BARI. «Forte preoccupazione per l’enorme stato difficoltà in cui si troveranno i Comuni e i cittadini». È l’allarme che arriva dal direttivo dell’Anci, l’associazione dei comuni pugliesi che si è riunita ieri attorno al presidente Luigi Perrone per esaminare il decreto «Salva Italia».
I Comuni chiedono l’eliminazione dell’ulteriore taglio ai trasferimenti dal 2012 di 1.450 milardi (che innalza, per i Comuni della Puglia, il contributo in termini di manovra finanziaria complessiva a 500 milioni di euro circa, dai precedenti 388 miliono). Oltre all’«assoluto blocco dei pagamenti dei Comuni», la manovra comporterà una «drastica riduzione di circa 16 % della spesa corrente con pesanti implicazioni sull’erogazione di servizi essenziali per i cittadini (servizi pubblici e assistenza sociale)».Col taglio, poi, per Ministeri e Regioni, addio ai trasferimenti sinora garantiti ai Comuni per alcune funzioni delegate (istruzione, trasporti, protezione civile, ecc.). Nè sarà sufficiente compensare il mancato gettito nei Comuni con la nuova IMU (100% del gettito sulla prima casa e 50% sugli altri immobili): da una prima analisi dell'IFEL, emerge un’incasso erariale di 2 miliardi di euro in meno di quelli calcolati dai tecnici del Governo. Senza contare il fatto che «i Comuni inizieranno ad incassare la nuova imposta a 2012 inoltrato, lasciando così la “cassa comunale” sguarnita di importati risorse finanziarie» denuncia l’Anci.
«L’Anci Puglia ha esplicitato più volte - riporta una nota - l’insostenibilità del Patto di Stabilità anche per i Comuni con i “conti in ordine”, oltre all'improrogabile necessità di una totale revisione dello stesso Patto». Indubbio il dovere di partecipare al rigore sui conti pubblici, ma è altrettanto importante che i Comuni virtuosi possano e debbano essere liberi di completare o avviare i propri programmi. «Se un sindaco bravo a gestire il proprio bilancio, ha anche i soldi in cassa per fare investimenti o per offrire maggiori e migliori servizi ai propri cittadini - dice l’Anci - deve poterli spendere senza blocchi imposti per compensare i “debiti” contratti da altre amministrazioni o da livelli di governo diversi».
Di qui la richiesta «di una nuova architettura del Patto di Stabilità e Crescita, o in subordine l’eliminazione dai saldi del co-finanziamento ai fondi Ue, delle spese per adeguamenti e miglioramenti edilizia scolastica e degli investimenti inerenti sicurezza e ambiente». In secondo luogo, i sindaci chiedono un allentamento «delle sanzioni previste in caso di mancato rispetto del Patto di Stabilità per l’anno 2011». Con una penale massima del 3% sulle entrate correnti, il taglio dei trasferimenti nel 2012 arriverebbe fino al 40% di quello inflitto nel 2010». Quanto all’Imu, «l’incasso da parte dello Stato del 50% sugli immobili diversi dalla prima abitazione toglie ossigeno ai bilanci comunali», limitandosi a trasferire ai Comuni il ruolo di «esattore». Donde la richiesta di una «clausola di salvaguardia che disponga l’invarianza di risorse nel passaggio dal vecchio (Ici) al nuovo (Imu) regime fiscale».
I Comuni chiedono l’eliminazione dell’ulteriore taglio ai trasferimenti dal 2012 di 1.450 milardi (che innalza, per i Comuni della Puglia, il contributo in termini di manovra finanziaria complessiva a 500 milioni di euro circa, dai precedenti 388 miliono). Oltre all’«assoluto blocco dei pagamenti dei Comuni», la manovra comporterà una «drastica riduzione di circa 16 % della spesa corrente con pesanti implicazioni sull’erogazione di servizi essenziali per i cittadini (servizi pubblici e assistenza sociale)».Col taglio, poi, per Ministeri e Regioni, addio ai trasferimenti sinora garantiti ai Comuni per alcune funzioni delegate (istruzione, trasporti, protezione civile, ecc.). Nè sarà sufficiente compensare il mancato gettito nei Comuni con la nuova IMU (100% del gettito sulla prima casa e 50% sugli altri immobili): da una prima analisi dell'IFEL, emerge un’incasso erariale di 2 miliardi di euro in meno di quelli calcolati dai tecnici del Governo. Senza contare il fatto che «i Comuni inizieranno ad incassare la nuova imposta a 2012 inoltrato, lasciando così la “cassa comunale” sguarnita di importati risorse finanziarie» denuncia l’Anci.
«L’Anci Puglia ha esplicitato più volte - riporta una nota - l’insostenibilità del Patto di Stabilità anche per i Comuni con i “conti in ordine”, oltre all'improrogabile necessità di una totale revisione dello stesso Patto». Indubbio il dovere di partecipare al rigore sui conti pubblici, ma è altrettanto importante che i Comuni virtuosi possano e debbano essere liberi di completare o avviare i propri programmi. «Se un sindaco bravo a gestire il proprio bilancio, ha anche i soldi in cassa per fare investimenti o per offrire maggiori e migliori servizi ai propri cittadini - dice l’Anci - deve poterli spendere senza blocchi imposti per compensare i “debiti” contratti da altre amministrazioni o da livelli di governo diversi».
Di qui la richiesta «di una nuova architettura del Patto di Stabilità e Crescita, o in subordine l’eliminazione dai saldi del co-finanziamento ai fondi Ue, delle spese per adeguamenti e miglioramenti edilizia scolastica e degli investimenti inerenti sicurezza e ambiente». In secondo luogo, i sindaci chiedono un allentamento «delle sanzioni previste in caso di mancato rispetto del Patto di Stabilità per l’anno 2011». Con una penale massima del 3% sulle entrate correnti, il taglio dei trasferimenti nel 2012 arriverebbe fino al 40% di quello inflitto nel 2010». Quanto all’Imu, «l’incasso da parte dello Stato del 50% sugli immobili diversi dalla prima abitazione toglie ossigeno ai bilanci comunali», limitandosi a trasferire ai Comuni il ruolo di «esattore». Donde la richiesta di una «clausola di salvaguardia che disponga l’invarianza di risorse nel passaggio dal vecchio (Ici) al nuovo (Imu) regime fiscale».