di Francesco Buja. Tre partite per rilanciare il Lecce. Contro la quadrata Lazio e in casa del Parma e contro l’irriconoscibile Inter (recupero della prima giornata). Tre sfide per riaccendere le speranze di salvezza e indurre la società giallorossa ad arruolare rinforzi nel mercato di gennaio.
Tre partite per capire se la venuta di Serse Cosmi nel capoluogo salentino sia solo la foglia di fico pescata per coprire l’ingenuo fallimento di questa stagione. Già, perché per evitare il baratro al Lecce, Di Francesco avrebbe dovuto armare i bagagli prima, magari all’indomani della figuraccia casalinga contro il Cagliari. Le prossime tre partite chiariranno se l’inversione di rotta è pura utopia.
Nell’odierno pomeriggio Cosmi, che esordì in serie A nell’ottobre 2000 in Perugia – Lecce (1-1), ha diretto il primo allenamento dei giallorossi. Durante il riscaldamento una trentina di tifosi ha punzecchiato la squadra, soprattutto Oddo e Corvia. Inevitabile quando in tredici partite si collezionano nove sconfitte, due vittorie e due pareggi.
Cosmi, dopo aver parlato ai giocatori, li ha sottoposti all’ interval training e a una partitella di tre squadre disputata su campo ridotto: la squadra che perdeva palla si trovava contro le due, sicchè le alleanze fra casacche bianche, verdi e gialle mutavano continuamente: una esercitazione per allenare la concentrazione. Un’altra partita è stata disputata in una metà di campo.
Cosmi sa che la mancanza di nerbo è un grave difetto di questa squadra, lo aveva notato.
“Quello che ho visto – ha osservato dopo l’allenamento, in conferenza stampa - è una squadra poco disperata in campo, cioè la disperazione agonistica, quella che diventa indispensabile per qualsiasi squadra che deve raggiungere l’obiettivo della salvezza. Questa è oggi la prima cosa su cui oggi bisogna assolutamente lavorare”.
La carenza di carattere, dunque, è un male peggiore di errori tattici di Di Francesco. Cosmi difende il predecessore: “Lui ha dato un’identità tattica, la squadra non era sprovveduta sotto l’aspetto tattico e non era, come ho sentito dire, neanche penalizzata da situazioni individuali”.
Però non è bastato per evitare lo scantinato della classifica. Perché? “Questa squadra un po’ ti inganna –ha spiegato Cosmi - perchè ha dei giocatori poco caratterizzati e questo è un bene e un male, perchè pensi che possano far tutto e poi alla fine non dico che non fanno niente però non c’è un’identità ben precisa”. Dunque? “Per capire come giocare il Lecce è necessario che anch’io provi qualcosa. ”
Ce ne eravamo accorti che questa squadra pecca di carattere. “E’un problema di testa, di consapevolezza di quello che ci vuole per vincere le partite. Oggi quello che questa squadra ha messo in campo non è sufficiente” ha osservato il neoallenatore del Lecce.
Cosmi però non vuole imporsi col bastone, perché, ha spiegato, imporre multe senza la consapevolezza dell’errore è inutile. Non vuol essere un sergente di ferro.
Ma certo l’uomo della verità. Si capirà se la sua esperienza servirà a recuperare posizioni in classifica, si capirà se la sua chiamata è un palliativo. Lui ancora non pensa ai rinforzi. “Mi dovete credere – ha chiarito -, l’ultimo mio pensiero è come poter ritoccare la squadra, perchè per poter pensare questo deve valutare quello che c’è da ritoccare”.
I giocatori in ‘rosa’, secondo lui, sono tanti. Solo tre invece le partite che diranno la verità sul futuro del Lecce.
Tre partite per capire se la venuta di Serse Cosmi nel capoluogo salentino sia solo la foglia di fico pescata per coprire l’ingenuo fallimento di questa stagione. Già, perché per evitare il baratro al Lecce, Di Francesco avrebbe dovuto armare i bagagli prima, magari all’indomani della figuraccia casalinga contro il Cagliari. Le prossime tre partite chiariranno se l’inversione di rotta è pura utopia.
Nell’odierno pomeriggio Cosmi, che esordì in serie A nell’ottobre 2000 in Perugia – Lecce (1-1), ha diretto il primo allenamento dei giallorossi. Durante il riscaldamento una trentina di tifosi ha punzecchiato la squadra, soprattutto Oddo e Corvia. Inevitabile quando in tredici partite si collezionano nove sconfitte, due vittorie e due pareggi.
Cosmi, dopo aver parlato ai giocatori, li ha sottoposti all’ interval training e a una partitella di tre squadre disputata su campo ridotto: la squadra che perdeva palla si trovava contro le due, sicchè le alleanze fra casacche bianche, verdi e gialle mutavano continuamente: una esercitazione per allenare la concentrazione. Un’altra partita è stata disputata in una metà di campo.
Cosmi sa che la mancanza di nerbo è un grave difetto di questa squadra, lo aveva notato.
“Quello che ho visto – ha osservato dopo l’allenamento, in conferenza stampa - è una squadra poco disperata in campo, cioè la disperazione agonistica, quella che diventa indispensabile per qualsiasi squadra che deve raggiungere l’obiettivo della salvezza. Questa è oggi la prima cosa su cui oggi bisogna assolutamente lavorare”.
La carenza di carattere, dunque, è un male peggiore di errori tattici di Di Francesco. Cosmi difende il predecessore: “Lui ha dato un’identità tattica, la squadra non era sprovveduta sotto l’aspetto tattico e non era, come ho sentito dire, neanche penalizzata da situazioni individuali”.
Però non è bastato per evitare lo scantinato della classifica. Perché? “Questa squadra un po’ ti inganna –ha spiegato Cosmi - perchè ha dei giocatori poco caratterizzati e questo è un bene e un male, perchè pensi che possano far tutto e poi alla fine non dico che non fanno niente però non c’è un’identità ben precisa”. Dunque? “Per capire come giocare il Lecce è necessario che anch’io provi qualcosa. ”
Ce ne eravamo accorti che questa squadra pecca di carattere. “E’un problema di testa, di consapevolezza di quello che ci vuole per vincere le partite. Oggi quello che questa squadra ha messo in campo non è sufficiente” ha osservato il neoallenatore del Lecce.
Cosmi però non vuole imporsi col bastone, perché, ha spiegato, imporre multe senza la consapevolezza dell’errore è inutile. Non vuol essere un sergente di ferro.
Ma certo l’uomo della verità. Si capirà se la sua esperienza servirà a recuperare posizioni in classifica, si capirà se la sua chiamata è un palliativo. Lui ancora non pensa ai rinforzi. “Mi dovete credere – ha chiarito -, l’ultimo mio pensiero è come poter ritoccare la squadra, perchè per poter pensare questo deve valutare quello che c’è da ritoccare”.
I giocatori in ‘rosa’, secondo lui, sono tanti. Solo tre invece le partite che diranno la verità sul futuro del Lecce.