tale perfezione, li spaccò in due: da allora ognuno di noi è in perenne ricerca della propria metà , trovando la quale torna all'antica perfezione".
http://donna.libero.it/lifestyle/37111061/uomini-al-tappeto?refresh_ce
Eppure a quanto pare non si tratta più di armi alla pari ma piuttosto di prevalenza di un sesso sull'altro. Secondo quanto emerso dal quattordicesimo congresso europeo della Society for Sexual Medicine, il 40% degli uomini soffre di ansia da prestazione. La causa è da ricercare nella forma dittatoriale con cui si pongono le donne nei confronti dei loro partner. Gli uomini a quanto pare sembrano non riuscire a tener testa a queste dominatrici lasciando che si dissolva nel nulla lo stereotipato mito del sesso forte.
Un sovrabbondante 70% degli italiani denuncia, in virtù di ciò, rapporti sessuali poco appaganti, talvolta supportati perfino dal ricorso estremo alla "pillola dell'amore". Quello che si registra dunque è uno sconvolgimento dei ruoli in un passaggio dalla donna oggetto all'uomo oggetto in una società in cui ormai ciascuno di noi viene rimpallato da un estremo all'altro senza fermarsi a riflettere sulla necessità di un medio in cui ricercare la virtù. Tale ribaltamento dei ruoli sembra danneggiare le fondamenta della società dalla radice, dalle primordiali forme di rapporti umani.
La donna che prima non poteva votare, che prima era vista solo come procreatrice, che non poteva lavorare nè indossare i pantaloni, ora sembra sia salita al trono e non per regnare accanto al suo compagno ma per spodestarlo del tutto. L'uomo, dunque, non mostra più segni di compiacenza nei confronti di simili sopraffazioni che sembrano danneggiare il suo ego e il suo spirito di iniziativa.
Il dati più inquietante è che l'allarme giunge proprio dalla fascia più giovane degli uomini il cui precario equilibrio psicofisico raggiunge apici sproporzionati tali da compromettere perfino l'intimità della coppia.
Volendo dunque trovare un equo compromesso tra l'eccessiva ribellione femminista e l'atavica istintualità maschile del "Dai mano libera a un uomo e te la ritroverai addosso dappertutto"(Mae West), è possibile forse salvare almeno in extremis una società in cui la perdita dei ruoli sembra inficiare tanto nei rapporti di coppia quanto, con conseguenze più pericolose, nelle famiglie con figli. Probabilmente sforzandosi entro un ottica di rispetto reciproco nel riconoscersi a vicenda per i propri pregi e per i propri difetti, per quello che siamo chiamati ad essere, cioè uomini e donne con la U e la D maiuscole, forse ritroveremo un benessere vitale che ci permetterà in modo equilibrato di quanto sia bello essere diversi e per questo complementari.
Perchè come il commediografo Aristofane ci rammenta nel simposio di Platone: "Un tempo gli uomini erano esseri perfetti, non mancavano di nulla e non v'era distinzione tra uomini e donne. Ma Zeus, invidioso di tale perfezione, li spaccò in due: da allora ognuno di noi è in perenne ricerca della propria metà , trovando la quale torna all'antica perfezione".
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Cultura e Spettacoli