PERUGIA. "Gli unici elementi indiziari che rimangono fermi non consentono, neanche nel loro insieme, di pervenire a ritenere provata in qualche modo la colpevolezza di Amanda Knox e Raffaele Sollecito per il delitto di omicidio e per gli altri delitti ad esso strumentali". Lo rende noto la Corte di assise di appello di Perugia nelle 143 pagine di motivazioni della sentenza con cui, il tre ottobre scorso, ha assolto Amanda Knox e Raffaele Sollecito per l'omicidio della studentessa inglese Meredith Kercher.
Per i giudici della Corte di assise di appello Perugia "sono venuti meno gli stessi 'mattoni'" della costruzione che porto' i giudici di primo grado a condannare Amanda Knox e Raffaele Sollecito a 26 e 25 anni di carcere per l'omicidio di Meredith Kercher. Lo scrivono nelle motivazioni della sentenza con cui il tre ottobre scorso hanno assolto i due ex fidanzati dal delitto di Via della Pergola.
Per la Corte "non si tratta soltanto di una diversa ricollocazione di quei 'mattoni', tale da non consentire l'attuazione del progetto architettonico disegnato, ma piuttosto di una mancanza del materiale necessario per la costruzione".
"Ed il venire meno degli elementi materiali del progetto accusatorio - scrivono ancora - non consente, ovviamente, di pervenire ad una pronuncia di colpevolezza al di la' di ogni ragionevole dubbio".
Per i giudici della Corte di assise di appello Perugia "sono venuti meno gli stessi 'mattoni'" della costruzione che porto' i giudici di primo grado a condannare Amanda Knox e Raffaele Sollecito a 26 e 25 anni di carcere per l'omicidio di Meredith Kercher. Lo scrivono nelle motivazioni della sentenza con cui il tre ottobre scorso hanno assolto i due ex fidanzati dal delitto di Via della Pergola.
Per la Corte "non si tratta soltanto di una diversa ricollocazione di quei 'mattoni', tale da non consentire l'attuazione del progetto architettonico disegnato, ma piuttosto di una mancanza del materiale necessario per la costruzione".
"Ed il venire meno degli elementi materiali del progetto accusatorio - scrivono ancora - non consente, ovviamente, di pervenire ad una pronuncia di colpevolezza al di la' di ogni ragionevole dubbio".
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